Il referendum per l’acqua bene comune

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Indetto dal Comitato Lecchese 2 SI per l’acqua bene comune, l’incontro di approfondimento dedicato ai temi referendari dei prossimi 12 e 13 giugno ha permesso di risollevare tematiche e problematiche, per sommi capi note e care ai più, ma anche approfondire, grazie agli interventi del Sindaco di Lecco Virginio Brivio, di Ferdinando Ceresa della Provincia di Lecco e dell’economista Riccardo Petrella, i risvolti di una situazione complessa ed articolata nei confronti della quale è indispensabile un approccio attento e consapevole.

Roberto Fumagalli sintetizza le necessità e le preoccupazioni di una larga fetta di utenti, cittadini ai quali il comitato referendario lecchese ha, con successo, saputo rivolgersi e dato voce: si tratta di due “SI” con i quali si intende impedire da un lato la privatizzazione di un bene comune e dall’altro la possibilità di ricavare profitti dall’acqua.

Virginio Brivio approfondisce caratteristiche e congetture di una questione complessa, che ha richiesto e trovato dialogo e collaborazione fra enti pubblici locali, Comune e Provincia di Lecco, e mette in evidenza i vantaggi di una struttura gestionale che supera i limiti comunali, ma che deve continuare a coinvolgere i municipi, attraverso l’ufficio di piano.

Nel ribadire l’importanza di un voto favorevole all’abrogazione del Decreto Ronchi, Fumagalli ricorda la legalità precaria del temporaneo affidamento in house del servizio idrico integrato ad Idrolario, società pubblica interamente partecipata dai comuni della provincia, e paventa le difficoltà di un controllo cittadino su operato e decisioni di un gruppo che a differenza del Consiglio Comunale, lavora a porte chiuse.

Il Sindaco di Lecco pone l’accento sulla necessità, che va oltre i quesiti referendari, di migliorare il contenimento dei consumi, delle perdite e la depurazione, nonché sulle nuove modalità di investimento, i cui costi devono trovare copertura nelle tariffe, secondo criteri ancora da chiarire. Brivio mette in risalto come la possibilità di avvalersi di consorzi pubblici debba muoversi di pari passo con l’affrancamento di queste realtà dai vincoli e dalle briglie che semiparalizzano oggi gli enti locali, in maniera tale da consentire l’operatività di una struttura che altrimenti non sarebbe in grado di rispondere alle esigenze per le quali è stata creata.

A concludere l’incontro, l’intervento di Riccardo Petrella, fondatore del Manifesto per il Contratto Mondiale sull’Acqua, che ripercorre le tappe di una conquista: quella del capitale nei confronti di ciascuna forma di vita. Nel 1992, in occasione di una Conferenza delle Nazioni Unite dedicata, tocca all’acqua divenire un bene economico, ovvero un bene che contribuisce ad incrementare il valore del capitale in esso investito; alla base di questa trasformazione c’è scarsezza dell’acqua, una scarsezza destinata ad aggravarsi. Del 1993 è il modello di gestione integrata delle risorse idriche elaborato della Banca Mondiale, attraverso la cui riproposizione si giunge alla Legge Galli, alle tariffe, ai bacini ed agli Ambiti Territoriali Ottimali.