Cassa integrazione: segno ‘più’ nel lecchese. UIL: “Effetto rincari”

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operaio lavoro

Più ore di cassa a luglio rispetto a giugno, ma sotto i livelli del 2021

La Uil Lario: “Le difficoltà delle aziende per i costi energetici si ripercuotono sui salari”

 

LECCO – Dopo mesi in discesa, torna a salire il livello di cassa integrazione richiesta dalle aziende lecchesi: il 7° rapporto della Uil del Lario rileva un incremento di ore di ‘cassa’ (+34%, 78.439 ore) in provincia di Lecco a luglio rispetto al mese precedente.
Non è lo stesso per Como dove invece l’uso dell’ammortizzatore sociale continua a scendere (ore 295.917 -41,2 %).

Il confronto tra le ore di cassa integrazione di Luglio 2022 con Luglio 2021 fa comunque registrare una diminuzione della richiesta in entrambe le province (Como -83,3%; Lecco -90,8%), lo stesso è se confrontiamo i primi sette mesi di quest’anno con quelli dell’anno precedente, con una diminuzione accertata in tutti i settori produttivi (Industria: Como -75,2%; Lecco -84,6% Edilizia: Como -82,0%; Lecco -84,7% Artigianato: Como -100%; Lecco -100% Commercio: Como -92,0%; Lecco -94,9%).

Il numero di lavoratori in cassa integrazione nei primi 7 mesi 2022, sono stati a Como mediamente 3.360 (-13.332 rispetto al periodo gennaio-luglio 2021), Lecco 1.021 (-6.762 rispetto al periodo gennaio-luglio 2021).

Perché dunque dovrebbe preoccupare l’incremento rilevato a luglio e perché solo nel lecchese?

“La richiesta di ore di cassa integrazione nel mese di luglio aumenta in Provincia di Lecco e diminuisce a Como rispetto al mese precedente, dovuta soprattutto alla crescita della cassa integrazione ordinaria, la quale è legata a situazioni di difficoltà temporanee vissute dalle aziende, ed è immaginabile che sia collegata alle problematicità aziendali dovute ai costi energetici e delle materie prime – spiega il segretario della Uil del Lario, Salvatore Monteduro – La differenza tra le due province deriva dal fatto che l’industria metalmeccanica è più energivora di altre ed è quella che pesa maggiormente nel territorio di Lecco”.

“Ma non può essere trascurata e dettare preoccupazione l’incidenza dell’incremento del costo dell’energia anche per gli altri settori produttivi e le conseguenti ripercussioni sui lavoratori che potrebbero essere messi in cassa integrazione nei prossimi mesi – ricorda Monteduro – Un lavoratore in cassa integrazione ha un trattamento di integrazione salariale all’80% della retribuzione globale che sarebbe spettata allo stesso per le ore di lavoro non prestate, comprese fra le ore zero e il limite dell’orario contrattuale, ed è comunque previsto un massimale, che per l’anno in corso non può superare i 1.222,51 mensili lordi, ciò comporta una diminuzione del potere d’acquisto che si va ad aggiungere agli effetti negativi dell’inflazione in essere”.