Un dipinto dei Cappuccini di Lecco in mostra a Milano

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Dipinto San Francesco stimmate

Si trova esposto al Museo dei Cappuccini per gli 800 anni della stimmatizzazione di San Francesco

Il dipinto visitabile fino al 25 gennaio. A studiare l’opera la storica dell’arte Giovanna Virgilio

LECCO – Un dipinto dei Cappuccini di Lecco esposto al Museo dei Cappuccini di Milano. Un po’ di Città del Manzoni sbarca nel capoluogo lombardo in occasione del ricordo legato all’episodio straordinario di stimmatizzazione di San Francesco d’Assisi avvenuto il 17 settembre 2024.

All’interno della mostra, intitolata “San Francesco e le stimmate: una visibile passione” e visitabile fino al 25 gennaio, poche ma significative opere provenienti sia dal patrimonio dei Beni Culturali dei Frati Minori Cappuccini della Lombardia che da altre istituzioni italiane tra cui la Galleria dell’Accademia di Firenze, le Collezioni d’Arte Fondazione Cariparma e il Museo Francescano di Roma.

L’opera “San Francesco d’Assisi riceve le stimmate” (olio su tela, cm 125x 93,5) è stata studiata approfonditamente da Giovanna Virgilio, storica dell’arte lecchese. A realizzarla, come ci spiegherà, un pittore presumibilmente emiliano attivo attivo nel secondo quarto del XVII secolo. Il dipinto venne donato da monsignor Giovanni Borsieri al Convento di San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio di Padova.

“Il dipinto pervenne ai Cappuccini di Lecco nel 1964 per volere di monsignor Giovanni Borsieri (prevosto di Lecco deceduto nel 1963). Raffigura San Francesco in un suggestivo paesaggio, nell’attimo stesso in cui viene distolto dalla meditazione da un bagliore improvviso proveniente dall’alto, che raggiunge anche frate Leone rappresentato in secondo piano – racconta l’opera Virgilio -. Il soggetto di San Francesco che riceve le stimmate, assai diffuso in ambito francescano, conobbe particolare fortuna tra Cinque e Seicento, grazie all’incoraggiamento promosso dalla propaganda dalla Chiesa cattolica all’indomani del Concilio di Trento. La produzione artistica ebbe infatti il compito di attrarre i fedeli, utilizzando un linguaggio chiaro e comprensibile quale appunto si ritrova nel nostro dipinto, impostato su uno schema compositivo essenziale e su una cromia tenue e delicata di facile presa emotiva”.

“Lo studiato rapporto tra le figure e il paesaggio, la cura disegnativa e l’attenzione naturalistica inducono a ricercare l’autore della nostra tela nell’ambito della pittura emiliana del XVII secolo. Sembra orientare in questa direzione la figura stessa di San Francesco che, nei caricati passaggi chiaroscurali dei panneggi e nella posa alquanto singolare, riecheggia alcuni disegni di Guercino degli anni Trenta di quel secolo”, conclude la storica dell’arte.

MOSTRA SAN FRANCESCO E LE STIMMATE