RUBRICA – L’amore cambia? Come? E perché? Esiste un modo per “fermarlo” e mantenerne stabili gli effetti all’interno della coppia? In rapporto a che cosa, ad un certo punto, l’amore “finisce” (o così sembra)?
Non esiste tema su cui si sia scritto di più, nella storia dell’uomo, quanto dell’amore e delle sue infinite manifestazioni. Ed è comprensibile: si tratta della variabile più importante in vista del benessere sia a livello individuale (amore e felicità vanno quasi sempre a braccetto) che collettivo (la preservazione di una comunità si regge sull’amore che passa di generazione in generazione, attraverso l’accudimento dei piccoli). Dalle statue del neolitico studiate da Marija Gimbutas alla mitologia greca, dagli insegnamenti della morale cristiana alle teorie contemporanee dell’affettività, l’amore è sempre al centro della scena. Tant’è che lo psichiatra tedesco Peter Lauster ha intitolato il suo libro di maggior diffusione, molto letto anche in Italia, “L’amore è il senso della vita”.
Ma, in una coppia, come si evolve l’amore? Come e perché, talvolta, entra in crisi mettendo in discussione un rapporto e un’intera storia di vita?
Ovviamente, in questo contesto è impossibile anche solo abbozzare un tentativo di risposta o provare a chiarire meglio la domanda. Ciò su cui ci limitiamo a soffermarci sono due pregiudizi molto diffusi nel senso comune, che spesso confondono le idee e rendono difficile un percorso di recupero (laddove ha senso farlo) all’interno della coppia. Il primo di questi pregiudizi è che sia possibile “fermare” un sentimento o una condizione a tempo indeterminato e che se non interviene nulla di esterno a modificare l’equilibrio raggiunto, quel sentimento rimarrà sempre uguale a se stesso e il rapporto proseguirà su un binario saldo. In realtà ciò su cui tutte le scuole di pensiero concordano, a prescindere dall’orizzonte teorico di riferimento, è che nessun sentimento è stabile nel tempo. Tutto cambia, in rapporto a come si cresce, alle fasi della vita che si attraversano, alle “intemperie” emotive che intervengono a sconquassare l’equilibrio raggiunto, e via dicendo.
“Panta rhei”, “Tutto scorre”, recita il citatissimo frammento di Eraclito. Soprattutto in amore e nelle relazioni di coppia. È quindi indispensabile tenere sempre desta l’attenzione sui movimenti emotivi, anche minimi, che si verificano all’interno della coppia: una vicinanza che, pian piano, diventa meno “calda” e complice, una comprensione reciproca che inizia a vacillare, senza nessun apparente motivo, un’attenzione che sfuma e viene meno. Il rapporto di coppia ha bisogno di una continua “manutenzione”, soprattutto nelle fasi può delicate: la nascita di un figlio, il momento di difficoltà di uno dei due membri della coppia, il cambio dei rapporti di potere legato a una promozione professionale, e via dicendo.
L’inerzia è una delle minacce più pericolose per la coppia. Qualsiasi fiamma, se non alimentata, si spegne perché esaurisce le proprie energie. Così è anche per la fiamma dell’amore, che cambia di intensità, luminescenza, colore, forza, nel corso della vita, ma che è sempre indispensabile alimentare. È dunque inappropriato dire, semplicemente, che “l’amore finisce” – e questo è il secondo pregiudizio su cui concentriamo la nostra attenzione – È forse più corretto dire che “lasciamo che l’amore finisca”, magari senza accorgercene, non intenzionalmente, subendo, a nostra volta, l’inerzia di cui cadiamo vittime.
Non dimenticate di fare e farvi regali, dunque. Regali voluti, pensati, desiderati. Diffidate dalle indicazioni generaliste del tipo: “Sì, ma non ho proprio bisogno di niente!”. E invece no. Di amore si ha sempre bisogno. E l’amore ha bisogno di regali (letteralmente, “oggetti degni di un re”) e di gratuità.
Dott. Enrico Bassani
Psicologo – Psicoterapeuta
Via Leonardo da Vinci 15, Lecco
http://www.bassanipsicologo.it – info@bassanipsicologo.it – tel. 338.5816257
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