Al Politecnico inaugurata un’esposizione dedicata a Giuseppe Riccardo Badoni
Visitabile fino al 28 giugno, racconta la storia del grande imprenditore lecchese
LECCO – Un percorso espositivo che racconta la storia di un uomo, di una famiglia, di un’azienda che ha reso grande il territorio lecchese nel mondo: alla sede di Lecco del Politecnico di Lecco è stata inaugurata giovedì la mostra “Un archivio in-vita” la mostra dedicata a Giuseppe Riccardo Badoni.
Tra i più grandi imprenditori lecchesi, fondatore dell’omonima industria che ha saputo far conoscere Lecco nel mondo, Badoni è raccontato attraverso il materiale raccolto dagli archivi di famiglia. Un lavoro meticoloso curato da Francesca Brambilla, pronipote di Marta Badoni, l’ultima figlia dell’ingegnere, con l’aiuto della stessa Marta Badoni con la collaborazione del Comune di Lecco, del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano e di Confindustria Lecco e Sondrio e con il supporto di API Lecco,Confartigianato Imprese Lecco, Fiocchi Munizioni, Gruppo Censeo e Cartiera dell’Adda.
“L’idea di questo progetto è nata quasi per caso in occasione di un incontro con Marco Bocciolone, Francesca Brambilla e Marta Badoni – dichiara Manuela Grecchi, Prorettore Delegato del Polo territoriale di Lecco – Nel raccontare alcuni episodi relativi alla vita del papà Giuseppe Riccardo, Marta mi mostrò alcune fotografie e documenti tecnici dell’archivio di famiglia. Ne fui rapita. Era impossibile non percepire la ricchezza di un patrimonio così denso di storia, valori, territorio e innovazione. Il territorio lecchese oggi vanta eccellenze in ambito nazionale e internazionale che, forti di una radicata tradizione industriale, hanno saputo rinnovarsi e trovare lo slancio per rendersi competitive anche oltre confine”.
La mostra
L’archivio familiare è il vero filo conduttore della narrazione che si svolge all’interno del campus del Polo territoriale di Lecco. La natura del campus universitario, animato ogni giorno da circa 1000 studenti e gli spazi comuni a disposizione della mostra, hanno determinato la modalità di allestimento.
Si è preferito tralasciare l’esposizione di delicati documenti storici da proteggere sotto
teca, consuetudine che accompagna le più tradizionali esposizioni archivistiche, e privilegiare un allestimento suggestivo più adatto al contesto. In mostra vi sono grandi riproduzioni, oggetti personale, filmati storici, fotografie, materiale promozionale della Badoni e un’importante carrellata di interviste fatte agli ex dipendenti della Badoni stessa.
A completare l’esposizione una APP per grazie alla quale è possibile visualizzare il modello 3D del Viadotto Italia, il ponte sul fiume Lao costruito dalla Antonio Badoni s.p.a. nel 1966. L’APP BAdoniAR, compatibile con i sistemi operativi iOS e Android, è stata realizzata dal prof. Mario Covarrubias del Dipartimento di Meccanica del Politecnico.
“La sfida del progetto – spiega Francesca Brambilla – è stata quella di rendere fruibile un patrimonio archivistico fatto di piccoli documenti cartacei. La richiesta da parte del Politecnico è stata quella di scrivere un prologo personale e familiare alla scena che verrà dalla famiglia nel 1998 e uno personale custodito a casa, abbiamo capito quale storia raccontare”.
“La genesi è stata lunga. Storyteller è stata Marta, mia prozia, che, ai ricordi personali, documenti e fonti, ha aggiunto la sua professionalità (è medico psicanalista da oltre 30 anni) raccontando la storia di un padre, di un uomo, di un imprenditore illuminato. Per l’allestimento abbiamo voluto “stressare” il concetto di archivio. La storia che raccontiamo si sviluppa su grandi faldoni di cartone e lungo scaffalature lineari, entrambi elementi portanti di ogni archivio. A supporto della mostra un catalogo, anch’esso simulacro di una cartella d’archivio, e un sito internet sul quale abbiamo deciso di rendere fruibili e scaricabili alcuni documenti appartenenti all’Archivio personale. L’obiettivo del sito, contenente documenti, foto d’epoca, filmati storici e molto altro, è quello di restare in vita: alimentarsi anche nel prossimo futuro con la documentazione dell’archivio tecnico che presto diverrà del Politecnico”.
Marta Badoni: “Raccontare mio padre”
“E’ bastata una scintilla, il progetto di riportare gli Archivi al Polo lecchese del Politecnico di Milano, per innescare un fuoco di ricordi – racconta Marta Badoni – È toccato a me, ultima figlia di Giuseppe Riccardo, di affiancare Francesca Brambilla, mia pronipote e curatrice della mostra, nell’impresa di vegliare che il fuoco riscaldasse senza bruciare. Ho cercato di dare un’immagine viva di mio padre, filtrata dai miei ricordi, dall’abitudine professionale a fare i conti con le emozioni, ravvivate in questo caso da una miriade di fonti, tra cui un prezioso diario scritto nei primi anni del ‘900, da un padre allora non ancora ventenne. Non posso che augurarmi che il lavoro sia solo agli inizi e che gli archivi trovino davvero vita”.
L’aula magna del Politecnico era colma giovedì’ sera per l’inaugurazione della mostra. Tanti i volti del mondo economico e delle istituzioni lecchesi.
“Badoni ancora oggi un esempio per i nostri imprenditori”
“L’industria Badoni ha fatto la storia della nostra città – ha sottolineato Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco Sondrio – rappresenta l’evoluzione delle nostre piccole medie aziende. Badoni è stato tra i primi ad insegnarci come andare oltre i confini del nostro territorio, il suo ricordo è ancora oggi uno stimolo, una scuola di come affrontare il mondo moderno facendo impresa, essere promotori del mondo economico della nostra città”.
L’assessore: “Presto l’archivio nell’ex Maternità”
“La mostra vuole omaggiare la figura di uno dei più grandi imprenditori lecchesi alla vigilia dell’inaugurazione dell’ultimo lotto dei lavori della sede del Politecnico dove, a breve, ‘troveranno casa’ l’archivio tecnico della Ditta Badoni e l’archivio Famiglia Badoni oggi di proprietà del Comune di Lecco, conservati in parte a Villa Manzoni e in parte in un deposito esterno- ha ricordato l’assessore Simona Piazza – Un lungo e meticoloso lavoro di ricerca archivistica ma anche un emozionante viaggio nella memoria e nei ricordi di chi lo ha conosciuto, che hanno permesso oggi di portare a conoscenza e di rendere patrimonio collettivo una parte importante della storia e della cultura del nostro territorio”.