L’economia lecchese rallenta, l’export contiene il calo dei fatturati

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LECCO – L’economia lecchese rallenta, si appiattisce: lo rileva Confindustria analizzando i dati dell’Osservatorio Congiunturale relativo al secondo semestre 2016, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Unindustria Como.

Per gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e fatturato, si riscontra una diminuzione media del 2% rispetto ai livelli registrati nella prima metà dello scorso anno.

Lo scenario delle realtà lecchesi e sondriesi conferma una lieve decelerazione della domanda  rispetto a quanto registrato per i primi sei mesi dell’anno (-2,4%). Il grado di utilizzo della capacità produttiva mediamente impiegata dalle imprese del campione si attesta a quota 65,4%, in diminuzione rispetto al dato del 71,1% registrato a metà anno. Le vendite nei mesi finali del secondo semestre, e in particolare tra ottobre e dicembre 2016, rivelano una situazione di generale stabilità sul mercato interno ed un incremento degli scambi per l’export. Nel caso di Lecco e Sondrio è confermata la limitata riduzione congiunturale dei fatturati (-1,6%) mentre sul versante tendenziale è riscontrabile stabilità dei livelli.

Le imprese confermano la vocazione all’internazionalizzazione, con oltre un terzo (38,5%) del fatturato realizzato oltre i confini nazionali. La principale area di destinazione delle merci al di fuori dell’Italia è rappresentata dall’Europa Occidentale, dove viene assorbito un quinto (20,2%) del fatturato totale delle imprese del campione.

Nella composizione geografica dei mercati serviti risultano importanti anche i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) per il 2,9%, gli Stati Uniti (2,5%) e l’Est Europa (2,3%).

Il fatturato realizzato all’estero varia secondo la dimensione delle aziende, quelle con oltre i 50 addetti risultano maggiormente performanti nell’export, con una quota di oltre il 55% del totale, mentre per le imprese più piccole le vendite realizzate oltre i confini nazionali si attestano a quota 28,5%. Esaminando invece la situazione a livello settoriale, si registra una quota di export sul totale pari al 38% per le realtà metalmeccaniche, al 43% per le aziende tessili e al 44% per le realtà degli altri settori.

Sul versante legato all’approvvigionamento delle materie prime non si registrano particolari andamenti anomali; le variazioni dei costi di acquisto risultano contenute. L’incidenza media del costo delle materie prime sul totale dei costi aziendali risulta pari a 34,1%, tendenzialmente in linea con il dato della prima metà del 2016.

Non si rilevano particolari criticità nei rapporti con gli Istituti di credito: i giudizi espressi riguardo a spese e commissioni bancarie, richiesta di tassi di interesse e garanzie risultano stabili per oltre otto imprese su dieci. Per quanto riguarda la disponibilità degli Istituti ad espandere linee di credito esistenti o ad attivarne di nuove prevale nuovamente il giudizio di stabilità, ma è riscontrabile una maggior incidenza di giudizi indicanti apertura ad erogare credito.

Lo scenario occupazionale risulta anch’esso caratterizzato da una generale stabilità; a rafforzare l’effetto di stabilità concorrono anche i giudizi di riduzione e di aumento dei livelli che assumono entità simili.

La presidente Cristina Galbusera e il direttore Giulio Sirtori

“Siamo nuovamente di fronte ad uno scenario eterogeneo dove i dati, compresi quelli riguardanti l’andamento degli ordini per il nostro territorio, mostrano una leggera contrazione – sottolinea Cristina Galbusera, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio-  Una riduzione peraltro anticipata dalle previsioni formulate a metà dello scorso anno dalle aziende aderenti al nostro osservatorio. Nonostante lo scenario non ancora positivo, è opportuno far notare come la situazione si presenti notevolmente variegata. Sul fronte dell’utilizzo degli impianti, ad esempio, vi sono realtà che hanno comunicato un impiego ridotto ma, al loro fianco, si inseriscono anche imprese che sono vicine alla saturazione della capacità produttiva o che l’hanno raggiunta e che stanno investendo per incrementare la propria attività. In linea con questa tendenza, accanto alle imprese che hanno segnalato rallentamenti durante la seconda parte del 2016, osserviamo molte realtà per le quali si è verificato un incremento del business. Non a caso, uno degli elementi positivi rilevati riguarda gli scambi con l’estero, che risultano più vivaci almeno negli ultimi tre mesi dell’anno”.

“La Legge di Bilancio, come abbiamo più volte osservato, propone misure a supporto degli investimenti, in particolare nella direzione strategica di Industria 4.0 che rappresenta un driver di competitività importante – continua Cristina Galbusera – Il Paese ha però la necessità, per sostenere la crescita, del completamento delle riforme avviate e che venga varato un piano strutturato di politica economica”.