Gli interventi del 25 Aprile a Lecco. Gattionini e Anpi richiamano storia e valori della Resistenza cittadina
“Alcune asserzioni rappresentano un pericoloso germe di revisionismo, una banalizzazione del ventennio più tragico e buio della nostra storia”
LECCO – “Lecco sa bene da che parte stare, come lo ha scelto il 25 aprile del ‘45, così lo sceglie, da allora, ogni singolo giorno, fino a oggi 25 aprile 2023. Perciò qui non possono passare indifferenti dei tentennamenti da parte di rappresentanti dello Stato attorno ai temi dell’antifascismo. I crimini atroci compiuti dal fascismo non possono conoscere né oblio né perdono”.
Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco, lancia un messaggio chiaro nel suo intervento durante le celebrazioni per il 25 Aprile a Lecco, la prima Festa della Liberazione sotto il governo Meloni e segnata dalle polemiche per le dichiarazioni di alcuni esponenti nazionali del centro destra.
Anche il presidente dell’ANPI provinciale, Enrico Avagnina, nel corso della stessa cerimonia, ha espresso “preoccupazione per gli interventi scomposti e inopportuni sul tema della resistenza e dell’antifascismo”.
Sindaco e Avagnina hanno ricordato entrambi la medaglia argento al valore militare della città di Lecco per l’attività della Resistenza: “Lecco, dunque, è stata in prima linea nella lotta partigiana – ha aggiunto Gattinoni – A Lecco la Resistenza ha indossato le tute blu negli scioperi della Badoni, della Bonaiti e della File del 7 Marzo 1944, la Resistenza ha beneficiato delle reti di supporto tessute dalle sorelle Villa di Acquate e da don Giovanni Ticozzi del liceo Classico. La Resistenza ha passato il testimone di mano in mano tra decine di cittadini impegnati, che spontaneamente si sono organizzati offrendo le loro migliori capacità per liberarci dall’oppressione: ricordiamo ad esempio Riccardo Cassin e la sua Brigata Rocciatori, ricordiamo la battaglia d’Erna. Sì, perché tutti i luoghi della nostra città raccontano la Resistenza: le nostre strade, le nostre piazze, i nostri parchi, a Lecco, persino le nostre montagne gridano la Resistenza! “
“Alcune recenti asserzioni – ha proseguito il sindaco – rappresentano un pericoloso germe di revisionismo, una banalizzazione del ventennio più tragico e buio della nostra storia, uno schiaffo a coloro che diedero la vita per combattere un sanguinario regime e un’offesa a tutte le vittime delle persecuzioni”.
La guerra e l’emergenza migranti
“La Festa della Liberazione ci consegna, allo stesso tempo, un dovere infaticabile d’indagine e di denuncia, il dovere di scandagliare nelle pieghe dell’oggi, ci impone di interrogare l’attualità, per decifrare e condannare ogni segnale di violenza, di sopraffazione e di totalitarismo. Per questo, è impossibile che oggi il pensiero non vada anche lì, in Ucraina, dove per il secondo anno consecutivo siamo testimoni di una piaga sofferente nel cuore dell’Europa – ha continuato il sindaco – Se dalla Liberazione è sorta la Democrazia, la Democrazia si fonda su un intreccio di diritti e di doveri individuali, sociali, civili, politici, che hanno quale propria base il riconoscere il primato dell’uomo in quanto uomo, di ciascuna persona, in quanto persona, quale depositaria assoluta di diritti universali e inviolabili”.
“Per questo motivo ciascuno di noi, tutti noi, cittadini italiani figli della Resistenza, sentiamo un brivido quando ci troviamo di fronte agli occhi il dramma dell’ennesimo barcone di profughi alla deriva nel Mediterraneo, perché lì vediamo un’umanità tradita, avvertiamo un brivido di fronte alla distesa di bare a Cutro, dove risuona ancora quel conteggio dell’ennesimo corpo ritrovato in mare, perché a Cutro si è consumato il naufragio della civiltà – ha rimarcato Gattoni – Come possiamo, ancora, da Italiani figli della Resistenza, essere sordi al grido delle giovani ragazze Iraniane, rapite, seviziate, avvelenate perché vanno a scuola? Come possiamo restare indifferenti davanti all’esodo dall’Afghanistan? Come possiamo non riconoscere l’aiuto che merita a chi fugge da contesti di guerra o dalla repressione dei diritti umani (ultimo solo in ordine di tempo il dramma del Sudan)?”
“Lo dico con forza: non possiamo sopportare una politica schizofrenica, che afferma principi universali nelle occasioni di circostanza, ma poi non riesce a trarne delle conseguenze pratiche né in Italia, né in Europa. Per essere chiaro – ha aggiunto il sindaco – il nostro Paese, pur in un quadro europeo, non può affrontare la questione migratoria, che ci coinvolge ormai da oltre 20 anni, decretandola quale situazione di “emergenza”, quasi che scaduto il decreto, tra sei mesi, sia finita anche l’emergenza. Magari! Occorre essere ben consapevoli, perché forse non lo si è ben capito, che ci toccherà gestire un fenomeno certamente complesso ma ineluttabile. Il nostro Paese non può ancora, dopo 78 anni, cadere nella medesima trappola della propaganda”.
L’Anpi: “Parlare di fascismo oggi crea fastidio”
“Oggi parlare di fascismo crea fastidio. Dicono che siamo fuori dalla storia, che senza condizioni non c’è pericolo per il ritorno del fascismo. Parlano di pacificazione quando è giè stata fatta, con molta generosità, a termine della guerra. Pochi gerarchi hanno pagato per le loro colpe, tra cui quella di aver provocato la guerra civile in Italia. L’Anpi – ha spiegato Enrico Avagnina – non si è mai schierato con i governi ma ha sempre valutato le forze politiche in base alla loro capacità di attuare la Costituzione, patrimonio di tutti. Proposte sull’autonomia differenziata e quelle di presidenzialismo, però, la mettono a rischio”.
“Oggi si vuole mettere tutto sullo stesso piano, vittime e carnefici. La festa del 2 giugno è importante purché si ricordi che la Repubblica è nata dopo la sconfitta del fascismo. Il 1 maggio lo è altrettanto, è la festa dei Lavoratori che non poteva essere celebrata nel fascismo – ha aggiunto Avagnina – E’ grazie alle democrazia che oggi gli eredi del fascismo hanno potuto partecipare alle elezioni ed entrare in Parlamento, fino a raggiungere i vertici dello Stato. Non vi è stata nessuna discriminazione ma quella libertà di voto che il fascismo aveva rimosso”.
Micheli (Provincia): “La festa tutti quelli che vogliono un’Italia democratica”
“Il 25 Aprile è una storica giornata di riscatto per l’Italia. E’ la festa tutti gli italiani che vogliono un’Italia libera e democratica”. E’ intervenuto Mattia Micheli, vicepresidente della Provincia.
Per Micheli “le conquiste civili e politiche, di sviluppo economico e sociale, derivano da quel punto di svolta. A tutti quelli che hanno combattuto per la liberazione va la nostra riconoscenza”.
Anche il vicepresidente della Provincia ha guardato al dramma della guerra in Ucraina: “il nostro Paese è impegnato ad aiutare una piccola nazione dall’aggressione di uno stato molto più grande. Settantotto anni fa, l’unione delle forze e il sacrificio di molti ha permesso che la logica del più forte non prevalesse”.
“Il 25 Aprile si confronta con l’attualità che viviamo, ed è questa la sua potenza – è intervenuto il prefetto Sergio Pomponio – perché si basa sui valori eterni. La resistenza come opposizione, una forza collettiva che vuole impedire sopraffazione e violenza”.
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