ANNONE – “Riva Acciaio comunica che da oggi cesseranno tutte le attività dell’azienda, tra cui quelle produttive degli stabilimenti di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti)”.
E’ la doccia fredda comunicata dai vertici dell’azienda all’indomani del maxi sequestro preventivo dei beni gruppo Riva, per oltre 916 milioni di euro, deciso dalla Procura di Taranto che segue un’inchiesta sull’Ilva per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale.
Nel lecchese sono rimasti coinvolti dal provvedimento sia il magazzino della Celestri spa di via Valsugana, controllata dalla holding Riva, sia lo stabilimento annonese della Riva Acciaio. E’ proprio per quest’ultimo, sede di lavoro per una cinquantina di dipendenti, che già da venerdì verranno sospese le attività.
Una decisione che la società attribuisce ai vicoli imposti anche sui saldi attivi del gruppo, che, “impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali, fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività”.
L’amara notizia è stata data ai lavoratori della sede di Annone dai sindacalisti Rino Maisto (Fiom) ed Enrico Castelli (Uilm) durante l’assemblea che si è tenuta intorno alle 13 di giovedì.
“Da venerdì i dipendenti dovranno stare a casa – spiega Rino Maisto – e bisogna capire come tutelarli perché potrebbero trovarsi scoperti da ammortizzatori sociali, con il rischio che possa restare bloccato anche il pagamento degli stipendi”.
Già lo scorso 24 maggio, come spiega il sindacalista Fiom, erano state sequestrate preventivamente le mura dello stabile e con il complesso caso Ilva all’orizzonte la situazione veniva monitorata da vicino dal sindacato. Si attende ora l’incontro del prossimo 26 settembre in Confindustria, per saperne di più sulla sorte delle maestranze: in quella data si sarebbe dovuto decidere il proseguo del contratto di solidarietà ma ora la faccenda ha assunto contorni ben diversi.
Dal canto suo la Riva Acciaio, che ha annunciato complessivamente 1400 esuberi, ha fatto sapere di voler impugnare il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni Elettrici ed esteso al patrimonio dell’azienda, “in lesione – spiegano – della sua autonomia giuridica”.