Si muove la macchina dell’accoglienza in provincia di Lecco in favore degli afghani
Chiesto al Ministero un ampliamento dei posti SAI, l’invito ai Comuni a rendere disponibili altri alloggi
LECCO – I primi rifugiati sono arrivati, altri arriveranno nei prossimi giorni, per questo anche il territorio lecchese si sta mobilitando nel predisporre una rete di accoglienza per le persone in fuga dall’Afghanistan.
Due famiglie stanno per essere alloggiate nel lecchese: si tratta di un nucleo familiare di cinque persone e di un adulto insieme al padre più anziano. Sarebbero stati trasferiti in Italia già da qualche settimana con i primi ponti aerei effettuati dal paese mediorientale, superando quarantena sanitaria e la procedura per di asilo politico. In entrambi i casi si parla di persone, accompagnate dai loro familiari di primo grado, che hanno collaborato con il contingente italiano in Afghanistan e che rischiavano ora ritorsioni da parte dei talebani.
Nel frattempo proseguono le operazioni dell’Aeronautica militare per il trasporto umanitario da Kabul a Fiumicino. Dei profughi sbarcati altre due famiglie sono già state assegnate alla provincia di Lecco.
Per questo, seguendo l’appello dell’Anci, il Distretto di Lecco “si sta mobilitando per costruire una rete di supporto che coinvolga i Comuni e le comunità più in generale” spiegano il presidente Guido Agostoni insieme ai rappresentanti degli altri ambiti territoriali, i presidenti e sindaci Fernando De Giambattista, Sabina Panzeri e Filippo Galbiati insieme al sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni.
“Garantire percorsi di accoglienza e integrazione per i collaboratori del contingente italiano e per le loro famiglie, non rappresenta solo la necessaria e dovuta tutela di persone che rischiano la vita, ma anche la possibilità che queste persone possano continuare a tenere aperta una speranza per i propri connazionali che rimangono in patria” sottolineano.
L’intenzione è quella di attuare un’ospitalità diffusa sul territorio, ovvero il vecchio modello degli ‘SPRAR’, oggi SAI, quindi non grandi centri di accoglienza ma piccoli alloggi dislocati sul territorio.
Posti e coperture da ampliare
Con i due nuclei familiari già accolti si sono saturati i 91 posti SAI che erano disponibili sul nostro territorio.
Per questo il Distretto di Lecco invierà al Ministero dell’Interno una richiesta formale di ampliamento della rete SAI territoriale all’interno del progetto “Lecco una provincia accogliente”. Questo garantirà le risorse statali necessarie affinché il percorso di accoglienza possa essere attuato, senza ricadute sui singoli comuni che accolgono.
Contemporaneamente verrà inviata una lettera anche alle amministrazioni comunali affinché aderiscano alla rete SAI (oggi solo 10 comuni lecchesi ne fanno parte) e segnalino la disponibilità a individuare soluzioni abitative (pubbliche o private) che possano permettere l’accoglienza.
“Modalità diffuse di accoglienza permetteranno un impatto più semplice nelle nostre comunità – ricordano i sindaci referenti territoriali del Distretto di Lecco – L’obiettivo che assumiamo è quello di permettere a queste persone e a queste famiglie un’opportunità di vita, cancellata dalla precipitazione della crisi afghana, riconoscendo il percorso che avevano avviato per un riscatto del loro paese e per la ricerca di una via democratica alla libertà. Sarà questo il miglior modo per affermare i valori umani, democratici e solidaristici che contraddistinguono la nostra cultura”.