LECCO – Una serata bella, particolare, diversa: “Sul filo del ricordo” è approdata a Lecco nella serata di mercoledì 15 giugno presso il cine-teatro Palladium di Castello per ricordare un grande alpinista, Marco Pedrini, a 30 anni dalla sua scomparsa avvenuta sul Monte Bianco (Petit Dru, via degli Americani).
La serata sul “Pedro”, come veniva più spesso chiamato, era già stata presentata a Lugano, sua città natale, qualche settimana fa, su idea di Romolo Nottaris e Fulvio Mariani, amici e compagni di avventure. Presenti anche tanti amici lecchesi che avevano conosciuto l’esuberante e dotato scalatore svizzero, tra cui Marco Ballerini, Danilo Valsecchi, Carlo Aldè e Dario Spreafico che hanno deciso di portare la serata anche a Lecco, per ricordare “un grande uomo, oltre che un grande alpinista”.
Davvero tante le imprese compiute dal giovane Marco Pedrini, che all’arrampicata si è avvicinato all’età di 18 anni, tra cui si ricordano (ma l’elenco è ben più lungo) la seconda ripetizione invernale (prima in stile alpino) della via Cassin sulla parete Nord-Est del Pizzo Badile nel 1891, la prima salita in libera del Pilastro Bonatti al Petit Dru nel 2982 e la prima solitaria della via del Compressore al Cerro Torre nel’85, oggetto del film Cerro Torre Cumbre, filmato dall’amico Fulvio Mariani. Sempre nell’85 Pedrini partecipò alla prima edizione dei Campionati Mondiali di arrampicata sportiva a Bardonecchia, Sportroccia.
“Testa dura, fuori dagli schemi, fortissimo, determinato ma anche intelligente e profondo” alcuni degli aggettivi con cui gli amici lecchesi e il genovese Alessandro Gogna, presentatore della serata, hanno ricordato il luganese, scomparso nell’agosto del 1986 sulla via degli Americani al Petit Dru.
“Quando è giunta la notizia della morte di Marco – ha detto Gogna – ho sentito un grande vuoto dentro di me. Avevo già il corpo coperto di cicatrici ma ogni volta che se ne aggiunge una è un duro colpo”.
“Parlare di Marco a Lecco è come parlare di uno di voi, era davvero legatissimo a questo ambiente – ha detto Fulvio Mariani – perderlo è stato assurdo, ancora mi manca a distanza di 30 anni”.
“Pedro si muoveva con passione, il suo approccio alla montagna, per quanto estremamente rispettoso, era quasi dissacrante – ha ricordato Marco Ballerini – io ero affascinato da quel giovane, dotato di un’apertura mentale che qui a Lecco mancava e che io stesso non avevo, soffocato com’ero dalla storia del nostro alpinismo. Marco mi ha aperto un orizzonte e per questo e altro non potrò mai ringraziarlo abbastanza”.
Ai ricordi degli amici si sono alternati durante la serata alcuni filmati di Pedrini, i più significativi per gli amici per ricordarne l’essenza: l’immancabile bandana rossa, il sorriso sveglio e solare, l’ironia sfrenata e quel walkman sempre appeso all’imbrago, i Pink Floyd nelle orecchie: “Questo era Marco, un giovane pieno di voglia di vivere, un alpinista completo, sempre alla ricerca di nuove sfide superate tutte con brillante intuizione per i tempi che erano”.
La bella serata si è conclusa con la proiezione, realizzata dall’amico Mariani con alcune diapositive trovate anni dopo la morte dell’alpinista, di un racconto scritto da Marco Pedrini, il fantasioso “Mustafa e la principessa di Cime Tempestose”, una vera e propria storia dell’arrampicata in libera in tinta fiabesca: “Del racconto sapevo ma era solo scritto, anni dopo quel tragico agosto mi chiamò la sorella di Pedro per dirmi che aveva trovato una scatola piena di diapositive, digitalizzai tutto, aggiunsi foto di Marco e realizzai questo video del racconto della principessa di Cime Tempestose. Marco era una forza della natura”.