Commercianti e albergatori preoccupati per l’ennesima chiusura della SP72
Beri: “Serve un intervento risolutivo”
BELLANO – Lo scorso sabato, dopo 24 ore di chiusura, la provinciale tra Bellano e Varenna è tornata percorribile seppur in senso alternato per la presenza delle barriere sul lato a monte: a seguito dell’ennesimo distaccamento di rocce, la strada che collega i due paesi rivieraschi era stata nuovamente interdetta.
La riapertura è stata possibile dopo l’allungamento dei new jersey al tratto di strada interessato dal nuovo evento franoso, a poche decine di metri da dove si era verificato il precedente episodio.
“Questa ultima interruzione dimostra la fragilità delle soluzioni adottate per risolvere il problema – interviene il vicepresidente vicario di Confcommercio Lecco e presidente di Federalberghi, Severino Beri – Da quando c’è stata la prima chiusura, a seguito della frana dello scorso autunno, è già la terza-quarta volta che viene adottato un provvedimento simile. E’ evidente che dopo cinque mesi il problema non è stato ancora risolto né pare essere stato definitivo un piano risolutivo. Eppure la Regione sembra avere dato il via libera alle risorse economiche necessarie”.
Arrivato il parere della Soprintendenza
Il problema sono i tempi della burocrazia: dal 20 gennaio scorso si attendeva il parere della Soprintendenza sul progetto di messa in sicurezza complessiva della strada; parere che, fanno sapere dal Comune, sarebbe arrivato proprio in questi giorni. Il progetto dal costo di 150 mila euro prevede la messa in sicurezza definitiva dell’intero costone di roccia. Si attende ora lo stanziamento di risorse da parte di Regione Lombardia
“Siamo alle soglie della Pasqua e dei ponti che precedono la stagione estiva – ricorda Beri- Nelle prossime settimane i turisti sono destinati a crescere: non possiamo accoglierli con risposte improvvisate altrimenti sarà il caos. Una soluzione definitiva è necessaria non solo per chi arriva da fuori, ma anche per i residenti e per chi si muove su quella strada per motivi di lavoro o studio. Un territorio già in sofferenza dal punto di vista infrastrutturale non può accettare passivamente questi continui stop ai collegamenti”.