88 – 10 – Nel meratese l’unione dei comuni è già stata sperimentata con successo da Perego e Rovagnate, che hanno dato vita alla Valletta Brianza, e da Verderio Superiore e Inferiore, confluiti in Verderio. La posizione degli altri comuni è divisa quasi equamente tra il sì e il no. (L’articolo introduttivo: Fusione tra Comuni. Chi ci sta?)
Vediamole nel dettaglio:
AIRUNO (2.945 abitanti) – Adele Carla Gatti (Sì): “Per i cittadini in seguito ad una fusione ci sarebbe un’ottimizzazione dei servizi, perché, con maggiori risorse sia di personale sia economiche, potremmo permetterci di migliorarli. Di certo ritengo che la fusione si debba fare con i comuni confinanti e non con quelli troppo distanti, non sono per le aree troppo vaste, ma per quelle che abbiano 10/15mila abitanti. Ciò vale anche per gli uffici tecnici: il cittadino che magari deve andare nell’altro comune lo vede come un disagio, ma i nostri paesi sono limitrofi, in un paio di chilometri ci si muove fra i municipi. Qualcuno dice che bastano le unioni, ma mettere insieme i servizi richiede più tempo, perché si passa attraverso la burocrazia della convenzione. L’altra premessa che deve essere fatta è che sicuramente i nostri comuni non andranno a ridurre il personale, abbiamo il personale giusto e sufficiente, non dobbiamo risparmiare, ma ottimizzare, che è diverso. La fusione ha però una pecca, alcuni comuni si allontaneranno dall’essere ‘centro’, diventando ‘periferia’, ma questo problema può essere risolto: se ho più risorse, posso mettere in atto una serie di controlli su tutto il territorio. Per il cittadino è importante avere un ufficio aperto tante ore e dove ci sono persone che sanno rispondere alle varie esigenze, in qualsiasi quartiere sia, l’importante è ottimizzare le risorse, ci servono tutte quelle che ci sono. Vedo la fusione come opportunità per migliorare la situazione all’interno dei comuni. La riorganizzazione deve però essere globale, oggi c’è uno spezzettamento, un comune è avanti e uno è indietro, l’altro è bloccato alle unioni. Manca un quadro di tempistica generale, ci sarà a chi piace e chi piace meno, ma si deve procede tutti insieme. “Piccolo è bello”, ma non si riesce a rispondere a tutti i meccanismi che sembrano parlare un’altra lingua oggi, bisogna salvaguardare il territorio, ma questo lo si può fare in altri modi con dei sindaci più presenti”.
BRIVIO (4.690 abitanti) – Federico Airoldi (No): “Sono fermamente contrario alle fusioni, soprattutto se calate dall’alto, deve essere qualcosa di voluto da tutti i cittadini. Abbiamo servizi associati efficienti con il comune di Airuno: sociale, raccolta rifiuti, servizio scolastico, segreteria. Dico ‘no’ alla fusione perché ogni paese ha una storia e una tradizione che verrebbe snaturata, inoltre credo sia opportuno verificare eventuali benefici economici avuti da chi ha intrapreso questa strada. Ad oggi non sappiamo se il grande sia meglio del piccolo”.
CALCO (5.254 abitanti) – Stefano Motta (No): “Non sono pregiudizialmente contrario alla fusione, laddove vi siano affinità tra Comuni, in altri casi invece credo non sia opportuno. Calco potrebbe fondersi con Olgiate, erano “fusi” durante il periodo fascista. Dipende dai cittadini, io non promuoverò questo tipo di operazione, se ci sarà un’iniziativa dal basso allora è giusto che venga presa in considerazione. Non escludo che in futuro possa succedere. L’effetto positivo di una fusione credo possa evidenziarsi in maggiori competenze all’interno della macchina amministrativa, con un organico più ampio sarebbe possibile specializzare il personale, condividere le risorse. Penso anche però che più un comune cresce oltre il suo contesto originario e meno resta comunità, percepisce meno la propria storia e le proprie tradizioni. Calco oggi non ha servizi condivisi con altri comuni, è attiva solo una convenzione con la Polizia Locale di Olgiate che interviene nel nostro territorio in casi di emergenza. Merate centro amministrativo del meratese? Non si è mai guadagnata davvero un ruolo di leadership, se non per numero di popolazione”.
CERNUSCO (3.842 abitanti) – Giovanna De Capitani (Sì): “Da tempo abbiamo allacciato collaborazioni con Osnago, Lomagna e Montevecchia. Le funzioni associate funzionano però se ciascun Comune si presenta con un organico senza sofferenze, altrimenti si fa danno anche agli altri Comuni coinvolti. Con Montevecchia abbiamo avuto un’esperienza non positiva attraverso la revoca del servizio condiviso di Polizia Locale; entrambi i nostri enti avevano carenze di personale. A mio parere dovremmo riprovarci, non ha più senso lavorare su piccoli territori dal punto di vista dei servizi, è possibile migliorarli se realizzati su scala più ampia. Ho parlato più volte con i miei cittadini per sentire le loro impressioni, la fascia più anziana della popolazione vorrebbe mantenere l’autonomia del singolo comune, i più giovani invece non vedono assolutamente il problema rispetto a fusione e unioni. La fusione consentirebbe un’importante riorganizzazione degli enti, serve però che vi sia il consenso della popolazione e fare passi calibrati. Merate come centro amministrativo? Non ci vedrei nulla di male. Il futuro è questo a mio parere, per ottimizzare i servizi e agevolare i piccoli Comuni”.
IMBERSAGO (2.431 abitanti) – Giovanni Ghislandi (No): “E’ noto il mio pensiero, da sempre sono contrario alla fusione tra Comuni. Le normative ci hanno imposto convenzioni e noi siamo stati tra i pochi a perseguire questo obiettivo, arrivando ad avere sei funzioni associate sulle nove preventivate con Robbiate Paderno ma anche con Brivio e Airuno. Detto questo, dati alla mano, credo che i Comuni piccoli come il nostro siano una risorsa e non un problema, sono un presidio fondamentale del territorio. Il nostro è un Comune virtuoso, ben amministrato e i conti sono a disposizione di tutti. Imposta dall’alto, la fusione sarebbe un colpo di mano inaccettabile, io non potrei far altro che dare le dimissioni. Succederebbe come nel fascismo, con il nostro comune accorpato e rinato solo dopo la guerra”.
LOMAGNA (4.935 abitanti) – Stefano Fumagalli (Sì): “Personalmente ritengo che i comuni di medie-piccole dimensioni potrebbero ancora farcela restando indipendenti, certo i tempi sono cambiati, da qualche anno è tutto più difficile per vincoli su bilanci e riguardo al ricambio del personale. La fusione è un’opportunità che va esplorata, non si può dire no a prescindere, e noi avevamo intrapreso un percorso simile con Osnago, Cernusco e Montevecchia, quest’ultima poi ha deciso di rinunciare. Con Osnago abbiamo molte delle funzioni associate, ci si è mossi in questo modo per obbligo di legge ma i risultati si sono dimostrati positivi, ora ragioniamo sui passi futuri, sfruttando le potenzialità offerte dall’associazione delle funzioni, più personale e orari degli sportelli ampliati”.
MERATE (14.920 abitanti) – Andrea Massironi (Sì) – “Credo sia prematuro ora pensare alla fusione, ma potrebbe avere senso sul lungo periodo. Auspicabile l’associazione di funzioni soprattutto per i comuni di piccole dimensioni che potrebbero così creare sinergie, razionalizzare e affinare le competenze. Nel nostro caso però, la condivisione della Polizia Locale con Robbiate e Paderno non ha funzionato. Ci sono tanti motivi per dire sì ma anche per essere contrari alle fusioni, nel meratese avere un PGT per ogni singolo Comune ha poco senso, limita la visione ad una sola area quando potrebbe invece essere un disegno complessivo di tutto il territorio, lo stesso vale per le infrastrutture. Merate centro amministrativo del meratese? Di fatto lo è già, oggi non ha senso creare una vera fusione, ci sono le ragioni ma ancora non le condizioni, per mentalità e campanile. Come i nostri ragazzi già sono figli del mondo, prima o poi ci accorgeremo che dovremmo essere meno attaccati al singolo campanile. Quindi non sono assolutamente contrario, il prerequisito è che ci sia condivisione”.
MONTEVECCHIA (2.494 abitanti) – Franco Carminati (No): “Il nostro Comune ha tentato di condividere con Cernusco, Lomagna e Osnago un percorso di condivisione che è fallito producendo danni notevoli, costringendoci a riorganizzare i servizi. Solo i servizi sociali, gestiti in forma associata, hanno dimostrato di essere funzionali. Si è discusso tanto in passato di unioni e fusioni, ora ripartiamo da terreni ed esigenze comuni, le scuole e i trasporti scolastici, la ciclabile e la raccolta rifiuti per esempio, sviluppando collaborazioni su temi concreti e non sulle sigle. Collaborando, qualità e risparmio in molti casi sono evidenti”.
OLGIATE (6.420 abitanti) – Giovanni Battista Bernocco (No): “Con un comune di sei mila abitanti non abbiamo considerato la fusione come possibilità, ma per le funzioni associate ci stiamo invece impegnando insieme ai comuni vicini, con Calco è già stata attivata con la Polizia Locale e si sta pensando di realizzare un’unica discarica per i rifiuti di entrambi i paesi. C’è anche l’idea di unificare il corpo dei vigili urbani con la Valletta Brianza e Santa Maria Hoé , per garantire maggiore presenza di agenti sul territorio. Siamo in un condizione di autosufficienza nel fornire i servizi pur essendo sotto organico. Personalmente sono europeista convinto e un comune più grande non mi spaventa, ma la gente vuole avere un referente a portata di mano e si perderebbe questo sano contatto con la base, il sindaco è ancora una figura di riferimento”.
OSNAGO (4.879 abitanti) – Paolo Brivio (Sì): “Sono sindaco dal 2014 e nemmeno sei mesi dopo l’elezione mi sono fatto promotore del percorso che ha condotto Osnago, Lomagna e Cernusco ad un passo dal richiedere il referendum alla Regione. Inizialmente era coinvolta anche Montevecchia, prima di fare un passo indietro. Nel febbraio del 2015, poi, quando era il momento delle delibere, Cernusco ha deciso di non portare la questione in consiglio e quindi il processo si è interrotto, almeno per ora. I nostri territori, per vocazione e condivisione, lavorano già a quattro e la fusione sarebbe un traguardo ideale. L’obbligatorietà di un percorso di questo tipo non può che essere un fallimento, serve la volontà di amministratori e cittadini e che ci si basi sulla realtà territoriale. Razionalizzazione delle risorse, specializzazione di dipendenti e uffici, risparmi ma anche miglior governo dei processi che non si fermano ai propri confini comunali, dislocazione dei servizi in modo più razionale… tutti i comuni avrebbero da guadagnarci da una gestione complessiva del territorio”.
PADERNO (3.927 abitanti) – Renzo Rotta (Sì): “Personalmente sono favorevole alle fusioni tra comuni, purché avvengano con determinazioni precise per la gestione dei servizi. Garantiscono una miglior gestione della macchina comunale e una maggiore forza contrattuale nei bandi e sugli appalti, per esempio se pensiamo alle asfaltature, mettendo a gare interventi su più strade oppure la gestione mensa scolastica condivisa, già sperimentata su tre comuni, ha portato a dei risparmi. Attualmente abbiamo associate sette funzioni, solo ragioneria, tributi e rifiuti sono rimaste in capo al nostro comune. La Polizia Locale è condivisa da dieci anni con Verderio e Robbiate, altri servizi li condiviamo con Robbiate e Imbersago, il catasto con il circondario del meratese. Se dovessi ipotizzare una fusione di Paderno la vedrei con Robbiate, attiguo territorialmente. Si darebbe luce ad un Comune di 10 mila abitanti, una dimensione ideale. Mi piacerebbe però vi fosse a guidarlo un sindaco a tempo pieno, un impegno oggi non sempre possibile”.
ROBBIATE (6.106 abitanti) – Daniele Villa (Sì): “Con Paderno e Imbersago abbiamo già condiviso alcune funzioni, l’associazionismo esiste come esigenza e credo possa funzionare meglio. Personalmente sono favorevole all’aggregazione tra Comuni, con equilibri gestiti sulle singole realtà; non sono d’accordo nella creazione di comuni di dimensioni troppo vaste perché si perderebbe il contato con cittadino. Organici più grandi possono produrre efficienza, dall’altro lato il rapporto diretto con il sindaco è ancora molto sentito dai cittadini. Essere troppo grandi rischia di spersonalizzare, un comune di medie dimensioni invece può migliorare i servizi e ridurre le imposte”.
SANTA MARIA (2.220 abitanti) – Efrem Brambilla (Indeciso): “Noi abbiamo fatto la scelta di non fonderci nella Valletta Brianza, che ha riunito in un unico comune Perego e Rovagnate, restando comunque all’interno dell’unione che da 10 anni si era costituita tra i nostri Comuni. Un’unione che abbiamo fatto per far funzionare davvero tutti i servizi, realizzando diversi progetti. Credo che oggi sia impossibile andare avanti da soli per un comune di 2 mila abitanti come il nostro, contando solo sui propri dipendenti. L’unione oggi ha 25 dipendenti, ognuno specializzato nel suo campo, capaci di fornire servizi efficienti alla popolazione. La nostra decisione è stata quella di non aderire alla fusione per preservare l’indipendenza amministrativa del nostro Comune, confini e nome. Credo che la fusione possa essere in generale una buona scelta, deve essere però ponderata e deve avere il consenso da parte dei cittadini, è quest’ultima la cosa più importante”.