LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“Gentile direttore,
da qualche settimana le cronache locali sono tornate ad occuparsi dell’ipotesi del porto alla Malpensata. Un progetto che, stando alle dichiarazioni dei suoi sostenitori, su tutti il presidente della Canottieri Lecco, Marco Cariboni, pare esser già stato definito, “depositato da tempo in Comune” e per il quale -citando sempre Cariboni- si sia già ricevuto l'”assenso” dell’amministrazione. Un entusiasmo apparentemente unanime che è pubblicizzato senza riserve, a differenza della documentazione relativa al progetto, che non è reperibile sul sito internet del Comune o della Società (anche se il presidente Cariboni ci ha cortesemente inoltrato gli elaborati grafici del progetto). Il che pregiudica qualsiasi considerazione di merito.
Ciò nonostante, ci sembrano palesi alcune criticità che andremo di seguito a sottolineare, confidando in una risposta o chiarimento puntuale da parte degli interessati.
Prima di tutto, come si inserisce il già battezzato “Porto di San Nicolò” all’interno del (ritardatario) Piano di Governo del Territorio di Lecco? Lo chiediamo perché negli atti relativi al Pgt non vi è alcun riferimento alla Malpensata, mentre permane il progetto di porto, seppur ridimensionato, alle Caviate. Una pianificazione quantomeno confusa, come confuso e non ben definito è il ruolo che il Comune di Lecco riveste o ha rivestito nella partita “Malpensata” a livello di promozione, progettazione e soprattutto realizzazione dell’intervento. Si vuol forse percorrere l’accidentata strada (per le finanze pubbliche) del project financing?
Inoltre, le poche anticipazioni di stampa danno conto di un attracco con 120 posti barca e -in aggiunta rispetto al progetto originario- di un intervento edilizio che comprenda bar, ristorante e un non ben definito “centro espositivo per mostre e incontri”. È naturale porsi la domanda circa l’utilità di un ulteriore centro espositivo (tradotto: metri cubi) che si aggiunga all’appena inaugurato Palazzo delle Paure e al previsto nuovo centro espositivo museale, per i quali sono già stati spesi milioni di euro di denaro pubblico; sorge il dubbio che l’espressione (“centro espositivo”) torni utile per coprire, oltre a deficit progettuali, chiare volontà politiche. Com’è quella di attrarre “turismo” con cemento e posti barca, senza porsi il problema del potenziamento della navigabilità pubblica e del miglioramento della qualità delle acque, che insieme al “Porto di San Nicolò” condividono la trasparenza. Scarsa.
Ecco, sintetizzate, le nostre perplessità, richieste e proposte. Contenuti di un’iniziativa che porteremo avanti, se necessario anche attraverso le forme della riuscita battaglia contro il mega-porto in zona Caviate. Non che questa proposta sia paragonabile in termini progettuali o d’impatto, però certe dinamiche (il “turismo” come grimaldello dalla solidità indiscutibile) non ci convincono affatto. Specie se si traducono in un nuovo consumo del territorio attualmente usufruibile da tutti i cittadini.
Come, quando e perché il Comune di Lecco è stato contattato (o ha contattato) gli attuali promotori della proposta del porto in zona Malpensata?
Come si pone questa proposta rispetto alla difficoltosa redazione del Piano di Governo del Territorio? Dato che non è inserita tra gli ambiti di trasformazione, verrà aggiunta successivamente?
È possibile quantificare la domanda di posti barca che attualmente interessa il tratto di lago che insiste nel Comune di Lecco?
In base agli elaborati grafici pubblicati e diffusi dai proponenti, quanta parte dell’attuale verde urbano e di lago verranno sacrificati per accogliere la struttura portuale (lido compreso)?
Qual è il ruolo ricoperto dagli enti pubblici nel “progetto Malpensata”? E in relazione a ciò, qual è lo strumento realizzativo individuato (risorse, capitali, modalità, finanziamenti, gestione)?
Dato l’annuncio dei promotori dell’assenso ricevuto dall’amministrazione, perché non portare in Consiglio comunale copia del progetto depositato, dandone adeguata informazione anche sul sito internet www.comune.lecco.it?
In definitiva, perché non pensare al potenziamento della navigabilità pubblica e al miglioramento delle condizioni delle acque piuttosto che inseguire progetti comunque invasivi di attrazione turistica, la cui efficacia è peraltro tutta da dimostrare, rivolta ad una stretta cerchia di utenti?
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