LECCO – E’ stato impiantato per la prima volta all’Ospedale Manzoni di Lecco il pacemaker più piccolo del mondo: l’intervento, compiuto lo scorso 13 maggio su un paziente di 83 anni con bradiaritmia spiccata, è stato illustrato giovedì pomeriggio dall’equipe di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione del nosocomio lecchese.
“Siamo davvero felici di affermare che il primo impianto con questo peculiare sistema di stimolazione cardiaca eseguita con il rivoluzionario sistema di cardiocapsula si sia concluso con successo e che il paziente si trovi in ottime condizioni”. Parole di Antonio Pani, cardiologo del Manzoni che ha condotto la particolare operazione due settimane fa.
Il pacemaker più piccolo del mondo è grande poco più di una pillola: con i suoi 2 cm per 2 grammi di peso risulta essere dieci volte più piccolo di un pacemaker tradizionale, aggiungendo all’innovazione una serie di vantaggi clinici e sanitari: “E’ un sistema meno invasivo, che non prevede la presenza di fili ed elettrocateteri all’interno dell’organismo come nel caso del tradizionale pacemaker e inoltre ha una batteria che dura fino a 10 anni, contro i 7 del pacemaker – hanno spiegato gli esperti – senza contare la notevole riduzione del rischio di infezioni a cui il pacemaker tradizionale è notoriamente collegato”. Per introdurlo, come spiegato, basta una puntura fatta all’altezza della vena femorale attraverso la quale il dispositivo è fatto risalire fino al cuore, dove viene rilasciato nel ventricolo. La procedura, che in totale ha richiesto circa 30 minuti, non lascia cicatrici ma solo una sottile incisione all’inguine.
Quello effettuato a Lecco è il terzo o quarto intervento del genere in tutta Italia: “Se dieci anni fa mi avessero detto che saremmo riusciti ad impiantare questo tipo di dispositivo non ci avrei creduto – ha commentato il dottor Amando Gamba, primario di Cardiochirurgia del Manzoni di Lecco – siamo di fronte ad un passo in avanti davvero notevole”. Il dispositivo è in circolazione da 6 anni, mentre da tre è testato sugli uomini. Quello effettuato a Lecco è a ragione uno dei primissimi interventi di impianto della nuova tecnologia.
“L’evoluzione di questo sistema è perfettamente paragonabile a quella dal telefono a fili al cellulare” ha aggiunto Franco Ruffa, responsabile dell’Elettrofisiologia “è esattamente come avere un microchip nel cuore”.
All’entusiasmo dell’equipe per l’intervento di successo si assomma quello di tutto il Dipartimento di Cardiochirurgia che proprio oggi, casualmente, ha raggiunto il bel traguardo dei 3 mila interventi effettuati: “Tremila interventi da quando abbiamo aperto al Manzoni, il 16 dicembre 2009, è un ottimo risultato, su cui avrei messo la firma quando sono arrivato da Bergamo” ha commentato il dottor Gamba.
Su 3.000 interventi la mortalità è stata dell’1,7%. La maggior parte sono stati interventi per impianto di bypass aorto coronatici (1.662 in totale), seguiti dalla sostituzione della valvola aortica (947).
“Un’aggiunta doverosa – ha concluso il dottor Gamba – vorrei ricordare il collega Francesco Cantù (ex primario del dipartimento scomparso lo scorso 2012 a seguito di un incidente in montagna, ndr), il merito di questo lavoro è anche suo, fu grandissimo promotore della mini cardiocapsula e contribuì al suo studio, sarebbe fiero di questo intervento riuscito e del traguardo dei 3.000 interventi. Lo ricordiamo sempre con grandissimo affetto e stima”.
Un traguardo, quello di oggi, che insieme al primo impianto del mini pacemaker condotto con successo aggiunge lustro a una struttura la cui eccellenza è sempre più riconosciuta e richiesta.