Le critiche di +Europa alla scelta del sindaco di Dervio sui buoni spesa negati a chi ha precedenti per droga e mafia
“Un’assurda condanna a vita che colpisce anche i familiari. Agiremo nelle sedi opportune”
DERVIO – Condannati per spaccio di droga, associazione mafiosa ed evasione fiscale, ““non vogliamo dare soldi a chi ha commesso questo tipo di reati. E anticipo già che faremo le opportune verifiche delle autocertificazioni al casellario giudiziario”. Così il sindaco di Dervio, Stefano Cassinelli, aveva annunciato la scelta di mettere dei criteri piu stringenti all’assegnazione dei buoni spesa alla popolazione, nell’ambito dell’emergenza Coronavirus. LEGGI QUI
Una decisione che ha acceso le critiche di +Europa, movimento della corrente dei Radicali Italiani.
“Si tratta di condizioni illegittime ed arbitrarie sia perché vanno a penalizzare nuclei familiari che sarebbero chiamati a rispondere oggettivamente di condotte ascrivibili ad un solo componente, sia perché l’art. 38 della Costituzione sancisce il principio assoluto che ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere abbia diritto al mantenimento e all’assistenza sociale – spiegano da +Europa – Ricordiamo che la L. 92/2012 subordina la revoca delle prestazioni assistenziali ad una espressa pronuncia giudiziale, vale a dire l’irrogazione della specifica pena accessoria in essa prevista e che la stessa legge dispone che, anche coloro ai quali sia stata applicata tale pena accessoria, possono beneficiare, una volta che la pena sia stata completamente scontata e a seguito di presentazione di apposita domanda, delle prestazioni previste dalla normativa vigente in materia, nel caso in cui ne ricorrano i presupposti”.
“Il Comune di Dervio – proseguono – introduce, invece, una assurda condanna ‘a vita’ peraltro estesa anche ai componenti dell’intero nucleo familiare che si vedrebbe privato di un sussidio a causa della condotta anche di uno solo di essi”.
“Ancora una volta – dice Francesco Cima Vivarelli, membro del direttivo di +Europa Lario – assistiamo a prese di posizione da parte di sindaci e giunte che in questo momento si sentono titolati ad agire come i ‘pasdaran’ di una non meglio precisata ‘morale comune’ e non come pubblici amministratori. A questo si aggiunge il fatto che con questo provvedimento, oltre che a rappresentare una palese violazione del dettato costituzionale e di una serie di altre norme previste dal nostro ordinamento, con l’indicazione che solo alcuni specifici reati rappresentano criterio esclusivo per la concessione dei ‘Buoni Spesa’, siamo di fronte all’introduzione della ‘morale comune’ quale discriminante di un atto adottato da un ente pubblico. Su quale base morale si indicano i reati di spaccio di stupefacenti, di associazione di stampo mafioso o dell’evasione fiscale quali reati punibili con la mancata concessione dei ‘Buoni Spesa’, mentre vengono esclusi reati altrettanto riprovevoli sotto il profilo morale, quali quelli dei maltrattamenti in famiglia, della violenza sessuale o della bancarotta fraudolenta?”
Conclude Luca Perego, coordinatore di +Europa Lario: “Agiremo in tutte le sedi opportune per impedire che questa decisione possa trovare applicazione e tanto meno possa esplicare i propri effetti ai danni di persone la cui unica colpa sta nel fatto di avere un familiare condannato solo ed esclusivamente per alcuni specifici reati. Tanto valeva che a l’elemento discriminate per la concessione dei buoni fosse stata l’altezza di una persona o la dimensione del capo o dei piedi”.