Il procuratore Alessandra Dolci, a capo della Direzione Distrettuale Antimafia, ospite della parrocchia di Sala
“In Lombardia la mafia esiste e ha sempre più consenso, siamo sicuri di non avere nessuna responsabilità?”
CALOLZIOCORTE – Un salone don Duci gremito ha accolto venerdì sera il procuratore aggiunto Alessandra Dolci, a capo della Direzione Distrettuale Antimafia.
Quasi due ore di incontro che ha visto anche la partecipazione di Alberto Bonacina, referente provinciale di Libera Lecco. A moderare la serata Pierpaolo Farina, ideatore di WikiMafia. Tra il pubblico il sindaco Marco Ghezzi con il vice sindaco Aldo Valsecchi, oltre ad altri amministratori locali.
Come è possibile che per oltre 50 anni la società civile abbia negato la presenza delle mafie in Lombardia? Siamo certi che non ci sia nessuna responsabilità da parte nostra?
“La mafia sul nostro territorio è presente da 30/40 anni e solo poco tempo fa abbiamo scoperto che non se ne era andata ma si era allargata. Quale è la ragione per cui è sempre più presente tra noi acquisendo sempre più consenso?”
Il procuratore Dolci è entrata nel merito del problema portando ad esempio il caso dell’Impresa Perego Strade: “Non mi capacito di come degli imprenditori lombardi abbiano dato in mano alla mafia un’azienda nata sui sacrifici dei vecchi creando un buco di 50 milioni di euro e lasciando a casa 120 dipendenti”.
“La forza della mafia è che riesce a sostituirsi allo stato prestando favori che i cittadini dovrebbero pretendere dalle istituzioni. Visto ciò che è accaduto, veramente conviene avere come soci gli ‘ndranghetisti? E soprattutto, davvero questi imprenditori pensavano di poter gestire un sistema da cui è impossibile uscire?”
Sotto esame anche una società individualista che ha perso quel senso di coesione sociale e solidarietà, vaccini contro la proliferazione delle mafie.
Alberto Bonacina, inevitabilmente, ha riportato il discorso su Lecco: “Lecco era il paradiso di Franco Coco Trovato. Tutti sapevamo tutto ma c’era questo rifiuto a riconoscerlo come esponente della mafia. Con Wall Street nessuno ha più potuto nascondere la testa sotto la sabbia. Con l’arresto di Trovato ci siamo convinti che tutto fosse finito e poi è arrivata Metastasi”.
In provincia di Lecco ci sono una sessantina di beni confiscati alla mafia di cui 21 destinati a dieci diversi comuni: “Voglio ricordare tre luoghi simbolo – ha detto Bonacina – l’ex pizzeria il Giglio, a Pescarenico, oggi diventato un centro diurno per anziani; Le Querce di Mamre a Galbiate e l’ex Wall Strett a Lecco oggi pizzeria Fiore, il luogo dove Coco Trovato aveva il suo bunker e dove fu arrestato nel 1992. Se tutto ciò è stato possibile è anche grazie a Paolo Cereda“.
“Se ci hanno colonizzato è perché noi l’abbiamo permesso – ha concluso il procuratore aggiunto Dolci -. Non possiamo nascondere lo sporco sotto il tappeto. Se c’è bisogna pulire”.