EDITORIALE – Partite da dove volete: lungimiranza, tempestività, organizzazione o “semplice” amministrazione, vocabolo quest’ultimo che alla prima voce del dizionario online Treccani viene così definito: “reggere, curare, regolare, sorvegliare il buon andamento”.
Nulla di tutto ciò accade quando la nuova Lecco – Ballabio, per qualsiasi motivo, viene chiusa. Questa mattina, martedì, l’ennesima improvvisa chiusura (in discesa, verso Lecco) a causa di un mezzo pesante in panne, con inevitabili code lungo la vecchia Lecco – Ballabio, quella che scende nel budello stradale che taglia i rioni di Laorca e Malavedo.
Una delle metafore che più piace agli amministratori (e ai politici) è quella della “bacchetta magica” che “nessuno ha”, che “nessuno possiede”, bla, bla, bla. Ma ciò non li esime dallo sfoderare, almeno nei momenti di maggior necessità, quelle doti basilari che un amministratore dovrebbe avere, visto che l’essere “votati alla politica” e “alla cosa pubblica” non è prescrizione medica.
Ora, il caos che si genera ogni qual volta la nuova Lecco – Ballabio viene chiusa è lapalissiano, palese, risaputo. Altrettanto lo è, o dovrebbe esserlo, l’unico modo per ridurre i disagi: istituire un senso unico alternato per i mezzi pesanti lungo la vecchia strada, come si fece per diversi anni quando la nuova arteria stradale era in fase di costruzione.
Per far questo non serve nessuna magia e men che meno la “bacchetta magica”, serve solo buon senso e quel pizzico di capacità amministrativa richiesto ad ogni amministratore.
Quando la strada viene chiusa, automaticamente dovrebbero disporsi gli agenti di Polizia Locale al Ponte della Gallina di Laorca e a San Giovanni, come si fece negli anni scorsi, al fine di regolare la salita e la discesa dei mezzi pesanti riducendo così la probabilità di ingorghi e intasamenti.
Non c’è giustificazione che regge per non attuare, “alla bisogna”, il senso unico alternato. Nel 1969 l’uomo è andato sulla Luna e il 6 maggio 1994 è stato inaugurato l’attraversamento della Manica… il “non si può” non regge.
Quindi, cari amministratori e politici tutti (quelli coinvolti, s’intende) non offendetevi, non chiamatevi fuori, non rimpallatevi le responsabilità, iniziate a dirimere il problema.
E se ancora avete dubbi al riguardo, la prossima volta che si manifesterà di nuovo, andate a toccare con mano il “sentiment” dei lavoratori e degli studenti in coda. Di sicuro sapranno essere più chiari e convincenti.
I problemi vanno gestiti e amministrati non lasciare che siano. Per voi questa non dovrebbe essere una scelta, ma un compito, un dovere, nei confronti dei cittadini tutti.
Buon lavoro.
Lorenzo Colombo