Servizi Sociali, nuovo passo verso la società pubblico-privata

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Riccardo Mariani, assessore comunali alle Politiche Sociali di Lecco
Riccardo Mariani, assessore comunali alle Politiche Sociali di Lecco

 

LECCO – Potrebbe chiamarsi “Girasole, Impresa Sociale del Lecchese” ma si valutano anche altri nomi come Rete solidale lecchese Impresa sociale, Rete Solidale Lecchese, Rete inclusione sociale lecchese… sono tutte denominazioni proposte nelle linee guida di quella che sarà la società mista, a capitale pubblico e privato, che in futuro gestirà i servizi sociali a Lecco e nei comuni dell’ambito che vi aderiranno.

Linee guida che definiscono le caratteristiche di questo nuovo soggetto societario  sono state presentate mercoledì’ in commissione consiliare a Palazzo Bovara: “Siamo alla seconda fase del percorso già delineato, ora porteremo all’attenzione del Consiglio comunale queste le linee guida per la forma gestionale dei servizi sociali” ha spiegato l’assessore Riccardo Mariani. 

Una società che “non ha scopo di lucro – si legge nel documento – e persegue finalità di produzione di servizi di utilità sociale. Nasce con il fine di consolidare l’esperienza di integrazione pubblico/privata sociale sviluppata negli anni nel territorio dell’Ambito di Lecco” e si occuperà di interventi e servizi sociali, prestazioni socio-sanitarie, servizi nel campo dell’educazione, istruzione e formazione professionale, ma anche di formazione extra-scolastica finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica, al perseguimento del successo scolastico, alla prevenzione del bullismo ed al contrasto della povertà educativa e del disagio, l’organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, e servizi finalizzati all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro, la promozione e gestione di alloggi sociali e interventi a sostegno di politiche della casa in favore delle fasce deboli.

La nuova realtà potrà occuparsi anche di commercio solidale, della riqualificazione e gestione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata, al fine dell’inserimento di persone fragili od in situazione di temporanea difficoltà, dell’accoglienza umanitaria ed integrazione sociale dei migranti.

L’attività della nuova società “andrà a sostituire le funzioni di gestione associata, i servizi sociali restano in capo ai singoli Comuni che decideranno quali specifici servizi richiedere all’impresa sociale” precisa la dirigente. Una società a capitale misto, come detto, il 49% controllata dai comuni e il 51% da un partner privato, il Consorzio Consolida è il nome che è già circolato in questi mesi. Il socio privato non potrà trasferire le proprie quote salvo quanto previsto dalla legge e dal bando, al contrario la partecipazione dei Comuni potrà essere trasferita esclusivamente ad altri enti pubblici.

L’esercizio di controllo da parte di questi ultimi, su una società a maggioranza privata, è tra gli aspetti che hanno alimentato il dibattito sull’argomento e non a caso anche il consigliere comunale Massimo Riva (5 Stelle), mercoledì in municipio, è tornato a chiedere chiarimenti.

Ecco quindi come sarà delineato l’assetto societario di questa impresa sociale, al cui vertice ci sarà un Consiglio di Amministrazione composto da cinque membri, il presidente e quattro consiglieri. Ci sarà un’Assemblea dei soci a cui spettano le decisioni sulle materie e sulle competenze alla stessa riservate dalla legge, dallo statuto all’approvazione dei bilanci, la destinazione degli utili, il bilancio e la nomina degli organi sociali.

A verificare sull’erogazione dei servizi sarà una Consulta di Vigilanza composta da cinque tra sindaci, assessori e consiglieri, con il compito di vigilare sull’attuazione dei contratti di servizio.

In nessun caso potranno essere distribuiti gli utili, che dovranno essere accantonati ad una riserva destinata allo svolgimento dell’attività statutaria, quindi l’erogazione dei servizi, o all’incremento del patrimonio societario. “Il documento – ha spiegato la dirigente Marina Panzeri – è frutto di un lavoro collegiale tra i comuni interessati” ed entro il 30 novembre si avrà un quadro di quante amministrazioni comunali avranno aderito, attraverso il voto dei rispettivi consigli comunali.

Il bacino d’utenza preventivato è di 147 mila abitanti. Si riuscirà a raggiungere questo obiettivo? E’ la domanda posta dal consigliere dei 5 Stelle.

“I Comuni sono in fase di delibera – ha ricordato l’assessore Mariani – nell’ultima assemblea dei sindaci, nessun componente ha espresso contrarietà, pur non essendoci tutti i 32 Comuni rappresentati. Auspichiamo che la percezione avuta in quell’occasione sia tale nei fatti”.