E’ morto al Monte Bianco, dopo aver concluso la prima salita solitaria in invernale della via Jöri Bardill, sul Pilone Centrale del Freney
LECCO – 7 anni fa, come oggi, se ne andava un grande alpinista: Marco “Butch” Anghileri. Era il 14 marzo 2014 quanto Marco è morto mentre stava raggiungendo la vetta del Monte Bianco dopo aver concluso la prima salita solitaria in invernale della via Jöri Bardill, sul Pilone Centrale del Freney.
Gli anni passano, ma resta vivo, forte e intenso il ricordo di “Butch”. Per noi di Lecconotizie era un amico, prima ancora che socio fondatore.
Quest’anno lo vogliamo ricordare così, con un pensiero del direttore Lorenzo Colombo, che è stato ospitato nel libro dedicato al “Butch” a cura di Andrea Gaddi e pubblicato da Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport nella collana “I Grandi Alpinisti”.
<< Anche lui, da ragazzino, non è stato risparmiato dal fascino del calcio. Il suo ruolo era il portiere. E che portiere. Reattività, velocità e plasticità facevano già parte del suo corredo atletico. Non era alto, a differenza dei coetanei che, a quell’età tra preadolescenza e adolescenza, facevano già impressione. Eppure quel gatto in porta arrivava ovunque.
Quella nel mondo del calcio giovanile è stata solo una parentesi, prima di tirare fuori gli artigli e decidere che l’arrampicata sarebbe stata la sua vera passione. Da quella parentesi, però, ha saputo coltivare amicizie alcune delle quali non sono mai finite.
Amici ed amicizie per Marco “Butch” Anghileri erano come appigli in parete, non importava se grandi o piccoli, se lo erano, diventavano appoggi fondamentali per procedere lungo la via della vita.
Un amico romantico “Butch” per il quale il tramonto più bello del mondo era quello da ammirare in Rosalba, rifugio abbarbicato sul versante ovest della Grignetta, montagna per la quale nutriva un amore profondo. Così profondo che nel dicembre 2005 decise di rilevare la gestione di un ristorante ai Piani Resinelli, ribattezzandolo 2184, in onore della “sua” montagna. Numero non causale essendo l’altezza precisa della Grignetta.
A spingere Marco ad aprire quel ristorante non fu il business, lui che aveva già il suo bel da fare nell’azienda di famiglia, bensì l’idea di creare un punto di ritrovo e aggregazione per alpinisti e appassionati di montagna. “Cose semplici qui – diceva – Polenta, formaggio e salsicce a qualsiasi ora. Perché chi scende dalla Grignetta affamato deve poter mangiare polenta anche alle quattro del pomeriggio”. Poi, come spesso accade nella vita, una cosa tira l’altra e, per uno come Butch per il quale limiti e confini sono sempre stati effimeri, il menu si è ampliato. Soprattutto la sera la polenta lasciava spazio a gustose pizze, e quando la gente era così tanta lo si vedeva lasciare il bancone per trasferirsi in cucina, pronto a mettere le mani in pasta.
Quel locale nel giro di poco tempo era davvero diventato un punto di incontro per tante, tantissime persone, accomunate tutte da una grande passione: quella per la montagna.
Buon cibo, bicchierate, chiacchierate, racconti, risate, scommesse… come la goliardata del risucchio di panna cotta. Una sfida nata per caso tra amici, per vedere chi fosse stato capace di risucchiarne una intera e deglutirla. Risultato: torneo con oltre 200 partecipanti e premi ai vincitori. “Categoria maschi e femmine, ovviamente”.
Goliardia certo, ma in quel 2184 c’era anche spazio per momenti di grande spessore, frutto proprio di quelle amicizie che Butch sapeva coltivare. E allora ecco le serate con alpinisti e arrampicatori di spicco: un giovanissimo Adam Ondra, un Matteo Della Bordella ancora acerbo (il Butch aveva occhio) e poi Bubu Bole, il mitico Manolo, solo per citarne alcuni.
Insomma, Marco Anghileri era sì alpinista solitario nelle sue più belle imprese, ma anche un uomo di grande compagnia. Del resto la “chiacchiera” non gli mancava e, com’è capitato più volte, se incontrava qualcuno che non aveva mai messo un imbrago ma manifestava curiosità per il mondo verticale, mollava tutto per mettersi a sedere, raccontare, affascinare e, alla fine, decidere di rimandare la scalata, quella bella, impegnativa in programma il giorno dopo, per accompagnare il neofita di turno in parete.
Diffondere e infondere la passione dell’arrampicata e della montagna per il Butch era quasi una missione che svolgeva con una naturalezza disarmante. Con la stessa passione con cui scalava legato ai più grandi alpinisti, portava sulle guglie della sua Grignetta chi non aveva mai toccato la roccia o provato l’ebrezza di una discesa in doppia. Godeva nel vedere quel misto di emozione e paura di chi, per la prima volta, si trovava a fare i conti con il vuoto.
Una missione a cui si affiancava il gusto per la sfida, come quella di entrare a far parte, nel 2011, di una start-up, diventandone presidente, che ha dato vita a due quotidiani online: Lecconotizie.com e Erbanotizie.com, tutt’ora floridi e attivi. Ennesima dimostrazione di come Marco “Butch” Anghileri avesse sempre uno sguardo oltre, avanti, puntato verso l’alto.
“Va che è una figata” ripeteva spesso, soprattutto quando parlava di montagna e raccontava di quel tiro, di quella via, di quella cima, accompagnando la narrazione con gesti lenti, armoniosi, come se fosse ancora là. E lo faceva sempre col sorriso stampato in viso e gli occhi grandi, azzurri, capaci ogni volta di meravigliarsi.
Davvero, “è stata una figata” l’averti conosciuto perché gli amici sono come gli appigli lungo una via: che si decida di salirla o meno loro sono sempre là, pronti a sostenerci >>.
”