Minzioni frequenti, bruciori e sangue nelle urine: la causa può essere l’ipertrofia prostatica
Il dott. Scuzzarella, urologo: “Dopo i 45 anni, meglio un controllo dell’apparato urinario”
LECCO – Questione comune al genere maschile è la salute della prostata, la ghiandola posizionata alla base della vescica che ha lo scopo di produrre il liquido seminale dove vengono immessi gli spermatozoi nel momento dell’eiaculazione.
Fino ai 40 anni ha le dimensioni e la forma di una castagna, con un volume di circa 15-25 cc ma negli anni successivi circa l’80 % degli uomini va in contro ad un progressivo più o meno lento incremento del volume. Una volta iniziato l’aumento del volume, per quanto di natura benigna, prosegue per il resto della vita, condizionando a volte il modo di urinare.
“Durante i primi anni non ci si accorge perché la vescica reagisce aumentando la forza di contrazione durante la minzione, ma nel tempo questo delicato equilibrio tende ad interrompersi. Nei casi più estremi si arriva al blocco completo della minzione, alle infezioni e all’insufficienza renale” spiega il dott. Salvatore Scuzzarella, urologo del centro medico In Salus di Lecco.
“La diagnosi precoce di ipertrofia prostatica – spiega il medico – viene fatta intorno ai 45 anni anche in assenza di sintomi, semplicemente eseguendo una visita urologica con ecografia addominale che evidenzia lo stato di salute dall’apparato urinario, reni, vescica e volume prostatico. Nella maggior parte dei casi il quadro è quello di un apparato urinario normale con un’urodinamica normale o di un’iniziale ipertrofia prostatica , con un’uroflussometria nei limiti. Più si va avanti con gli anni e maggiore è la probabilità di diagnosticare un incremento volumetrico della prostata, fin a valori di gran lunga superiori ai 100 cc”.
I sintomi più frequenti che portano i pazienti a richiedere una visita urologica, spiega l’urologo, sono “una minzione notturna non presente nei mesi precedenti, un incremento della frequenza minzionale, una riduzione della pressione del mitto con aumento del tempo di minzione, bruciore durante la minzione o durante l’eiaculazione, comparsa di sangue nelle urine in forma microscopica (rilevabile con un esame) o macroscopica oppure un’urgenza minzionale che costringe il paziente a una ridotta vita di relazione”.
Le analisi da eseguire prima della visita sono: esame urine, urinocoltura, esame citologico delle urine, esami del sangue come emocromo, PCR, PSA. Dopo la visita urologica, invece, i test di approfondimento potrebbero essere una tac addome con contrasto, risonanza magnetica multiparametrica, cistoscopia, esame urodinamico completo.
“I sintomi più frequenti sono sostenuti da un quadro infiammatorio cronico della ghiandola che si comporta come una spina irritativa sulla vescica costringendola ad un’urgenza minzionale spesso imperiosa – spiega Scuzzarella – Naturalmente giunti ad una diagnosi si passa alla terapia, a cominciare da un miglioramento dello stile di vita fino alle terapie chirurgiche più o meno invasive, passando dalle terapie farmacologiche alla fitoterapia o alle innovativa radiofrequenza, ma di tutto questo parleremo nel prossimo articolo”.
Dott. Salvatore Scuzzarella
In Salus – Centro Medico Polispecialistico
Lecco – Corso Carlo Alberto 17/A
Tel. 0341 367512
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