Obbligo di operatori volontari per la caccia al cinghiale e novità per i ‘richiami vivi’
Fermi: “A mali estremi, estremi rimedi”. Il WWF: “In Regione sono i cacciatori a scrivere le norme”
MILANO / LECCO – L’articolo n°20 della legge di revisione normativa ordinamentale approvato martedì in Consiglio regionale introduce per la Polizia provinciale l’obbligo (e non più la sola facoltà) di avvalersi degli operatori volontari specificatamente formati e abilitati nell’esecuzione dei piani di abbattimento delle specie più invasive come il cinghiale: inoltre gli stessi cinghiali e tutti gli ungulati d’ora in poi potranno inoltre essere cacciati laddove il terreno è coperto di neve anche fuori dalla zona faunistica delle Alpi.
“A mali estremi, estremi rimedi – dice il Presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi– Servono misure drastiche per fronteggiare un’emergenza sempre maggiore che sta causando danni ingenti agli agricoltori e in alcuni casi costituisce anche una minaccia per l’incolumità e la sicurezza delle persone, in particolare nell’area comasca dalla Valle d’Intelvi all’Olgiatese, dove nell’ultimo anno sono stati abbattuti circa la metà dei cinghiali rispetto al numero complessivo lombardo. Prevenire è sempre meglio che curare e costa molto meno: l’ammontare dei costi per i danni causati dai cinghiali è in continuo aumento e ricade sulle tasche dei Comuni e dei cittadini, senza che questi ne abbiano responsabilità alcuna”.
All’interno della legge di revisione normativa ordinamentale, approvato anche un articolo che autorizza la stipula di specifici accordi di collaborazione per ottimizzare la gestione e il funzionamento degli ambiti territoriali di caccia condividendo servizi e personale e facilitando così le operazioni di contenimento e abbattimento dei cinghiali.
Infine, recependo alcune sollecitazioni emerse da amministratori locali e rappresentanti del mondo agricolo e venatorio della Val d’Intelvi in occasione di recenti incontri tenutisi sul territorio con il Presidente Fermi e l’Assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi, vengono consentiti e promossi accordi tra associazioni venatorie e associazioni agricole per favorire la produzione locale di selvaggina autoctona stanziale da utilizzare in campo venatorio e faunistico, sull’esempio di quanto avviene già in altre province come Mantova.
Il WWF: “Ennesimo fallimento della politica lombarda nella tutela dell’ambiente”
“Ormai è acclarato che in Regione Lombardia la caccia sia considerata una priorità. L’influenza del mondo venatorio nei corridoi del Pirellone è tale da far letteralmente scrivere ai cacciatori le norme che regolano la propria attività. Ciò accade grazie all’impegno costante di assessori e consiglieri regionali che non mancano di manifestare pubblicamente la loro vicinanza al mondo venatorio postando trionfalistici selfie mentre imbracciano fucili e promettono di far sparare sempre di più, rinunciando a ogni forma di dialogo con le associazioni di protezione ambientale”.
E’ l’attacco del WWF a seguito dell’approvazione dei provvedimenti. “La Lombardia è tristemente famosa a livello mondiale per il numero di reati commessi contro la fauna selvatica e in particolare contro gli uccelli, catturati illegalmente per farli diventare ‘richiami vivi’, condannati a passare tutta la vita in minuscole gabbie e costretti a cantare incessantemente per richiamare i propri simili verso la morte, continuamente trasportati e sottoposti al frastuono dei fucili. Per impedire la cattura illegale di uccelli da richiamo la legge nazionale vieta l’uso di richiami ‘che non siano identificabili mediante anello inamovibile’ (art. 5 L. 157/1992). Ma da oggi in Lombardia non sarà più consentito verificare l’inamovibilità degli anelli, in quanto la nuova legge regionale stabilisce che l’attività di vigilanza e controllo sugli anellini utilizzati per gli uccelli da richiamo dovrà essere svolta verificando unicamente la presenza dell’anellino sull’esemplare. Tale gravissima e illegittima limitazione è ipocritamente giustificata dalla necessità di rispettare il benessere animale (di animali che, lo ricordiamo, vivono in gabbie minuscole per tutta la vita) che sarebbe compromesso dalla manipolazione effettuata da parte del personale di controllo. Peraltro, sarà consentito utilizzare anche anelli di materiali plastici”.
“Una ulteriore gravissima novità – aggiunge l’associazione – consiste nella possibilità di segnare sul tesserino l’animale ucciso non subito dopo l’abbattimento ma dopo il recupero dell’animale stesso. Questo impedirà al personale di controllo di verificare quanti animali sono stati realmente abbattuti e favorirà chi intenderà abbattere animali in numero superiore rispetto a quanto consentito dalla legge.
“Siamo di fronte all’ennesimo fallimento della politica lombarda rispetto alla tutela dell’ambiente – dichiara Alessandra Prampolini, Direttore Generale del WWF Italia – È incomprensibile come in una regione in cui esiste un altissimo livello di illegalità e di bracconaggio, invece di adottare ogni strumento idoneo ad arginarlo si approvino invece provvedimenti che indeboliscono il sistema di protezione della biodiversità. Il WWF Italia denuncerà alle autorità italiane ed europee quest’azione di riduzione dei livelli di tutela ambientale reiterata e incostituzionale, che espone il Paese (tutti, non solo i cacciatori) al rischio di pesanti e costose procedure di infrazione”.