A Maggianico un momento di incontro tra famiglie ucraine e ospitanti, istituzioni e associazioni
Una fiaba preparata dalle mamme e messa in scena dai bimbi per raccontare il dramma vissuto
LECCO – Un momento dedicato soprattutto ai bambini, i più piccoli eppure le vittime più grandi del dramma vissuto dalla popolazione ucraina: per loro e per le loro famiglie, all’oratorio di Maggianico, è stato organizzato un momento di festa che ha coinvolto le istituzioni, le associazioni impegnate nell’accoglienza e le famiglie lecchesi che hanno offerto nell’ultimo anno una nuova casa ai profughi in fuga dalla guerra.
Guido Agostoni, presidente del Distretto di Lecco, ha ringraziato “a nome di tutti i sindaci, le famiglie del nostro territorio che hanno accolto” e ha ricordato come “i Comuni di fronte a problemi come questo si sono messi insieme riuscendo ad aggregare altre realtà del terzo settore e del volontariato”.
“Siamo tutti molto contenti di questo momento. Il fatto stesso che i servizi sociali, i comuni, la Fondazione, la Prefettura collaborino tutti insieme per fare una festa è significativo – ha spiegato Maria Grazia Nasazzi, presidente delle Fondazione Comunitaria per il Lecchese, coinvolta nella raccolta fondi per sostenere l’ospitalità dei profughi – L’emergenza Ucraina, dolorosissima, ha portato a questa possibilità di incontrarci e di trovarsi per organizzare l’accoglienza sul territorio”.
Nasazzi ha poi ricordato il recente contributo di 150 mila euro messi a disposizione ancora una volta da Fondazione Cariplo per sostenere le spese di chi sta accogliendo: “Non era scontato e vuole essere un aiuto concreto”.
“La generosità, l’amore sono come un circolo che dà e rende” ha rimarcato Paola Cavalcanti, viceprefetto aggiunto, che ha voluto essere presente all’iniziativa.
Il pomeriggio si è aperto con uno spettacolo teatrale dedicato ai bambini e messo in scena da altri bimbi: “Una fiaba che non è il frutto di una sola persona ma di alcune famiglie, di mamme ucraine insieme a mamme italiane che hanno trovato questa modalità per presentare il dramma della guerra ai propri bimbi” ha spiegato Agostoni.
“La proposta, arrivata dalle stesse mamme, era quella di raccontare ai bambini ciò che avevano vissuto: la partenza improvvisa nella notte con le loro mamme, attraversando l’Europa per giungere in Italia, ospitati nelle case di altre persone – ha raccontato Katia Zucchi, educatrice del Centro per le Famiglie – Abbiamo provato a raccontare questo attraverso uno scoiattolo, per interpretare le emozioni che provavano. Dalla rabbia iniziale, le mamme hanno costruito un messaggio di pace per i loro bambini”.
Un fiaba che, stampata in un piccolo libricino, è stata distribuita a tutti i bimbi, mentre sul palco è stata rappresentata da quattro giovanissimi allievi dell’associazione “Punto a capo” di Calolziocorte, sulla musica di Maurizio Rocca.
“Abbiamo voluto superare la barriera rappresentata dalla lingua per usare un linguaggio universale, quello del corpo – ha spiegato Gigi Maniglia del laboratorio di ricerca teatrale Fanfulon – quindi con una performance di teatro danza, senza parole”.
La speranza di chi arriva, la semplicità di chi ospita
Parliamo con Irina, mamma ucraina originaria di Charkiv, una delle città più colpite dai Russi, arrivata a Lecco il 20 marzo dello scorso anno: “Abbiamo viaggiato tre giorni insieme a mia figlia e a mia nuora. Siamo arrivati a Milano dall’Ucraina grazie ad un pullman pagato da un famoso attore e grazie a lui siamo poi stati ospitati da suoi conoscenti a Lecco. Ci siamo trovati bene, mia figlia ha frequentato le scuole qui, ma ci manca molto casa. In Ucraina c’è mia mamma e mio figlio di 23 anni, sta combattendo come militare. Ci scriviamo”.
Oggi Irina è entrata nel piano di accoglienza previsto per i profughi ucraini ed è in carico alla cooperativa “il Gabbiano” che si occupa dell’ospitalità sul territorio.
Ambrogina Ganassa e Dario Pigazzi di Pasturo hanno ospitato presso la propria casa due mamme ucraine e i loro figli: “Vent’anni fa, all’epoca dell’emergenza Chernobyl, avevamo ospitato un ragazzo, Yura, che è tornato parecchie volte ospite da noi e con il quale non abbiamo mai perso i contatti. Con lo scoppio della guerra ci siamo sentiti spesso e ci siamo offerti di dare aiuto. Sono arrivate da noi la sua moglie e suo figlio insieme alla nipote e alla figlia di lei. Avere suo figlio con noi, è stato come fare un salto indietro di vent’anni e rivedere il piccolo Yura”.
A settembre la decisione di partire di nuovo verso l’Ucraina: “Non ce l’hanno più fatta, troppo forte era la mancanza della famiglia, dei genitori e della nonna che si trovava in una zona pericolosa. Anche la loro famiglia, nonostante tutto, desiderava riaverli con loro. Ci sentiamo ancora, stanno relativamente bene ma oggi giorno suona l’allarme antiaereo. Qualcuno potrebbe pensare sia impegnativo ospitare, invece non lo è affatto, è qualcosa di semplice se fatto con il cuore”.