La lecchese è stata appena dimessa dopo 10 giorni in ospedale
La sua testimonianza del Coronavirus
LECCO – Solo ieri ha potuto lasciare l’ospedale e rivedere suo marito e le sue figlie, niente abbracci per ora, perché il virus non se n’è andato del tutto, ci sarà tempo quando tutto questo finirà: ma ora sta bene Tina C., 54 anni, dopo aver lottato per due settimane contro quel male che sta creando tanto dolore anche a Lecco.
La sua è una storia simile a quella di migliaia di altre persone ricoverate per Coronavirus, ma è la sua storia, perché sappiamo, secondo gli studi finora effettuati, che la patologia ha conseguenze diverse da paziente a paziente. E’ l’incertezza dei suoi effetti a rendere il Coronavirus ancora più spaventoso e le testimonianze dei guariti sono importanti per raccontare il calvario di chi ha dovuto affrontarlo.
Per fortuna, è una storia a lieto fine quella di Tina, iniziata nei primi giorni dell’epidemia a Lecco. “Ho cominciato ad accusare i primi sintomi giovedì 5 marzo – racconta – febbre alta, tosse secca e dolori articolari e al petto. Questi sintomi non mi hanno più abbandonata, e anche ora, a venti giorni di distanza, persistono anche se si sono affievoliti”.
Il ricovero della figlia poi il trasporto in ospedale
Pochi giorno dopo, domenica, Tina ha contattato i numeri verdi della regione: “Mi hanno dato indicazioni su quali farmaci assumere e mi hanno rimandato al medico di base. Con il passare del tempo la situazione non migliorava”. Il sospetto che potesse trattarsi del virus è diventata quasi certezza quando martedì 10 marzo hanno ricoverato una delle figlie di Tina, 23 anni, all’ospedale Manzoni di Lecco dopo una crisi respiratoria. “Le hanno fatto il tampone ed è risultato positivo”.
La situazione per la 54enne è peggiorata la sera di venerdì 13. “Facevo sempre più fatica a respirare, ho contattato quindi il mio medico di base che a sua volta mi ha detto di telefonare al 112. L’ambulanza della Croce San Nicolò è arrivata molto velocemente e mi hanno trasportato all’ospedale Manzoni di Lecco. Giunta in Pronto soccorso, mi hanno fatto la radiografia al torace, che ha evidenziato una polmonite, l’emogas e tutti gli esami del caso; una volta giunti i risultati i medici hanno deciso di ricoverarmi e alle 4 di notte mi hanno portato in reparto, dove mi hanno effettuato il tampone per il Coronavirus. Il test ha dato esito positivo e mi hanno fornito ossigenoterapia per una settimana”.
La paura e il conforto di medici e infermieri
Il ricovero in ospedale per Tina è durato dieci giorni. “Non sono stati semplici: intorno a te vedi gente tossire, stare male, e hai sempre la paura di poter peggiorare, di non poter riuscire a rivedere i tuoi cari. Ma c’è anche il calore che ti dimostrano i medici, gli infermieri e gli Oss anche se timorosi, perché il Coronavirus fa paura. Ma dietro i loro ‘scafandri’ non smettono mai di regalarti un sorriso, una speranza, facendoti apprezzare un po’ di umanità”.
“I momenti più belli – racconta Tina – sono stati quelli in cui, negli ultimi giorni, stando un po’ meglio, sono riuscita a chiamare i miei famigliari e a sentire le loro voci, la loro vicinanza e anche il loro calore”.
Lunedì 23 marzo, data la stabilità clinica e il miglioramento riguardante la respirazione “vista anche la necessità di posti letto, dopo aver dato il mio consenso, sono stata dimessa”.
“Prima della dimissione – prosegue – mi hanno rifatto un tampone che è risultato ancora positivo, per cui sono tornata a casa con l’indicazione di isolamento domiciliare senza contatti con i miei famigliari, per quattordici giorni, dopo i quali dovrò recarmi presso il reparto di malattie infettive dell’ospedale di Lecco per eseguire un nuovo tampone”.
Se quest’ultimo fosse negativo, allora Tina dovrà eseguirne un secondo a distanza di 48 ore. “Se uno dei due risultasse positivo, mi sarà rinnovato l’isolamento per altri quindici giorni”.
Sono stata fortunata
Tina è rientrata a casa solo qualche giorno dopo sua figlia, anch’essa dimessa e in via di guarigione:
“Sono stata fortunata rispetto a molte persone che non ce l’hanno fatta o sono ricoverate in rianimazione, a questi ultimi va il mio più grande augurio con la speranza che anche loro possano al più presto riprendersi. Vorrei ringraziare l’intero ospedale Manzoni di Lecco e tutto il suo personale che sin dall’inizio della emergenza si è prodigato per aiutare al meglio i pazienti”.