LECCO – A dicembre mi avevi detto che ero in debito di almeno 15 medie, non sono riuscito a offrirtene nemmeno una… Però adesso posso dirlo – così facciamo incazzare Spada e Rocchi – che quando sapevamo di un soccorso in valle ci si sentiva. Sì, lo ammetto, per la maggior parte delle volte ero io a romperti con un messaggio, come del resto ho fatto venerdì, ore 16.06. Sapendo che si stavano muovendo dalla Stazione della Valsassina ti ho scritto: “Ciao Ezio, stai intervenendo anche tu in Grignetta?”.
Poi… poi le prime notizie frammentarie. Mi sono detto che era impossibile. E invece, di lì a poco la conferma che mai avrei voluto avere. Con te Ezio, anche Charly. Non posso dire di averlo conosciuto, ma è bastato incrociarlo qualche volta ai Resinelli, in Stazione al Bione e soprattutto ascoltare in questi giorni le parole di amici comuni, suoi compagni di cordata, colleghi del Soccorso, per poterne apprezzarne lo spessore umano.
Come il vostro lavoro, anche il mio incrocia spesso brutte storie, davvero difficili da raccontare. Perché è complicato declinare in parole sentimenti ed emozioni così profondi.
Si dice che ai drammi ci si fa l’abitudine, che ci si fa il “callo”, che si diventa insensibili e persino un po’ cinici. Eppure in questi giorni ho visto lacrime rigare i volti di gente che non avrei mai pensato. Occhi vitrei e ricolmi di lacrime, perché la verità è che d’innanzi alla morte non si è mai pronti.
Vero, vi sono morti alle quali, in un certo qual modo, ci si può preparare. Perché ti lasciano il tempo di dire e di fare, sicuramente mai abbastanza e mai per come si vorrebbe. Ma in questi casi quel giorno lo aspetti: non oggi, non domani, forse quello dopo o quello dopo ancora, ma sai che sta per arrivare.
Poi ci sono morti che spiazzano, che arrivano quando non dovrebbero. Che non lasciano spazio, né tempo né modo. Sono come la nebbia, che scende improvvisa mentre cammini sulla neve. Ti blocca. Ti ferma. Ti fa perdere ogni riferimento anche se stai camminando sul tuo sentiero, quello che conosci, quello che percorri da sempre.
Sei disorientato, immobilizzato, intimorito e, a volte sì, senti di avere paura. Eppure quel sentiero lo conosci: qui scende, là sale, poi c’è quel sasso, più in là quella guglia… ma niente, non un passo avanti, non uno indietro. Eppure ci sei, sai dove ti trovi, da dove arrivi e dove sei diretto, ma nonostante tutto ti senti perso.
Le vostre morti Ezio e Charly sono arrivate come la nebbia all’improvviso mentre si cammina nella neve.
Servirà del tempo per tornare a vedere il sentiero e riprendere il cammino con passo sicuro. Servirà che la nebbia si alzi e si diradi.
Perchè certe morti ti spiazzano. Arrivano quando non dovrebbero.
Sono come la nebbia, che scende all’improvviso mentre cammini sulla neve…
Lorenzo Colombo