88 – 10 – All’estremo nord della Provincia di Lecco la fusione è una soluzione che piace, ovviamente con tutte le considerazioni del caso. In Alta Valsassina l’unica voce fuori dal coro è quella del sindaco di Crandola Valsassina che si è dichiarato contrario alle fusioni. (L’articolo introduttivo: 88-10 Fusione tra Comuni. Chi ci sta?)
Vediamo nel dettaglio cosa hanno risposto i sindaci:
CASARGO (883 abitanti) – Pina Scarpa (Sì): “Per quanto riguarda la necessità di lavorare insieme è un’esigenza sentita da molti sindaci ormai da tempo. Inizialmente si parlava di unioni ma non di fusioni anche se la necessità di aggregarsi per i piccoli comuni è sempre più sentita. Per quanto mi riguarda non sono quindi contraria alle fusioni. Tuttavia, nei vari incontri fatti in Prefettura, ipotizzando aggregazioni, abbiamo chiesto maggiore chiarezza rispetto a chi fa che cosa. Con il referendum ormai alle porte direi che è bene aspettare l’esito. Poi io sono pronta a sedermi al tavolo con chi di dovere per capire come ci si può mettere in gioco. Casargo ha una serie di servizi in gestione associata ad altri comuni, come lo smaltimento rifiuti che dividiamo con sei realtà. Ritengo tuttavia prioritario fare il ragionamento sulla fusione in un quadro di assoluta chiarezza. Madre natura ha già fatto la sua parte e i territori sono segnati. Se da questo punto in poi si dovrà pensare a unioni e fusioni, allora siamo pronti a ragionare sempre e soltanto nell’intento di non trascurare le esigenze dei cittadini. Non dobbiamo dimenticare quello che il territorio chiede. Nessuna preclusione al dialogo per costruire futuro. Attendiamo il responso delle urne per capire cosa sarà delle Province e quale ruolo avranno le macro aree segnate sinora sulla carta”.
CRANDOLA VALSASSINA (259 abitanti) – Matteo Manzoni (No): “Non sono favorevole alle fusioni. Con i comuni confinanti, Margno e Taceno, abbiamo parlato d’unione, ma siamo troppo lontani sulle nostre posizioni, sono sindaco di un comune unito che nel ventennio fascista era stato unito a Margno, la maggioranza della popolazione so che non sarebbe favorevole. Probabilmente una fusione potrebbe essere vantaggiosa se i tempi fossero maturi, ma non lo sono, e la conformazione di Crandola non si presta. E’ vero che siamo in un periodo di bilanci risicati, con poche risorse e quasi nessun trasferimento, ma ci stiamo anche barcamenando abbastanza bene, grosse spese del comune non ce ne sono, per i nostri comuni dell’Alta Valsassina non ci sarebbe uno svantaggio ma neanche vantaggio con la fusione. Abbiamo in essere dei servizi in convenzione, quello che c’era da fare per aiutarsi con i confinanti lo abbiamo fatto. Non posso pensare di dire ai miei anziani di andare in un ufficio a 10 chilometri, è vero che siamo nell’era del digitale, ma io sono legato alle tradizioni siamo abituati in questo modo e c’è sempre stata molta vicinanza fra amministrazione e cittadini. I nostri governanti in Parlamento non si rendono conto di che cosa è il piccolo centro, ma ce ne sono tanti in Italia: 8000 comuni hanno delle peculiarità che si perderebbero, ma chi è chiamato a decidere non si rende conto di quello che succede sul campo. Se dovessimo fonderci sull’onda di questa moda non sono sicuro possa essere salutare, perché il comune montano è una realtà a sé, lo abbiamo visto con le province, infatti l’abolizione prevede che la province di Sondrio e Belluno rimangano fuori da questa logica, il ragionamento dovrebbe essere applicato anche ai comuni, occorre che si scenda sul campo, si tocchi con mano e poi si decida”.
MARGNO (400 abitanti) – Giuseppe Malugani (Sì): “Sarei favorevole, ma solo passando tramite un’unione preparatoria: prima si fa l’unione dopo 3 anni la fusione, per essere certi che le cose funzionino, inoltre sarei disposto ad una fusione con dei comuni nel raggio di 3 chilometri, quindi Crandola, Taceno e Casargo. Con la fusione ci sarebbero almeno tre vantaggi; sicuramente un riscontro a livello di finanziamenti pubblici statali e regionali, e con l’unione o la fusione si verrebbe esonerati dai vincoli di finanza. Il terzo vantaggio sarebbe nei migliori servizi, oggi limitati per le poche disponibilità di risorse. Personalmente ritengo che da parte dei sindaci e degli amministratori ci sia la spinta a creare un’unione finalizzata alla fusione, c’è invece un po’ di resistenza fra le minoranze e nella cittadinanza, ma la situazione è ad un livello tale che non si può più andare avanti così, i piccoli comuni sono in croce, non abbiamo più una lira, se dobbiamo lavorare in questo modo tanto vale avere i comuni”.
PAGNONA (407 abitanti) – Maria Cristina Coppo (Sì): “Con il comune di Premana abbiamo già iniziato a ragionare su un’ipotetica Fusione in quanto abbiamo già in essere una condivisione di servizi come per esempio l’Ufficio Tecnico, quindi il discorso lo abbiamo intavolato. Tuttavia siamo fermi, nel senso che stiamo verificando che cosa potremmo avere di positivo tra l’Unione rispetto alla Fusione e cosa di negativo. Vogliamo capire qual è la miglior soluzione per il cittadino, proprio in riferimento ai servizi. Stiamo quindi valutando per poi parlarne con i nostri cittadini prima di prendere una decisione definitiva e su questo punto a breve organizzeremo un incontro. Personalmente ritengo che la Fusione per Pagnona abbia senso solo se fatta con il comune di Premana. Non mancano tuttavia le preoccupazioni in quanto noi siamo il comune più piccolo e il timore è quello di essere assorbiti, quindi forse il primo passo da compiere è l’Unione totale dei servizi totale per poi valutare la Fusione che a mio avviso verrà da sé”.
PREMANA (2.295 abitanti) – Nicola Fazzini (Sì): “Come Amministrazione abbiamo già affrontato la questione, anche se è ancora fumosa e stiamo cercando di capire quali sono i passi da compiere. Soprattutto dobbiamo essere noi convinti per arrivare a presentarsi poi alla popolazione alla quale presentare la nostra idea e chiedere cosa ne pensa al riguardo. Tuttavia, con il Comune di Pagnona abbiamo già in essere una convenzione che ci ha portato alla gestione associata, ma forse non è nemmeno corretto chiamarla così, dato che si tratta dell’Ufficio Tecnico diventato unico per Premana e Pagnona e lo stesso per l’ufficio di Polizia Locale unico. Credo che questa sia una buona base di partenza per quanto riguarda il discorso unioni e, o, fusioni. I confronti sono già iniziati e con calma andremo a far chiarezza. Per quanto ci riguarda non credo si possa pensare alla fusione di più comuni fuorché Pagnona visto che in Valvarrone i comuni di Tremenico, Introzzo e Vestreno sono già a buon punto. Poi c’è Vendrogno che guarda però verso Bellano. Detto questo, noi siamo disponibili a qualsiasi altra aggregazione purché logica e sensata. Il proverbiale sasso lo abbiamo già lanciato alle Amministrazioni confinanti, però al momento non ci sono stati riscontri. Siamo aperti anche verso Casargo, ma al momento non c’è stato un confronto su questo tema con il sindaco, mentre con Margno sì”.