Analisi congiunturale di Confindustria: ancora brutti segnali

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LECCO – Si è conclusa nei giorni scorsi l’edizione relativa al mese di settembre 2012 dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Lecco e Confindustria Como.

Lo scenario resta complesso, con una prevalenza dei giudizi in discesa per gli indicatori esaminati. Continua ad essere infatti stagnante la domanda interna, mentre quella estera risente a sua volta della congiuntura difficile con segnali di rallentamento. L’attività produttiva, sottotono, rallenta così come la percentuale di utilizzo medio degli impianti produttivi che si attesta vicino al 70%. Anche il fatturato è quindi in calo e, come fattore aggravante, si combina con una maggiore tendenza all’insolvenza da parte dei clienti.
In tale contesto, le aspettative delle imprese sono incerte, con un orientamento prevalente al vedere mantenute le condizioni di settembre. Anche se, per oltre un’azienda su tre, si ipotizza un possibile peggioramento.

GLI ORDINI

Le imprese delle province di Lecco e di Como comunicano un rallentamento dei livelli di domanda per il mese di settembre rispetto ai risultati dello scorso luglio. A differenza delle precedenti edizioni dell’Osservatorio, la contrazione riguarda sia gli ordini sul mercato interno, da diverso periodo in situazione di stagnazione, che la domanda all’estero.

Nel primo caso si rileva una diminuzione del 51,7% del campione, stabilità nel 32,6% e aumento nel restante 15,7%.

Sul versante internazionale, invece, i casi di diminuzione rappresentano il 44,6% del totale, a fronte del 55,4% dei casi per i quali le imprese hanno indicato stabilità (il 32,4%) o livelli in aumento (23%).

“I dati riferiti alla provincia di Lecco si rivelano sostanzialmente in linea con quanto visto congiuntamente –  commenta il Presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi. Le imprese del territorio registrano infatti sia cali di domanda italiana che dall’estero. Questo in particolare è per noi elemento di attenzione, poiché l’export è sempre stato tra i principali punti di forza della nostra provincia. Il fatto che gli scambi internazionali rechino segni di raffreddamento ci restituisce un quadro di quanto la crisi sia complessa”.

Nel dettaglio, i giudizi sulla domanda in Italia indicano un mantenimento per il 36,2%, un aumento nel 16% ma una contrazione per il 47,8%, a conferma di quanto il mercato interno sia sofferente.

Per quanto riguarda l’export la riduzione è indicata nel 43,9% dei casi, la stabilità nel 33,3% e l’aumento nel 22,8%.

 

LA PRODUZIONE

Anche la situazione relativa all’attività produttiva per le imprese di Lecco e Como è caratterizzata da una brusca frenata. Mentre il 18,4% del campione dichiara di aver registrato un aumento, e per il 34,5% non si segnalano variazioni, i giudizi di diminuzione si attestano invece al 47,1%. Lo scarto tra giudizi negativi e positivi raggiunge a settembre il valore più elevato dall’inizio dell’anno e conferma le aspettative al ribasso per gli ultimi mesi del 2012, così come indicato nell’ultimo Osservatorio Semestrale.

In diminuzione anche la percentuale di saturazione degli impianti di produzione che a settembre scende, anche se di pochi punti percentuali, per attestarsi al 70,1%.

Per le imprese di Lecco si delinea lo stesso scenario visto a livello generale.

“Anche per il Centro Studi nazionale di Confindustria a settembre la produzione risulta in calo dello 0,3% su agosto e del 5,6% su settembre 2011 – sottolinea Giovanni Maggi. Nonostante questi dati riguardino l’intero sistema, all’interno di esso esistono comunque alcune realtà, come nel nostro caso, che trovano una boccata d’ossigeno nell’export anche quando questo è in rallentamento”.

IL FATTURATO

I rallentamenti subiti dalla domanda e dall’attività produttiva mostrano i loro effetti anche sul fatturato delle imprese di entrambi i territori, che risulta in contrazione rispetto a quanto registrato a luglio.

Si attesta infatti al 54,9 la percentuale dei giudizi che indicano una diminuzione del fatturato a fronte di un 24,2% di stabilità e di un più limitato 20,9% di vendite in crescita.

Lo scenario appare dunque complesso, anche perché gli indicatori rilevati risultano in minima parte influenzati da fenomeni di stagionalità (il 23,6% della produzione totale).

“Per Lecco – commenta Giovanni Maggi – la situazione assume gli stessi toni con oltre la metà delle imprese del campione, il 52,1%, che indica una diminuzione del fatturato in settembre. Il restante 47,9% si divide tra chi comunica di aver difeso la propria posizione, il 28,2%, e chi è riuscito ad accrescere il proprio business, come accade nel 19,7% dei casi. Anche nel lecchese i risultati riguardanti il fatturato non dipendono, se non in minima parte, dalla caratteristica stagionale delle produzioni che interessa un’azienda su cinque, ovvero il 21,4%”.

 

LE PREVISIONI

Rimane forte la preoccupazione per le prossime settimane per le imprese dei due territori. Per circa la metà del campione (48,9%) la situazione non dovrebbe subire variazioni, mentre la percentuale di soggetti che dichiarano di attendersi un ulteriore peggioramento (37,8%) è decisamente superiore alla percentuale di giudizi che indicano una crescita (13,3%).

Le imprese continuano ad avere una visibilità limitata sulle attività: solamente nel 14,8% dei casi gli ordini presenti in portafoglio permettono di coprire un orizzonte temporale superiore al trimestre. Per il 40,9% del campione la visibilità diminuisce a qualche mese, mentre per ben il 44,3% scende a poche settimane e comunque ad un periodo inferiore ad un mese.

Anche per il territorio di Lecco risulta elevata la percentuale di aziende con una limitata visibilità (per il 42,6% inferiore al mese), mentre si riscontra un numero leggermente superiore di soggetti con un orizzonte temporale di oltre tre mesi (19,1%).

 

LE MATERIE PRIME

Sul versante delle materie prime le imprese delle due province non comunicano particolari criticità legate ai costi di approvvigionamento durante il mese di settembre.

In oltre sette casi su dieci (71,4%) il campione ha rivelato di non aver assistito a variazioni dei listini di acquisto. Nel 9,5% dei casi, invece, i prezzi sono stati caratterizzati da diminuzione mentre nel restante 19,1% è stato segnalato un aumento.

Per quanto riguarda la provincia di Lecco i dati confermano un quadro tendenzialmente stabile (indicato nel 70,8% dei casi). La quota di soggetti che hanno indicato una riduzione dei prezzi di acquisto è stata pari al 10,8% mentre nel restante 18,4% dei casi è stato comunicato un aumento delle materie prime.

 

LA SOLVIBILITA’

Per circa i tre quarti delle imprese dei due territori (73,6%) permane una forte criticità relativa all’insolvenza o ai ritardi nei pagamenti da parte dei clienti. Tale dato ha rappresentato una costante dall’inizio dell’anno e le imprese continuano a segnalare peggioramenti in tal senso: per oltre il 44,9% del campione la situazione di settembre risulta aggravata, mentre non si rilevano casi di miglioramento.

A livello lecchese i casi di insolvenza risultano lievemente inferiori (69%), ma anche in questo caso non si registrano miglioramenti nel mese di settembre.

“Si tratta di una situazione da non sottovalutare – afferma il Direttore di Confindustria Lecco, Giulio Sirtori. È evidente che problemi con gli incassi generano criticità ancora maggiori nei già complessi rapporti con gli Istituti bancari, che in una situazione del genere sono spesso indotti ad un ulteriore restringimento del credito”.

 

I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO

L’Osservatorio conferma il persistere di alcune situazioni problematiche nel rapporto tra le imprese e gli Istituti di credito.

Negli ultimi sei mesi la quota delle imprese dei territori di Lecco e di Como che hanno riscontrato un aumento delle commissioni per la disponibilità di fidi è stata superiore ai due terzi (68,3%). In aggiunta, per il trimestre finale dell’anno il 39,4% del campione comunica di attendere un ulteriore incremento dei tassi.

Lo scenario della provincia di Lecco conferma quanto rilevato a livello congiunto. Quasi i due terzi delle aziende (il 64,5%) ha infatti indicato di aver visto praticati, negli ultimi sei mesi, incrementi nell’applicazione delle commissioni per la disponibilità di fidi.

In aggiunta, per il 41,5% del campione le previsioni indicano la possibilità di un ulteriore aumento entro la fine dell’anno.

 

L’OCCUPAZIONE

Dall’esame dei giudizi relativi allo scenario occupazionale delle due province emerge un quadro di diffusa stabilità per il mese di settembre rispetto allo scorso luglio, anche se si riscontra un numero elevato di giudizi indicanti la riduzione.

Nel dettaglio per il 71,6% delle imprese si registra stabilità nella forza lavoro, nel 6,8% un aumento mentre nel restante 21,6% una diminuzione.

Le aspettative per i prossimi mesi confermano quanto evidenziato e non rivelano sostanziali cambiamenti.

A livello lecchese i dati delineano uno scenario simile. Nonostante i casi di diminuzione dei livelli occupazionali siano inferiori a quanto riscontrato per le due province, permane lo sbilanciamento tra giudizi al ribasso (19,1%) e quelli di aumento (8,8%) già riscontrato congiuntamente. Nel 72,1% dei casi, invece, le imprese comunicano una situazione di stabilità.

Le ipotesi formulate a livello previsionale confermano il mantenimento della situazione anche per le prossime settimane.

“In accordo con quanto rilevato nelle precedenti edizioni dell’Indagine, i fenomeni di stabilità dei livelli occupazionali risultano influenzati dal ricorso agli ammortizzatori sociali che nel 2012 ha registrato una rilevante crescita – sottolinea Giulio Sirtori. Considerando infatti i dati degli occupati mediamente coinvolti a zero ore nel mese di settembre, la cassa integrazione ordinaria risulta in aumento del 27,4% su gennaio 2012 e di oltre tre volte il dato registrato a settembre 2011. Esaminando invece le forme CIGS, cassa in deroga e contratti di solidarietà si riscontra un incremento del 61,1% rispetto all’inizio dell’anno, mentre il confronto con il corrispondente mese 2011 fa registrare una crescita del 56,9%.”