LECCO – Danni per oltre 11 milioni di euro mettono in ginocchio un’agricoltura che è costretta a chiedere a piena voce il riconoscimento dello stato di calamità.
Questa la situazione nel comprensorio interprovinciale di Como e Lecco che viene presentata da Coldiretti al termine di una stagione estiva che sarà ricordata tra le più dure di sempre: colpa di un clima che ha portato siccità e arsura, intervallate solo a breve da precipitazioni forti che hanno finito con l’aggravare ulteriormente i danni.
Come sottolinea il presidente della Coldiretti di Como-Lecco Fortunato Trezzi, “si tratta di un bilancio di danni pesantissimo, che va a suddividersi in parti simili tra le due province di Como e Lecco”.
Nelle due province, i danni causati dalla siccità si riscontrano soprattutto nei comparti cerealicolo/foraggero e lattiero caseario: in particolare, nel Comasco le perdite di granturco sono state mediamente del 30/40% con scarsissima qualità del prodotto raccolto: una percentuale che sale al 50% per il foraggio, con produzione scarsissima al secondo taglio e pressochè nulla al terzo, stante l’improduttività dei terreni colpiti dall’arsura.
Negli alpeggi, la mancanza di foraggio ha determinato, inoltre, la necessità di trasporto di fieno già ricoverato in cascina per l’inverno e, addirittura, di acqua per abbeverare le vacche con interventi assolutamente eccezionali Infine, le perdite di produzione del latte si attestano tra il 15% e il 20%.
Danni ingenti si registrano in tutti i settori produttivi, in particolare per i comparti orticolo e floricolo.
In provincia di Lecco, la zona più colpita è certamente quella della Brianza, con mais e foraggi che registrano perdite produttive del 40-50%: inoltre, flette pesantemente la produzione di latte (-30%) e quella degli ortaggi (-30%).
Nel lecchese, vanno registrati anche i danni conseguenti alla tromba d’aria che a inizio agosto ha colpito un’ampia fascia di territorio, danneggiando le strutture aziendali (tra cui i tunnel di coltivazione).
“La nostra agricoltura sta vivendo una situazione drammatica, che avrà pesanti ripercussioni anche nel prossimo futuro” aggiunge il direttore Francesco Renzoni, riferendosi ai danni ribaltatisi a catena su tutti i comparti e, in particolare, sulla zootecnia: “Le gravi perdite del raccolto cerealicolo in campo, infatti, si stanno ripercuotendo sul mercato dei cereali: l’impossibilità di contare su raccolti propri obbliga infatti gli imprenditori ad approvvigionarsi esternamente, con prezzi schizzati alle stelle per quanto riguarda mangimi e farine, in particolare a base di soia”.
La richiesta di riconoscimento di calamità naturale è stata avanzata dalla Coldiretti regionale della Lombardia: anche nelle altre province, infatti, la situazione dei danni è molto seria: “La siccità di luglio e agosto ha inciso in modo pesante sulle coltivazioni sia sul fronte delle quantità prodotte sia su quello della spesa per il carburante che serve alle pompe di irrigazione – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia – fra Brescia, Milano, Sondrio, Bergamo, Mantova, Pavia e Cremona ci sono danni stimati, fra mancati raccolti e maggiori costi, per circa 200 milioni di euro”.