Lo sci è morto? Il libro “Inverno liquido” infiamma il dibattito a Lecco

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Confronto serrato sul futuro delle nostre montagne nell’incontro organizzato dal Cai Lecco

Bobbio e Artavaggio osservati speciali. E’ possibile coniugare sostenibilità ambientale, sociale ed economica?

LECCO – La crisi climatica sta effettivamente mettendo la parola fine alla stagione dello sci di massa? Ha ancora senso investire risorse in impianti e innevamento artificiale? Un altro futuro per le montagne lecchesi è possibile? E’ possibile garantire la sopravvivenza delle terre alte coniugando sostenibilità ambientale, sociale ed economica?

Questi alcuni dei temi che, per quasi tre ore, hanno infiammato il dibattito organizzato venerdì sera in sala Ticozzi a Lecco. L’incontro organizzato dal Cai Lecco, in collaborazione con Legambiente e Wwf, segna il primo momento ufficiale di confronto nel nostro territorio su una tematica determinante per il futuro.

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La serata si è aperta con l’intervento del ricercatore e videomaker Maurizio Dematteis, coautore del libro “Inverno liquido”, un lavoro che pone al centro le questioni della crisi climatica, delle terre alte e della fine della stagione dello sci di massa. “Ho consumato le suole girando tutta Italia per andare a vedere di persona cosa sta accadendo in quelle comunità che vivono grazie all’indotto dello sci da discesa – ha spiegato -. Mi sono focalizzato su stazioni medio-piccole sotto i 2.000 metri, ma sono andato a vedere anche comunità più grandi e ho trovato tre grossi cambiamenti in atto: il cambiamento climatico; crisi economica e sci sempre più costoso e il cambiamento culturale del turista”. Le montagne, per fattori climatici, economici e sociali, stanno vivendo una transizione veloce e feroce: “Ci siamo trovati davanti comunità impaurite e spaesate che si stringono attorno ai feticci degli impianti da sci perché non vedono alcuna alternativa possibile”.

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Cambiamenti climatici, siccità, scioglimento di ghiacciai, penuria di neve e nuove economie sostenibili che possano dare un futuro anche alle realtà delle montagne lecchesi: su questi cardini si è imperniato un confronto a viso aperto che ha visto gli interventi di Vanda Bonardo, presidente Cipra Italia – Responsabile Legambiente Alpi; Aldo Bonomi, sociologo del territorio; Adriana Baruffini, presidente Cai Lecco; Luca Rota, scrittore e blogger; Pietro Corti, alpinista e scrittore e Luca Stefanoni, maestro di sci.

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Adriana Baruffini

La presidente del Cai Baruffini ha portato come esempio di un possibile futuro diverso i Piani di Artavaggio (citati anche nel dossier Nevediversa di Legambiente) sottolineando come, invece, “i lavori eseguiti nel comprensorio di Bobbio hanno conseguenze su un ecosistema delicato come quello di Bobbio. La montagna non è un parco divertimenti, non ha bisogno di nuovi valori o nuove attrazioni. Mi piace ricordare che il Cai è nato da un gruppo di persone spinte dalla curiosità e dal desiderio di conoscere”.

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Emilio Aldeghi

Il lecchese Emilio Aldeghi, presidente regionale del Cai, è intervenuto in maniera netta: “C’è una visione del turismo da parte di amministrazioni e comunità montane che non mi piace per niente. Spero che le amministrazioni sappiano guardare a quello che c’è dopo e a quello che tutti noi stiamo già vedendo”.

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Il confronto è proseguito con gli interventi di alcuni dei numerosi amministratori presenti alla serata. In sala il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni con gli assessori Giovanni Cattaneo e Renata Zuffi e i consiglieri Alberto Anghileri e Alessio Dossi; presenti i sindaci di Moggio Andrea Corti, di Barzio Giovanni Arrigoni Battaia, di Abbadia Roberto Sergio Azzoni, di Casargo Antonio Pasquini; e ancora i presidenti della Comunità Montana Valsassina Fabio Canepari e Lario Orientale Valle San Martino Carlo Greppi.

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“Quale è l’interesse pubblico di finanziare certi investimenti? A volte me lo chiedo anche io – ha detto il sindaco Gattinoni -. Il cambiamento climatico porta modifiche a livello economico e sociale. Tutti insieme, privati compresi, possiamo pensare a nuove economie non legate al mono-prodotto sci destinato a estinguersi. Creare poli di attrazione, però, consente di rivitalizzare le comunità di montagna. Prendiamo ad esempio la tanto discussa passerella dei Resinelli, io non la giudico, ma dico solo che genera flussi e genera reddito. Forse si poteva fare qualcosa di più intelligente? Può darsi, però ha contribuito a creare un polo di attrazione ai Resinelli”.

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Andrea Corti

Particolarmente sentito l’intervento del sindaco di Moggio Andrea Corti: “Stasera sono stati elencati molti problemi ma non sono emerse alternative perché la verità è che è molto complicato – ha detto -. Non dimentichiamoci che Artavaggio, portato questa sera come esempio virtuoso, non sarebbe così frequentato se non ci fossero i tappeti e le piste da sci per i bambini. Chi abita la montagna ed è presidio della montagna deve avere qualcosa di cui vivere altrimenti noi amministratori possiamo solo chiudere i nostri paesi. E’ un problema complesso che non va banalizzato né in un senso né nell’altro, di sicuro noi amministratori stiamo facendo tanto”.

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Dello stesso avviso anche il sindaco di Casargo Antonio Pasquini: “Da anni stiamo affrontando queste problematiche. Siamo i primi a sapere che servono servizi (dottore, scuole, internet…) e bisogna investire nella sostenibilità per tornare a far vivere le nostre comunità. Non lo sappiamo da ieri, ma è da almeno 15 anni che siamo impegnati su questo fronte”.

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Maurizio Dematteis

Nonostante visioni diverse il problema è comune e molto sentito da parte di tutti. Il confronto voluto dal Cai è stato certamente un momento importante e, se non altro, è servito a mettere un punto fermo per l’inizio di un dialogo serio e serrato che deve coinvolgere tutta la comunità. I cambiamenti sono repentini e serve muoversi in fretta se si vuole scrivere un futuro diverso.