Celebrato il ricordo della Strage di Capaci, momento istituzionale in municipio
Un minuto di silenzio per commemorare la morte dei giudici Falcone e Borsellino
LECCO – Alle 17.57 del 23 maggio 1992, un boato squarciava l’autostrada A2 mentre transitava il cordone di auto con a bordo il giudice antimafia Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo e con loro gli agenti della scorta.
Alla stessa ora, oggi, un minuto di silenzio nei municipi italiani ha commemorato quei fatti con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del terribile attentato. E’ quanto voluto dall’Anci per questa giornata di ricordo della Strage di Capaci.
Esattamente trent’anni fa accadeva uno dei più terribili episodi della storia recente italiana, seguita, pochi mesi dopo, il 19 luglio, da un’altra esplosione in via d’Amelio, dove perse la vita Paolo Borsellino e gli agenti che lo accompagnavano.
Quella del 23 maggio, ha rimarcato l’associazione dei comuni, è una data simbolo nella lotta contro tutte le mafie e a difesa della legalità, tant’è che nello stesso giorno si celebra la Giornata nazionale della legalità.
“Una data che rimarrà incisa nella storia del nostro Paese – scrive Antonio De Caro nella sua lettera ai sindaci – Innanzitutto, per il suo carico di sangue e di lutto, naturalmente. Ma anche perché dopo quel giorno e dopo la morte di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta, il 19 luglio dello stesso anno, lo Stato, spinto anche dal dolore e dall’indignazione popolare, avviò una lotta senza quartiere al potere mafioso con convinzione e strumenti inediti. Per questi motivi e per l’impegno che i Comuni Italiani profondono ogni giorno nella lotta alla legalità, anche sulla scia dell’impegno e dell’esempio di personalità come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ritengo che il trentesimo anniversario della strage di Capaci vada commemorato con un appuntamento di forte valenza simbolica”.
Le celebrazioni a Lecco
Anche a Palazzo Bovara di Lecco si è svolto il momento di silenzio, alla presenza del sindaco Mauro Gattinoni, della giunta e dei consiglieri comunali, del prefetto Sergio Pomponio e del questore Alfredo D’Agostino, dei volontari dell’associazione Libera Lecco. Un momento istituzionale aperto alla cittadinanza.
“Da vivo perde quasi tutte le sue battaglie, da morto è esaltato e osannato, il più delle volte dagli stessi nemici che ne hanno voluto le sconfitte” così Gattinoni ha ricordato le parole dedicate dal giornalista Attilio Bolzoni alla figura di Falcone.
“Fuori da ogni retorica, rappresenta la condizione in cui si trovarono Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa e i giudici Falcone e Borsellino nella lotta contro le mafie – ha rimarcato il primo cittadino – erano uomini che avevano il silenzio attorno, vite scivolate in un cupo isolamento pubblico e istituzionale, consapevoli del loro destino. Uomini che non si fermarono. Ed ecco allora ciò a cui siamo chiamati come membri delle Istituzioni, rappresentanti dello Stato o semplici cittadini: a rompere sempre quel silenzio. Siamo chiamati a non lasciare solo chi trova il coraggio di denunciare, a sostenere chi ogni giorno spende la sua vita per la legalità, a dare concretezza al messaggio di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino che oggi cammina sulle nostre gambe”.
Gattinoni ha ricordato la costituzione proprio poche settimane fa della Commissione Antimafia del Comune di Lecco e il rinnovo dell’impegno sottoscritto dalla precedente Amministrazione con “Avviso Pubblico”, la rete degli Enti locali e delle Regioni contro mafie e corruzione, “e prosegue l’impegno a fianco di quei soggetti che sul territorio promuovono la cultura della legalità nelle scuole, ridanno vita ai beni confiscati, coltivano e curano la memoria”.
Un territorio, quello lecchese “che è stato ed è duramente colpito dalle infiltrazioni di ‘ndrangheta ma che ha saputo altresì dimostrare di avere quegli anticorpi per rispondere, contrastare, educare alla giustizia” ha concluso il sindaco.
“Questa è una ricorrenza fondata sul termine silenzio. Abbiamo sentito suonare il ‘silenzio d’ordinanza’ ed e’ stato evocato il silenzio che si era creato attorno al giudice Falcone e alle indagini che stava svolgendo – è intervenuto il prefetto Pomponio – Con un connotato diverso, dobbiamo cercare di non tenere dentro noi stessi questo silenzio. Questi momenti devono farci riflettere su quanto questo silenzio sia dentro di noi. Devono interrogare la nostra coscienza. Restiamo in silenzio noi? Abbiamo un antidoto contro questo silenzio?”
In provincia, il discorso della presidente Hoffman
“Cari colleghi,
oggi, prima di iniziare i lavori del Consiglio provinciale, ritengo doveroso raccoglierci in un momento di riflessione per ricordare le figure del giudice Giovanni Falcone, del magistrato Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, in occasione del trentesimo anniversario della strage di Capaci.
“La giornata di oggi ci permette di ricordare l’oscura pagina delle stragi di mafia, di cui Capaci è l’emblema più forte, e di confermare il nostro impegno di contrasto alle mafie, che purtroppo, nonostante gli sforzi di tutte le istituzioni, trovano, anche nel nostro territorio, terreno fertile per fare affari e proliferare.
Il 23 maggio 1992 rappresenta una ferita incancellabile per tutto il Paese: le morti di Giovanni Falcone, della moglie Francesca e degli agenti della scorta suscitarono uno sdegno enorme.
Quel tragico attentato è stato un momento di presa di coscienza forte e condivisa, una spinta poderosa per prendere atto che le mafie sono l’essenza di tutto ciò che una società libera, pluralista e democratica non può tollerare.
Da sempre le mafie si travestono e tentano di sostituirsi alle istituzioni approfittando delle difficoltà delle persone, inquinano la vita civile e l’economia, generando disuguaglianze, ingiustizie e vittime. Le mafie non sono solo un problema di ordine pubblico, né costituiscono un pericolo solo per le regioni meridionali, ma rappresentano la più forte insidia alla convivenza civile, alla saldezza e alla credibilità delle istituzioni democratiche, al corretto funzionamento dell’economia.
Azioni che, purtroppo, hanno compiuto in passato nel nostro territorio in maniera diretta, così come oggi tentano di farlo in maniera indiretta, attraverso il condizionamento di attività economiche e imprenditoriali che, anche a causa della crisi post pandemica, sono cadute nella rete del racket.
Un fenomeno che, mi sento di dire, la società civile lecchese non ha accolto con tacita e remissiva consapevolezza: il nostro territorio ha un tessuto di istituzioni, associazioni e gruppi che hanno un ruolo fondamentale nella lotta alla criminalità e che insieme alle forze dell’ordine devono far fronte comune per vincere questa battaglia.
È necessario che le istituzioni si impegnino non solo a contrastare fenomeni di criminalità, ma anche a formare e informare la società civile; proprio per questo come istituzione siamo chiamati a incoraggiare attività di sensibilizzazione per contribuire all’educazione alla legalità e allo sviluppo dei valori costituzionali e civici, promuovendo iniziative rivolte a studenti e docenti.
Per questo motivo, su sollecitazione del Consigliere Lanfranchi ho intenzione di avviare il confronto per far aderire il nostro ente alla rete istituzionale di Avviso pubblico per creare una leva di amministratori e amministratrici che, al di là dell’appartenenza politica e ideologica, collochi il bene comune al di sopra delle proprie posizioni, si cimenti con l’etica della responsabilità, ricerchi un dialogo con i cittadini e ne solleciti la partecipazione.
Onorare al meglio la memoria di Falcone significa conservare con cura il patrimonio morale che ci ha consegnato con il suo sacrificio, con il suo senso del dovere e con lo stile antiretorico che lo caratterizzava, espressione dell’Italia migliore.
Il ricordo di oggi non vuole essere solo una mera testimonianza del passato, ma un punto da cui partire per continuare a costruire una memoria comune per le generazioni future, affinché siano coraggiose e si rendano portatrici di verità e giustizia. Ai giovani consegniamo la memoria di quello che è stato e l’impegno per una società più giusta e rispettosa delle regole, dove le mafie non devono trovare spazio.
Il giudice Falcone, nel celebre documentario della giornalista Marcelle Padovanì del 1988, dichiarò: “L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”.
Un coraggio, permettetemi di dirlo, che Falcone ha dimostrato di avere in ogni suo gesto, un coraggio che lo ha reso una fonte di ispirazione e un modello di vita per tante donne e uomini che hanno deciso, sul suo esempio, di mettersi al servizio della collettività per contrastare il fenomeno mafioso”.
Alessandra Hofmann
Presidente della Provincia di Lecco
“Dovere delle istituzioni onorare la memoria”
Celebrazioni si sono svolte anche in Regione Lombadia. “La strage di Capaci è una delle pagine più tristi e più gravi della storia d’Italia – è intervenuto il governatore Attilio Fontana – È dovere delle istituzioni onorare sempre la memoria di chi, come il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta, sono rimasti vittime della mafia”. “Il loro ricordo, soprattutto verso le nuove generazioni – conclude – deve essere anche un monito per non abbassare la guardia e a contrastare qualsiasi forma di fenomeno mafioso”.
L’assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato ha rimarcato l’iniziativa della Regione che ha finanziato la piantumazione di ulivi in diversi municipi lombardi, a simboleggiare il ricordo delle vittime della mafia.