LECCO – Non sono buone notizie per la “salute” dei corsi d’acqua lombardi quelle emerse dallo studio eseguito dall’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, contenute nel rapporto nazionale sulla presenza di pesticidi pubblicato nei giorni scorsi: i ricercatori hanno infatti rilevato residui di pesticidi nel 78,5% dei 303 punti monitorati in tutta la regione e nel 38,6% degli oltre 3 mila campioni esaminati.
Le analisi hanno riscontrato nell’acqua 43 sostanze: le più frequenti sono AMPA, terbutilazina, terbutilazina-desetil e glifosate.
Nelle acque sotterranee è stata riscontrata la presenza di pesticidi nel 41,3% dei punti e nel 32,0% dei campioni. In questo caso sono 26 sostanze rilevate: le più frequenti sono terbutilazina-desetil, atrazina-desetil ed atrazina.
Il 55,4% dei punti delle acque superficiali superano gli standard di qualità ambientale. Nelle acque sotterranee la contaminazione è superiore ai limiti nel 13,2% dei punti. Fra le sostanze maggiormente responsabili della non conformità ci sono il glifosate e il suo metabolita AMPA.
Il glifosate è una delle sostanze maggiormente usate a livello nazionale e risulta essere, anche sulla base di dati internazionali, uno dei principali contaminanti delle acque.
Anche la provincia di Lecco non è risparmiata dal problema dei pesticidi nei corsi d’acqua. Il rapporto rivela criticità nei punti monitorati a Valmadrera, riguardo alle acque superficiali, nella zona a monte del depuratore dal lago di Annone e a valle del depuratore verso l’immissione nel lago di Como.
Limiti superati anche a Lecco nel Caldone; lo stesso a Lomagna, dal depuratore all’immissione nel Molgora; infine in Brianza, nel punto monitorato a Costamasnaga, nell’immissione nel Lambro.
Passano i test invece i campioni d’acqua prelevati a Bellano, nel tratto tra Taceno al lago, e nel territorio comunale di Lecco, delle acque superficiali che dalla Grigna scorrono verso l’immissione nel lago.