Tra gli impegni presi dal neonato tavolo della sanità anche quello di adottare l’ospedale Mandic
Salvioni (Pd Merate): “E’ un tavolo permanente di carattere tecnico e politico, aperto a chiunque voglia fornire il proprio contributo sul tema”
MERATE – Un tavolo permanente sulla sanità, aperto a tutti, per porsi in ascolto del territorio e delle esigenze dei cittadini in una materia tanto sentita quanto vissuta come quella della salute. A lanciarlo, in un laboratorio che vuole diventare esperienza a livello regionale, è il Pd di Merate che ha deciso di promuovere la campagna #la salute per tutti. “E’ un’iniziativa che parte dal partito e che vuole aprirsi alle persone, allargandosi a professionisti della sanità e rappresentanti delle comunità e delle associazioni. E’ un tavolo tecnico e politico in cui ascoltare, confrontarsi e proporre concretamente alternative” ha precisato Mattia Salvioni, segretario del Pd Merate, durante la conferenza stampa promossa questa mattina, venerdì, in città.
La prima iniziativa proposta è quella di un sondaggio rivolto ai cittadini (QUI IL LINK) per raccogliere le esperienze di chi, nell’ultimo anno, ha vissuto sulla propria pelle difficoltà di accesso alle prestazioni di diagnosi e cura: “Con questo questionario chiediamo alle persone di raccontarci, in maniera anonima, la propria esperienza, o quella di un proprio caro, attraverso delle domande con cui verranno ricostruiti gli elementi salienti del proprio percorso, segnalando le criticità rilevate ma anche le esperienze positive avute”.
A metà giugno verrà promossa un’assemblea pubblica per una prima restituzione alla popolazione dei risultati raggiunti attraverso questo sondaggio: “Vogliamo dare voce ai cittadini per ricostruire in maniera concreta e diretta quanto da loro vissuto, integrando queste informazioni ai dati forniti da Ats e Asst – ha aggiunto il consigliere regionale Gian Mario Fragomeli, sottolineando come questa esperienza parta proprio dal Meratese in quanto territorio da sempre sensibile al tema della sanità e della difesa dell’ospedale Mandic. “L’impressione, confermata anche dalla prima seduta del consiglio regionale di martedì scorso, che il tema della sanità sia sottovalutato da Regione Lombardia che persevera in una visione ospedale centrica della sanità”.
A portare il proprio contributo al tavolo della sanità anche professionisti del settore, come il dottor Franco Tortorella, in pensione quest’anno dopo essere stato responsabile dell’Uos Prevenzione e sorveglianza malattie infettive di Ats Brianza: “Voglio fornire il mio contributo per ricostruire quanto è andato distrutto in questi anni. Nel 2000 eravamo il secondo servizio sanitario nazionale al mondo: ora siamo vicini ai paesi in via di sviluppo e stiamo promuovendo sempre di più di una sanità basata sul censo e non sul diritto universale alla salute. Si parla di 2 milioni di italiani che rinunciano alle cure per i tempi di attesa e a 4 per la condizione economica. Rischiamo di perdere il fine solidaristico su cui si è sempre basato il nostro sistema sanitario nazionale”.
Considerazioni che hanno portato il Pd Merate a lanciare la campagna #la salute per tutti proprio il 1° maggio, in occasione della festa dei lavoratori, con l’obiettivo, ribadito da Ausilia Fumagalli e Gigliola Sironi, storici volti del partito, di allargare questa esperienza a tutta la Lombardia con un confronto che deve riguardare la mancanza dei medici di base, le case di comunità, rimasti contenitori vuoti e i medici a gettone sempre più impiegati negli ospedali.
Ed è proprio ai presidi ospedalieri che intende guardare il tavolo della sanità con il progetto “Adotta il tuo ospedale”: “Non dobbiamo dimenticare, soprattutto qui a Merate ricordando la storia del Mandic, che gli ospedali pubblici sono nostri, appartengono ai cittadini, sono un nostro patrimonio e non hanno finalità di lucro” ha ribadito Tortorella, evidenziando la necessità di intervenire con urgenza per ribaltare l’attuale scenario che vede di fatto favorito il privato a scapito del pubblico.
“Dobbiamo difendere i nostri ospedali, sottofinanziati, con personale sanitario dimezzato, turni gravosi e tempo di visita insufficienti. Il dibattito non può arenarsi tra chiusura e apertura del presidio, ma deve allargarsi alle scelte organizzative che possono indebolire o meno la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni. Pensiamo ai medici gettonisti in Pronto Soccorso, la cui presenza mette a dura prova la continuità assistenziale del paziente nella fase di ricovero in reparto o dimissione sul territorio con invio al medico curante”.