Approvato in Regione il Piano Cave di Lecco ma la politica si spacca

Tempo di lettura: 4 minuti
Alpetto cornizzolo

Alpetto cornizzolo

MILANO – E’ stato approvato oggi dal Consiglio regionale della Lombardia il Piano cave della Provincia di Lecco: un voto che ha diviso gli schieramenti con la partecipazione favorevole del centrodestra, l’astensione del Partito Democratico e la non partecipazione dei Cinque Stelle.

L’istruttoria era stata avviata sotto l’Amministrazione provinciale guidata da Daniele Nava e, in particolare, dall’allora assessore Carlo Signorelli, rispetto al quale le associazioni ambientaliste e non solo avevano dato battaglia. Il documento individua i seguenti quantitativi di materiale: 550.000 mc di sabbia e ghiaia (una cava di recupero), 905.000 mc di pietrisco (ripartiti su quattro ambiti estrattivi) e 12.700.000 mc di rocce per usi industriali ripartiti su tre ambiti estrattivi.

La relazione della VI commissione “Ambiente e protezione civile” di Regione Lombardia ha evidenziato come “il quantitativo di inerti pianificato è al di sotto del fabbisogno provinciale che si attesta a 9 milioni di mc”. Per soddisfarlo, oltre all’attivazione della cava di recupero, verrà fatto ricorso a inerti riciclati e all’importazione di materiale dalle altre province.

“Un piano senza aumenti volumetrici di escavazione, pragmatico e non retorico. Un piano che ha saputo ascoltare con diligenza e discernimento il territorio”, questo il primo commento del consigliere regionale Mauro Piazza al termine dei lavori dell’aula.

“L’iter del Piano in Regione Lombardia è stato veloce proprio grazie alla qualità del lavoro svolto: non ha comportato modifiche volumetriche né l’inserimento o l’espunzione di ambiti o giacimenti rispetto a quanto proposto dalla Provincia di Lecco – ribadisce Piazza – Il documento costituisce una sintesi tra le istanze ambientali (una su tutte quella del monte Cornizzolo che porta con sé l’aspetto storico e culturale di San Pietro al Monte) e le esigenze occupazionali e del settore edile”.

Foto aeree di cave_Moregallo_09-08-13 (40)

 

Per il PD, invece, il piano contiene “qualche luce, troppe ombre”. “Non ci convince il metodo utilizzato, innanzitutto, ovvero quello di anticipare di sei anni il nuovo piano senza che quello vecchio fosse arrivato a scadenza: pur lasciando perdere retropensieri e sospetti, rimane un modo sbagliato di lavorare”, ha detto Raffaele Straniero, consigliere regionale del Pd.

Secondo aspetto critico, secondo il PD, il fatto che “l’escavazione nella città di Lecco prosegue su tre ambiti, a pochi passi dall’ospedale e nei pressi di una zona fortemente urbanizzata – ha proseguito Straniero – Ecco perché sarebbe stato preferibile portare a termine l’escavazione prevista dal vecchio piano e non rinnovarla in questi ambiti cittadini”.

Il piano contiene, però, anche due ‘luci’ importanti, ha aggiunto il consigliere Pd: “La prima riguarda la cessazione degli scavi sul monte Cornizzolo, un evento importante e atteso per il quale occorre ringraziare le associazioni che per anni si sono battute per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni e che sono ben rappresentate dal Coordinamento Cornizzolo. Saluto con grande favore questa decisione assunta per prima dalla Provincia di Lecco”.

La seconda buona notizia, spiega Straniero, “è rappresentata dalla mancata apertura di nuovi fronti di escavazione in altri comuni lecchesi: una decisione saggia, soprattutto in un momento in cui il fabbisogno della materia prima è ridotto ai minimi termini per la crisi del settore edile”.

Piano-Cave-protesta-qui-lecco-libera

Il M5S Lombardia, come detto, non ha partecipato al voto sul rinnovo del Piano Cave. Per il portavoce regionale Giampietro Maccabiani: “Il piano cave per il settore sabbia e ghiaia è scaduto nel 2011 e per il settore rocce industriali sarebbe scaduto nel 2021. Non ha senso rinnovare oggi il piano per le rocce industriali. Andava attesa la sua naturale scadenza e rifatto il piano sulla base di previsioni estrattive coerenti con un mercato in contrazione. Per di più non riteniamo che il Consiglio regionale sia l’organo che deve esprimersi su di un Piano cave che dovrebbe essere un atto puramente amministrativo basato su linee di indirizzo chiare. Va cambiata la legge regionale sulle cave (lr 14/1998) in modo che possa indirizzare verso una pianificazione più ampia superando quella provinciale e che lasci l’ultima parola alla Valutazione Ambientale Strategica, che deve essere rigorosa e considerare gli impatti della pianificazione su tutto il territorio regionale”.

“Nel corso della discussione è stato anche bocciato – continua Maccabiani – un nostro emendamento per ridurre la volumetria prevista di escavazione per uno degli ambiti ricadenti nel comune di Lecco. E’ l’unico ATE che viene ampliato, raddoppiato, rispetto a quanto pianificato nel vecchio piano del 2001. Il piano approvato non è sostenibile del punto di vista ambientale: ricade sostanzialmente sul comune di Lecco che vede dunque ancora il proprio territorio gravato da queste cave, che causano forti impatti ambientali e paesaggistici. È giusto considerare le esigenze di fabbisogno di materiale ma le esigenze ambientali, nella situazione attuale, devono essere prioritarie nella redazione dei piani cave.”