Calolzio. La lettera di Spazio Condiviso: “Silvia è finalmente libera!”

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CALOLZIOCORTE – Riceviamo e pubblichiamo le parole dell’Associazione Spazio Condiviso Circolo Arci.

“Silvia è finalmente libera! La notizia ci ha raggiunti sabato, in una delle tante chat in cui, come volontari e volontarie di Spazio Condiviso, cerchiamo di mantenere attiva la nostra associazione anche in questi mesi di pandemia, informandoci, supportandoci e dando un prosieguo alle nostre attività. “Silvia Romano è libera” recitava il suddetto messaggio. Un pezzo di storia di quell’Italia, in cui vogliamo credere, riacquistava vigore, senso, notorietà. Sì, anche notorietà, perché il caso della cooperante milanese, dopo le prime due settimane dal suo rapimento, ha subito un costante scolorimento sui canali e sulla stampa main stream. Ci siamo spesso dimenticati di chi, pur non partendo da una situazione di pericolo, in pericolo ci si trova. Professionisti, attivisti, cooperanti che, inseguendo il proprio credo, militano in prima persona nella ricerca e nella realizzazione di una società più giusta. Sono tanti gli uomini e le donne che, in tutto il mondo, si spendono per e con gli/le altri. Silenziosi, poco noti, a volte scomodi. Di molti non sapremo mai chi sono, cosa hanno fatto e, nei casi peggiori, dove siano “spariti”, che fine abbiano fatto. Ancora oggi, ogni anno, sono tanti i difensori dei diritti umani che vengano uccisi e le cui sorti rimangono sconosciute. Spesso, purtroppo, non ne sentiamo parlare anche perché, lo sappiamo bene, non hanno in tasca un passaporto “di valore”.  Nell’umanità dell’abbraccio tra Silvia e sua madre, un’emozione importante e vitale, che smuove un sentimento di cura che ha portato molti di noi alle lacrime, rivediamo chi, questo gesto, non lo potrà più fare. Pensiamo a Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, che proprio oggi sulla sua pagina social ha condiviso la poesia “A mia madre” di Mahmoud Darwish riportando questo incipit: ‘A chi ha ritrovato una figlia, a chi ha perso un figlio, a chi sorride, a chi non ha più lacrime, a tutte le mamme, a tutti i figli, questa struggente, dolorosa, dolcissima poesia… “Ridammi le stelle dell’infanzia perché possa condividere coi giovani uccelli la strada del ritorno verso il nido della tua attesa!”’ Pensiamo ai coniugi Regeni e alla continua lotta per la verità e la giustizia che li ha contraddistinti in questi anni. A loro, l’abbraccio è stato negato non solo dalla morte di Giulio, ma anche dalla connivenza e dagli interessi sull’asse Egitto – Italia, dove alleati storici sembrano essere in grado di ragionare solo di reciproci interessi economici, come dimostra anche la recente vicenda di Patrick Zaki. Medesimi interessi regionali anche quando si parla di Turchia, subito citata tra i protagonisti della vicenda dal nostro Governo. La liberazione di Silvia segue, è doveroso ricordarlo, gli echi delle notizie relative alle morti di Helin Bolek, Mustafa Kolak e Ibrahim Gokcek, prigionieri politici turchi, uccisi dalla dittatura cieca e sanguinaria di Erdogan, che li ha costretti ad una resistenza estrema per rivendicare i propri diritti di uomini e donne, ancora prima che cittadini. A tutti loro, a chi continua a lottare e spendersi per un mondo solidale, va tutta la nostra solidarietà e il nostro rispetto. È importante, dopo mesi difficili anche dal punto di vista delle libertà sociali, mesi che acuiranno la differenza di censo tra sfruttatori e sfruttati, ricevere una notizia che rinforzi tutti noi, che crediamo nella possibilità di rendere le nostre vite, personali e professionali, un viatico di novità, di conoscenza, condivisione e emancipazione reciproca, un passaggio da costruire con gli altri e le altre, anche dando valore alla commozione di questi giorni, una lotta che è soprattutto umana, di fratelli e sorelle, tenera e amorevole. La storia di Silvia, a suo modo, ci insegna che c’è sempre uno spiraglio di speranza. Che nei tempi bui di razzismo e xenofobia, nei quali siamo immersi, è possibile scegliere altre strade, anche tortuose e piene di insidie, ma sicuramente più coerenti con ciò per cui si vuole vivere e combattere, nel rispetto di tutti e nella speranza di un’autodeterminazione reale per gli/le sfruttati. Ricordavamo, e ricordiamo, il 9 maggio per la scomparsa di un coraggioso uomo, Peppino Impastato, ucciso dalla Mafia a Cinisi. Va da sé che questo giorno triste, sabato, lo sia stato un po’ meno. Risuonano così, ancora più vive, le parole di Peppino: “Bisognerebbe educare la gente alla bellezza, perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione e rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Silvia curiosa, stupita, libera!”