L’incontro sul restauro ha aperto la festa dedicata al Santo patrono, a cui la chiesa è intitolata
Reso possibile da una raccolta fondi, l’intervento dovrebbe terminare a novembre
MANDELLO – “Circondiamoci dalla bellezza, le cose belle salvano l’uomo ed elevano il pensiero. Questo luogo ci rende migliori, è questo il primo pensiero che mi evoca. E’ uno scrigno di arte e teologia, di chicche bellissime che non si trovano da altre parti, di storia e di salvezza”. E’ tante cose la Chiesa di San Giorgio per Don Fabio Molteni, ma soprattutto bellezza. Bellezza che attualmente risulta in parte coperta dal grigiore/rossastro dei ponteggi posizionati davanti alla parete raffigurante l’Inferno. Anche se, appena dietro, si intravedono gli affreschi quattrocenteschi per cui l’edificio religioso è noto, che pian piano stanno ricominciando a brillare, ad avere nuova luce, proprio come la raccolta fondi indetta per dare avvio al restauro del “gioiello” di Mandello (appartenente però alla Parrocchia di Crebbio), voleva.
Già un mesetto di lavoro è trascorso, già è arrivato il momento di mostrare quanto svolto finora da Enrica De Rocco, restauratrice, e i suoi collaboratori. E quale periodo più propizio per farlo se non la Festa di San Giorgio, che ogni anno viene organizzata per celebrare il Santo patrono e con la quale si continueranno a raccogliere donazioni per l’intervento conservativo. All’interno dell’unica navata centrale dell’architettura sacra l’incontro, a cui ha presenziato un nutrito gruppo di cittadini disposti sui banchi, ha sancito l’inizio dei festeggiamenti. Intervenuti, oltre al parroco di Abbadia e alla restauratrice entrata nei tecnicismi dell’opera in corso, anche il sindaco Riccardo Fasoli e l’assessore alla Cultura e all’Istruzione Doriana Pachera.
Se nel discorso di Don Fabio ha prevalso la componente emotiva, quello del primo cittadino è stato all’insegna della concretezza. Fasoli ha evidenziato i numeri della raccolta fondi, arrivata a più di quanto sperato: “L’obiettivo era di arrivare a 50 mila euro, poi Fondazione Cariplo, coinvolta nell’iniziativa insieme a Fondazione comunitaria del Lecchese, avrebbe raddoppiato la cifra, giungendo alla somma finale di 100 mila euro. Addirittura siamo arrivati a 60 mila euro di donazioni. E la cosa bella è che i donatori sono stati davvero tanti, 106, senza dimenticare quelle persone che durante le manifestazioni organizzate da Amici di San Giorgio, Comune e Parrocchia di Crebbio hanno lasciato qualche contributo. Tutti, nel vostro piccolo, avete dato una mano. Oltre a restaurare gli affreschi delle pareti laterali e dell’arco trionfale, il budget servirà per illuminare esternamente l’edificio, entrata e anche muri maestri, in modo che anche in lontananza la Chiesa di San Giorgio sia più visibile. Un’idea di Don Fabio che come Comune abbiamo subito sposato”.
Parete dell’Inferno: stato di conservazione
Prima parete della chiesa interessata dal restauro quella che mostra l’Inferno, su cui restauratrice e collaboratori stanno lavorando da circa un mese. In prima analisi è stato valutato lo stato conservativo degli affreschi, con qualche criticità a cui porre rimedio.
“Ci sono affreschi che sono stati ricoperti da uno strato di calce durante i secoli scorsi per motivi di igiene, capitava in caso di pestilenza o perché il soggetto dipinto non era più di gusto – ha esordito la restauratrice De Rocco. – Sulla parete dell’Inferno abbiamo riscontrato tracce di antica scialbatura: praticamente la parete, per rimuovere lo strato di pittura, veniva raschiata. Un’operazione irruenta di cui ancora oggi troviamo segni, al pari di graffi sull’intonaco o l’impiego di sostanze potenzialmente aggressive per lavare il muro, con il rischio di lasciare aloni biancastri. Una volta riportati alla luce gli affreschi, ci siamo trovati davanti immagini frammentarie, con lacune e mancanze. Su queste perdite di colore c’è stata un’azione di integrazione pittorica attraverso pennellate spesse che risaltano o tratteggi irregolari, molto evidenti”.
Tra le raffigurazioni meglio conservate sulla parete dell’Inferno i sette vizi capitali, Cerbero e l’albero con i condannati infilzati, meno leggibili i personaggi laterali perché offuscati da patine. Verso il centro parete la figura di Satana, o meglio quello che ne rimane, addirittura più volte presa a scalpellate per rimuovere l’intonaco, operazione fatta anche sulle teste di altri diavoli.
Le prime fasi d’intervento
Dopo aver preso atto delle spinose problematiche, restauratrice e collaboratori sono passati alla prima fase operativa, che ha consistito nell’analisi delle tipologie di degrado presenti, nello stabilire il grado di umidità della parete, se ci fossero vuoti tra i vari strati dell’intonaco. La collaboratrice Elisa Tarelli ha anche effettuato un rilievo grafico, realizzando mappe del degrado su cui sarà indicato in che stato è lo strato di affresco prima di procedere con i lavori. In linea generale però, come riferisce De Rocco “il muro è asciutto e il grado di umidità basso quasi ovunque sulla parete”.
Dopodiché, la prima operazione è stata individuare la metodologia di pulitura più adatta per ogni zona, in base alle informazioni raccolte in precedenza. “Con una spugna sintetica che ingloba lo sporco e lo porta via abbiamo passato gli affreschi. Sui sette vizi capitali è stato sufficiente per rimuovere il deposito di sporcizia, i colori qui sono emersi vivaci. Dove non bastava, abbiamo proceduto con la pulitura a umido servendoci di carta assorbente e sostanze pulenti da tenere sulla parete per un tot di minuti e poi da sciacquare. Abbiamo rimosso poi le ridipinture con solventi e tamponcini per riportare alla luce la pellicola pittorica originale degli affreschi. Apparse anche delle abrasioni, da eliminare con l’integrazione pittorica attraverso puntini o trattini. Si tratta fino a questo momento di prove, attendiamo lunedì prossimo il sopralluogo della Soprintendenza per confrontarci e capire come continuare l’intervento”.
Anche perché, tra gli elementi che si vorrebbero portare alla luce ci sono i cartigli, tanti non più leggibili, con scritte frammentate e sbiadite. Proprio all’ente preposto, la Soprintendenza, De Rocco vorrebbe chiedere la possibilità di stoccare le lettere che servirebbero a completare le scritte e rafforzare i colori, per permetterne la leggibilità. A proposito di tinte, i pigmenti per procedere con il restauro sono stati accuratamente selezionati e fatti per durare nel tempo.
L’auspicio è di terminare tutti gli interventi (quindi non solo la parete Inferno) entro novembre, con l’ottica di dedicare un paio di mesi a ogni zona.
Dopo le spiegazioni sul restauro è toccato al Coro Grigna dell’Associazione Nazionale Alpini allietare il pubblico. Oggi, sabato, continuerà invece la festa dentro e fuori la Chiesa di San Giorgio, come da programma.
Una chiesa di tutti, un restauro di tutti
“Un bellissimo lavoro di squadra – ha definito questo viaggio l’assessore Pachera – quando siamo partiti alla scorsa festa patronale ero molto ottimista, sapevo che saremmo arrivati al risultato”.
Doverosa, vista la coralità dell’opera, la lunga lista di ringraziamenti elencata da Don Fabio: “Grazie a Dio, a chi ha costruito e a chi ha mantenuto queste bellezze a poca strada da casa, e grazie a chi ha contribuito finanziariamente per questo restauro che ci apprestiamo a fare. Un ringraziamento poi a Don Mario, che qui ha investito quarant’anni di lavori, e Don Vittorio che ha pensato ad affrescare il presbiterio. Siamo riusciti a rendere un luogo appartato come la Chiesa di San Giorgio, che rischia di non appartenere a nessuno, di tutti. Un ultimo grazie a tutti coloro che oggi e in futuro mantengono e manterranno questa chiesa”.