Il tema della mancata riapertura del reparto di psichiatria dell’ospedale di Merate al centro dell’analisi dei sindacati
“Temiamo ripercussioni per la tutela della salute mentale dei cittadini, soprattutto quelli più fragili”
LECCO – “Temiamo profondamente gli esiti di scelte aziendali che potrebbero mettere in discussione la tutela della salute mentale dei cittadini”. Anche Cgil, Cisl e Uil prendono posizione, con una nota firmata da Diego Riva e Teresa Elmo (Cgil), Mirco Scaccabarozzi e Cristina Copes (Cisl) e Dario Esposito e Massimo Coppia (Uil), in merito alla scelta, annunciata nei giorni scorsi dalla dirigenza dell’ASST di Lecco, di non riaprire il reparto di psichiatria all’interno dell’ospedale di Merate, chiuso durante l’emergenza Covid e impossibile da riaprire, almeno allo stato attuale, a causa dell’assenza di personale.
“Lo stato di crisi del Dipartimento di Salute Mentale è nota da tempo, ma sopprimere i servizi erogati, trascurando l’impatto che questa scelta avrà sui pazienti e sui loro familiari, non può essere l’unica risposta al problema: occorre ragionare sulle condizioni che possono migliorarne il funzionamento, superando le criticità maturate negli anni, nella consapevolezza che, accanto alla necessità di riaprire il reparto di Psichiatria di Merate, occorra avviare un’attenta riflessione finalizzata alla valutazione di interventi strutturali anche a livello di rete territoriale di supporto al disagio mentale”.
I sindacalisti continuano la loro analisi: “La psichiatria è un settore fondamentale della sanità e il venir meno del supporto della sanità pubblica nei percorsi di presa in carico e di cura dei disturbi mentali porterà ancora una volta a dirigere l’asse verso il privato; un privato in grado di garantire l’accesso più rapido ai servizi di salute mentale rispetto alle lunghe liste d’attesa del settore pubblico; un privato che, nel contesto di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo, con un’inflazione a due cifre e un potere d’acquisto dei salari sempre più basso, si tradurrà in un privilegio per pochi, a causa dei costi elevati, insostenibili per chi fatica ad arrivare a fine mese. In queste condizioni, saranno in pochi a potersi permettere di ricevere le cure necessarie, con il rischio che il disagio mentale, non trovando adeguato accoglimento, finisca per degenerare”.
Da qui la richiesta, ricordando la mobilitazione interregionale del 6,13 e 20 maggio sul diritto universale alla salute, dell’apertura di un tavolo che preveda la partecipazione dei rappresentanti delle organizzazione sindacali confederali e di categoria “per analizzare la situazione, alla ricerca di soluzioni condivise che possano garantire una risposta a tutti i cittadini in condizioni di fragilità mentale e alle loro famiglie”.