A Lecco basta cibo ai randagi, l’on. Brambilla si scaglia contro l’ordinanza del comune

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Michela Vittoria Brambilla, onorevole e presidente della Leidaa, con uno degli animali salvati dal Cras Stella del Nord di Calolzio
Michela Vittoria Brambilla, onorevole e presidente della Leidaa, con uno degli animali salvati dal Cras Stella del Nord di Calolzio

La presidente di Leidaa ha invitato il sindaco Gattinoni a revocare l’ordinanza altrimenti farà ricorso al Tar

“Il sindaco pensi piuttosto a realizzare il canile visto che Lecco è l’unico capoluogo di provincia nel nord Italia a non averlo”

LECCO – Da mercoledì scorso è entrata in vigore l’ordinanza del sindaco che vieta, su tutto il territorio di Lecco, di somministrare qualunque tipo di alimento a qualsiasi specie di animali selvatici e randagi. Una divieto, quello imposto dall’amministrazione, per motivi igienico-sanitari.

A scagliarsi contro l’ordinanza è stata l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, deputata lecchese paladina degli animali e presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente: “Il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, revochi l’ordinanza del 5 ottobre o sarà ricorso al Tar. Le ordinanze affama-randagi sono una vergogna nazionale e non avrei mai pensato di doverne parlare in una città civile come Lecco. Si tratta di un sistema classico, ben noto alle associazioni, cui gli amministratori locali ricorrono per mascherare la propria incapacità di gestire, con mezzi proporzionati e ragionevoli, il problema del randagismo o della fauna selvatica nel contesto urbano. Fortunatamente i giudici amministrativi hanno da tempo smontato il meccanismo, evidenziando le numerose contraddizioni, con la legge e con la logica, di tali ordinanze. Su atti di questo tipo c’è una giurisprudenza consolidata ormai da decenni. Invito perciò il sindaco a revocare l’ordinanza, come hanno prudentemente fatto molti suoi colleghi nel passato, altrimenti saremo costretti a chiederne l’annullamento. Eventuali problemi di igiene o di sicurezza non si risolvono limitando la libertà dei cittadini o mettendo a rischio la sopravvivenza degli animali”.

Numerose le proteste già raccolte dalla presidente di Leidaa. “Lecco ha un cuore animalista e i cittadini sono indignati. Invece di ringraziare e sostenere chi si occupa delle colonie feline nel pubblico interesse, l’amministrazione produce questa ordinanza – afferma l’onorevole Brambilla -. Invece che realizzare il canile comunale, già promesso per due mandati anche dall’amministrazione di sinistra dell’ex sindaco Virginio Brivio, Gattinoni spedisce a Lissone i cani accalappiati a Lecco e mette a disagio i cittadini che devono ritrovare il proprio amico a quattro zampe scappato dal giardino. Si tratta dell’unico capoluogo di provincia nel nord Italia che non dispone di un proprio canile con il quale dare ospitalità ai trovatelli del territorio e garantire un doveroso servizio di pubblica utilità ai cittadini. Il sindaco si vergogni e piuttosto aiuti i volontari che si occupano degli animali al posto suo. Quanto ai selvatici, hanno lo stesso diritto di essere tutelati e fortunatamente è molto cresciuta la sensibilità delle persone. Prova ne è il numero di animali feriti o in difficoltà che i lecchesi portano al nostro Cras “Stella del Nord”, il Centro Recupero Animali Selvatici di Calolziocorte della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente”.