Dalla piazza più alta di Lecco nasce il ricordo della partigiana Vera Ciceri

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Nella mattinata di oggi la cerimonia di intitolazione del piazzale della funivia a Malnago

“Tutti quelli che passeranno, anche distrattamente, sotto questa targa vedranno il fiore del partigiano, inizio del sentiero della democrazia”

LECCO – “Un ringraziamento sincero per l’intitolazione di questa piazza a Francesca Vera Ciceri. Io non ho aneddoti o racconti da condividere perché la zia Francesca, come l’ho sempre sentita chiamare non l’ho conosciuta poiché è morta l’anno prima che io nascessi, ma l’ho conosciuta attraverso racconti, scritti e testimonianze che l’Anpi porta avanti in maniera straordinaria sul nostro territorio. Credo che l’importanza di questo gesto stia proprio nel fatto di costituire un tassello ulteriore del lavoro di memoria che è tanto più importante quanto più ci allontaniamo temporalmente da quegli anni drammatici. Solo così si può evitare che quei fatti vengano dimenticati”.

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La vicepresidente Anpi Patrizia Milani, la pronipote Manuela Valsecchi e il sindaco Mauro Gattinoni

Con queste semplici ma sentite parole Manuela Valsecchi, pronipote della partigiana Francesca “Vera” Ciceri, ha ringraziato quanti hanno contribuito all’intitolazione del piazzale della funivia di Lecco a questa donna che ha partecipato in maniera fondamentale alla Resistenza. La cerimonia ufficiale, con lo svelamento della targa, si è svolta stamattina, domenica 20 ottobre, in occasione dell’81° anniversario della battaglia ai Piani d’Erna del 17-20 ottobre 1943.

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Francesca Ciceri, conosciuta con il nome di battaglia Vera, nacque a Rancio di Lecco il 23 agosto 1904. All’età di undici anni era già al lavoro in una fabbrica metallurgica, dove prese parte all’occupazione delle fabbriche del 1920. Alla fine della prima guerra mondiale conobbe Gaetano “Nino” Invernizzi, sindacalista, reduce dalla guerra, poi costretto dal fascismo a lasciare l’Italia per le sue idee sovversive. Vera lo raggiunse a Parigi, dove i due giovani si sposarono. Militanti comunisti, dal 1931 tornarono più volte clandestinamente in Italia per ricomporre le fila della lotta antifascista. Nel 1936 vennero arrestati a Milano, processati dal Tribunale Speciale e condannati: Gaetano a 14 anni e Vera a 8, con l’accusa di cospirazione contro lo Stato e ricostituzione del Partito comunista.

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Vera scontò la pena a Perugia e uscì dal carcere dopo 5 anni per un’amnistia. Nel 1943 all’indomani dell’8 settembre, col marito salì in Erna a costituire la banda partigiana “Carlo Pisacane”, che venne attaccata dalle truppe tedesche nel primo rastrellamento d’autunno. Donna di forte carattere, animata da incrollabili principi ed esempio di coerenza e di forza d’animo, Vera ha continuato sempre a testimoniare il suo impegno. Nel 1977 ha ricevuto la benemerenza civica dal Comune di Lecco. Morì il 18 gennaio 1988.

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“Una domenica di festa. Nel nome di Francesca “Vera” Ciceri vogliamo che oggi non sia solo un giorno di memoria, ma anche un giorno in cui la città intera scelga di celebrare una donna importante – ha detto il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni -. Una donna. Se togliamo tutte le donne di fantasia dei Promessi Sposi, a Maria Montessori è dedicata l’unica via intitolata a una donna nella nostra città. Intitolare uno spazio pubblico a una donna è già una novità. E poi sottolineo l’importanza di questo luogo, il più alto della città e che si affaccia a 360° sul panorama dei monti: questo vuol essere un insegnamento dall’alto a tutti i cittadini lecchesi, un luogo che bene si abbina alla figura di Francesca Vera Ciceri. E poi voglio ricordare che è stata una partigiana di valore e di valori che non ha mai esitato a testimoniare. Da oggi, tutti quelli che passeranno anche distrattamente sotto questa targa vedranno il fiore del partigiano. E proprio da qui, dove iniziano tanti sentieri, da oggi inizia anche il sentiero della democrazia che, a differenza dei percorsi di montagna, come ci ha insegnato Vera Ciceri, o è per tutti oppure non è“.

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La vicepresidente dell’Anpi provinciale di Lecco Patrizia Milani ha iniziato il suo intervento leggendo proprio uno scritto di Francesca Vera Ciceri: “Oggi voglio ricordare come ci sia stata poca attenzione verso la resistenza delle donne: 35mila le partigiane inquadrate nelle formazioni combattenti e 20mila le patriote con funzioni di supporto, 683 le donne fucilate, 4.633 le donne arrestate. La Resistenza delle donne ha un significato importante perché, contrapponendosi ai modelli femminili proposti dal regime, è ricerca della propria libertà. La Resistenza, poi, ha offerto alle donne una prima occasione di politica democratica”.

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Roberta Cairoli

Durante la cerimonia Roberta Cairoli, direttrice dell’Istituto di storia contemporanea Pier Amato Perretta di Como, ha tratteggiato dettagliatamente la figura della partigiana lecchese: “E’ paradossale come Francesca Ciceri, nonostante sia una figura centrale dell’antifascismo, della Resistenza e delle lotte sindacali, sia ancora poco conosciuta e ricordata a livello di opinione pubblica. Ricordare Francesca Ciceri significa riannodare i fili della storia della politica delle donne”.

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Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, rappresentanti delle forze dell’ordine, l’assessore Emanuele Manzoni, il consigliere comunale Alberto Anghileri (tra i promotori dell’iniziativa), il senatore Tino Magni e il consigliere regionale Gianmario Fragomeli. La cerimonia, che ha visto l’accompagnamento musicale di Pilly e Manuela Cossa, Ranieri Fumagalli e Lello Colombo, si è conclusa con lo svelamento della targa che, all’ombra del Resegone e del Pizzo d’Erna, dall’alto guarda la nostra città.