Decreto sicurezza, Brivio frena la rivolta: “No a trasgressioni”

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Il sindaco Virginio Brivio
Il sindaco Virginio Brivio, presidente di Anci Lombardia

 

LECCO – La rivolta dei sindaci è iniziata Palermo con le dichiarazioni di Leoluca Orlando, il quale ha già fatto sapere che la sua amministrazione non applicherà il Decreto Sicurezza; a lui si sono aggiunti i primi cittadini di Napoli, Firenze, Reggio Calabria e Parma.

Tutti contestano le norme fortemente volute dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, giudicate come “disumane” e “criminogene” dal sindaco di Palermo, un decreto che per Dario Nardella di Firenze crea “insicurezza” e consegnerebbe i migranti all’illegalità.

In particolare è l’articolo 13 della legge 132 nel mirino delle polemiche, ovvero il divieto di iscrizione all’anagrafe per i titolari di permesso di soggiorno per richiesta d’asilo, che sarebbero quindi impossibilitati quindi ad ottenere una carta d’identità e la residenza nel comune di accoglienza, mettendo a rischio la loro possibilità di usufruire dei servizi pubblici.

Ma da Lecco, il sindaco Virginio Brivio, nelle vesti di presidente dell’Anci lombarda (l’associazione dei comuni) avverte i colleghi delle altre amministrazioni:

“Prendiamo atto che alcuni sindaci in questi giorni hanno messo in campo delle azioni per contestare apertamente le norme previste dal Decreto Sicurezza, tuttavia non possiamo che ribadire come l’opposizione ai contenuti di un provvedimento normativo può avvenire per via giuridica e non tramite la trasgressione degli obblighi di legge” spiega Brivio.

“Come Anci Lombardia – prosegue – parteciperemo alla imminente riunione della commissione nazionale Anci sull’immigrazione, che rappresenta il luogo appropriato dove valutare le conseguenze concrete del decreto e per condividere una linea comune tra tutti i sindaci da presentare al tavolo di confronto in sede ministeriale proposto dal presidente Antonio Decaro, dove auspichiamo che la vicenda possa trovare una soluzione”.