Il 35% dei denunciati ha precedenti con la Giustizia
La frode ammonta a oltre 350 mila euro
Tre i denunciati: un condannato per associazione di stampo mafioso, 13 persone agli arresti e 8 con interdizione ai pubblici uffici
MONZA – Esteso piano di controlli dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Monza che, a seguito dell’intensificazione delle attività di polizia economico-finanziaria da tempo avviata per contrastare gli illeciti in materia di spesa pubblica, anche in collaborazione con l’INPS, hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Monza 65 persone residenti in Brianza che avrebbero percepito, senza averne diritto, il Reddito di Cittadinanza.
Sono oltre 350 mila euro i contributi illecitamente ricostruiti nel corso degli interventi svolti, su tutto il territorio provinciale di Monza Brianza, dai finanzieri del Gruppo di Monza e delle Compagnie di Seregno e Seveso, finalizzati a verificare il possesso da parte dei richiedenti dei requisiti di onorabilità, cittadinanza, residenza, reddituali e patrimoniali, rispetto alle autodichiarazioni presentate.
L’attività investigativa della Guardia di Finanza si è concentrata in particolare sulla posizione di alcuni soggetti beneficiari, preliminarmente individuati per gli alti profili di rischio, con l’estensione degli accertamenti economico-patrimoniali ai componenti dei rispettivi nuclei familiari.
Dei 65 soggetti indebitamente beneficiari (di cui sei di origine extracomunitaria), il 35% non è risultato in possesso dei requisiti di onorabilità, in quanto destinatari di una misura cautelare personale e/o condannato in via definitiva, nei dieci anni precedenti la richiesta, per un grave delitto.
Tra questi, un cittadino monzese che ha indebitamente percepito 8 mila euro in quanto sottoposto agli arresti, nel periodo di erogazione del beneficio economico, a seguito di una sentenza penale definitiva di condanna emessa dall’Autorità giudiziaria anche per associazione di tipo mafioso, nell’ambito degli sviluppi dell’operazione “Oversize” condotta nei confronti di un’organizzazione criminale facente capo a un boss della ‘ndrangheta, attualmente detenuto in regime di 41-bis.
Fra le altre persone gravate da misure coercitive, ai quali veniva corrisposto l’assegno in violazione della normativa di riferimento, tredici sono risultate sottoposte alla misura cautelare dell’arresto in carcere e ai domiciliari, tra cui: dieci cittadini monzesi, agli arresti (a vario titolo) per riciclaggio e associazione a delinquere, rapina aggravata, violenza privata e truffa, furto aggravato, violenza di genere e revenge porn, ricettazione, detenzione abusiva di armi e falso nummario, maltrattamenti di animali; un residente di Muggiò, tratto in arresto in flagranza di reato per traffico di stupefacenti; una cittadina
di Busnago, in carcere per furto; un residente di Limbiate sottoposta agli arresti domiciliari per rapina, furto aggravato e porto di armi abusivo.
Sono invece otto gli illegittimi richiedenti il contributo gravati, al momento della presentazione della domanda, dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, di cui tre cittadini di Monza con condanne per riciclaggio, rapina aggravata, ricettazione e furto aggravato, un residente di Concorezzo condannato per sfruttamento della prostituzione e detenzione di stupefacenti, un abitante di Mezzago con condanna per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia e due cittadini di Biassono, condannati per bancarotta fraudolenta e falso.
Altri casi hanno riguardato una abitante di Seregno in difetto del requisito della residenza in quanto rientrata da meno di due anni dagli Emirati Arabi Uniti, una residente di Cesano Maderno che ha dichiarato falsamente la propria disoccupazione pur avendo un impiego lavorativo in Svizzera da diversi anni, un cittadino romeno “con cittadinanza fantasma”, sorpreso alla guida nel comune di Varedo a bordo di un’autovettura con targa straniera ed in possesso della “Carta del Reddito di cittadinanza”.
Numerose sono state poi le fattispecie di mendacio individuate nelle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (D.S.U.) presentate all’I.N.P.S., con dati omessi o non veritieri che hanno condizionato il corretto calcolo dell’Indicatore di Situazione Economica Equivalente – c.d. I.S.E.E.
Tra questi, quattro soggetti che non hanno dichiarato vincite conseguite su propri conti di gioco online per oltre 76.000 euro (di cui uno con importi giocati per 345 mila euro); quattro persone per omessa indicazione dei redditi effettivamente percepiti; altri otto soggetti per incongruenza sulle unità immobiliari possedute, due per mancata indicazione degli autoveicoli e altri beni durevoli in possesso e, infine, sette soggetti per indicazione di contratti di locazione scaduti o per aver fornito inesattezze sulla composizione del nucleo familiare.
Gli esiti delle investigazioni svolte sono stati comunicati, oltre che all’Autorità Giudiziaria, anche ai competenti uffici dell’I.N.P.S. per l’attivazione dei provvedimenti di decadenza, revoca, sospensione o riduzione dei benefici illecitamente erogati e l’avvio delle necessarie azioni di recupero dell’indebito percepito.
L’azione di servizio, sotto la direzione del Comando Provinciale di Monza, costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario assicurato dal Corpo volto a garantire il corretto impiego delle risorse pubbliche destinate alle fasce più bisognose della popolazione, posto che l’indebito accesso a prestazioni assistenziali e a misure di sostegno al reddito genera iniquità e mina la coesione sociale.