Cerro Torre. Matteo Della Bordella ricorda l’amico Korra Pesce: “Avevamo sogni paralleli”

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Si erano trovati per caso sulla Nord, erano arrivati in cima assieme, poi l’incidente durante la discesa

“Non dimenticherò mai il nostro incontro sulla Nord e non dimenticherò mai con quanta audacia, sicurezza e velocità ci hai condotto fuori da quella parete”

LECCO – Poche righe, misurate, ma cariche di stima e affetto. A distanza di alcuni giorni dall’incidente che ha visto la morte di Corrado Korra Pesce, il Ragno della Grignetta Matteo Della Bordella ha condiviso dalla Patagonia un ricordo del fortissimo alpinista 41enne. La cordata del maglione rosso aveva incrociato quella di Korra Pesce a pochi metri dalla vetta del Cerro Torre, così erano arrivati in cima assieme ognuno con il proprio sogno in tasca. Poi la discesa e, come succede, ognuno è tornato a seguire i propri piani e le loro strade si sono separate. Poche ore dopo la valanga che ha travolto Korra Pesce e il disperato tentativo di soccorso a cui lo stesso Della Bordella ha partecipato.

“Qualsiasi montagna, qualsiasi salita, qualsiasi via, anche se si tratta della più bella, difficile e importante che abbia mai fatto, non potrà mai avere lo stesso valore di una vita umana. Nel turbine di emozioni che mi ha travolto in queste giornate, ora non resta che la tristezza per la perdita di uno dei migliori alpinisti al mondo, di un amico, di una persona per la quale nutrivo enorme stima.
La consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per salvarlo, ma l’enorme amarezza che questo non sia stato abbastanza.
Korra era una persona diretta e schietta. Introversa. Con cui non era facile legare.
Avevamo sogni paralleli: due vie nuove sul Cerro Torre, le quali correvano eleganti e dirette lungo la parete Est, per poi spostarsi sulla Nord.
Chiamare queste vie dei semplici “sogni” sarebbe riduttivo. Aprire quella via per Korra, come per me, era una ragione di vita. Ne sono certo. Era ciò che dava senso alle nostre esistenze.
Ci eravamo conosciuti proprio ai piedi di quella montagna, ed i nostri destini si erano incrociati per tre anni di fila, nella speranza di riuscire a salire le nostre linee fino a lassù, alla cima del grido di pietra.
Eri un alpinista ‘tutto arrosto e niente fumo’, riconosciutissimo nel nostro mondo, anche se i media non sono mai riusciti a rendere il tuo vero valore al grande pubblico. Il fatto di essermi guadagnato la tua stima era per me motivo di grande orgoglio.
Ti sono grato per tutte le giornate passate insieme, non dimenticherò mai il nostro incontro sulla Nord del Cerro Torre e non dimenticherò mai con quanta audacia, sicurezza e velocità ci hai condotto fuori da quella parete.
Sentite condoglianze a tutta la tua famiglia”.