Il progetto è sostenuto da Fondazione Comunitaria del Lecchese e Fondazione Fratelli Frassoni
“Vogliamo costruire una frequentazione che avvicini a queste realtà tutta la popolazione, promuovendo benessere collettivo”
LECCO – Trasformare le RSA da strutture destinate esclusivamente agli anziani non autosufficienti nelle fasi avanzate dell’invecchiamento e nella fase terminale della vita, in luoghi di vita attiva e di riferimento per tutte le persone, indipendentemente dall’età o dallo stato di salute.
È questa la sfida che sta alla base del progetto “R.S.A. – Dove le generazioni si incontrano” sostenuto da Fondazione Comunitaria del Lecchese e Fondazione Fratelli Frassoni, presentato presso l’auditorium dell’Officina Badoni.
Il progetto ha una durata biennale e si concluderà nel dicembre 2026. Vi partecipano sette residenze per anziani della provincia di Lecco, tra cui gli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi Onlus di Lecco (ente capofila), la RSA Fondazione Casa di Riposo “Brambilla-Nava Onlus” di Civate, la RSA Villa dei Cedri di Merate, la RSA Borsieri-Colombo di Lecco – Fondazione Sacra Famiglia Onlus, la RSA Regoledo di Perledo – Fondazione Sacra Famiglia Onlus, la RSA Casa di Riposo Enrico e Antonio Nobili Onlus di Viganò Brianza e la RSA La Madonnina di Vendrogno – La Muggiasca, Cooperativa Sociale di Solidarietà.
“Le R.S.A. possono diventare punti di incontro e di relazione, modificando l’immagine sociale e culturale che troppo spesso le connotano, da contesto marginale di sofferenza e di malattia a contesto cittadino e luogo di esperienza e di crescita – spiega Betty Lazzarotto, che del progetto è la coordinatrice – Vogliamo costruire una frequentazione che avvicini a queste realtà tutta la popolazione, promuovendo benessere collettivo e riducendo il rischio di isolamento legato alla fase di invecchiamento”.
Inoltre, aggiunge: “Il progetto guarda sia ai ‘giovani anziani’, persone che hanno dai 65 ai 74 anni, sia agli ospiti delle RSA. Ma, al tempo stesso, si rivolge agli adolescenti e ai giovani, facendo leva sulle potenzialità educative e sociali date dalle relazioni tra diverse generazioni, oltre che al mondo dell’associazionismo”.
Una progettazione che coinvolga le comunità nel costruire “modelli di intervento generalizzabili e replicabili” e “abitudini e prassi consolidate” con l’obiettivo di valorizzare il senso della cura e dell’accompagnamento all’invecchiare.
Un progetto che dialogherà costantemente con la programmazione territoriale e le Istituzioni per mettere a sistema le azioni stesse. Tutto ciò attraverso due filoni di azioni principali: il percorso “Le R.S.A. nella comunità che invecchia” propone, all’interno delle strutture, ai giovani anziani del territorio, attività conviviali, di stimolazione cognitiva, ludica, motoria, artistica e musicale e a tutti i cittadini incontri sul tema dell’invecchiamento e della relazione intergenerazionale; il percorso “Le R.S.A. e le nuove generazioni” promuove esperienze di incontro e di relazione intergenerazionale coinvolgendo anziani residenti nelle R.S.A., adolescenti e giovani.
“Abbiamo accompagnato le RSA nei momenti difficili della pandemia. Oggi vogliamo essere al loro fianco nell’impegno a diffondere nella comunità locale, a partire dai giovani, la cultura della cura della persona nella fase dell’invecchiamento, aiutando le persone anziane a vivere questo periodo della vita nella consapevolezza di poter dare ancora un proprio contributo alla società” afferma Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese.
Inoltre, Stefano Motta, presidente della Fondazione Fratelli Frassoni, sottolinea: “La corresponsabilità intergenerazionale alla base di questo progetto ci ha spinto a sostenerlo con grande convinzione. La creazione di ponti tra le generazioni offre l’opportunità di sviluppare nuove relazioni, in cui i giovani adolescenti coinvolti possano trovare accoglienza nell’affetto e nella cura verso le persone anziane non autosufficienti, bisognose di assistenza”.
“Siamo orgogliosi di poter svolgere la funzione di capofila di questo progetto – sostiene Giuseppe Canali, presidente degli Istituti Airoldi e Muzzi – Questo progetto per la prima volta unisce le esperienze di sette diverse RSA e le mette a sistema, facendo sì che le eccellenze di ciascuno siano messe in comune con le altre realtà. Valorizza un’apertura delle RSA all’intera comunità che già abbiamo avuto modo, singolarmente, di sperimentare, mettendo in relazione fra loro generazioni diverse e fa comprendere come le RSA siano un luogo vivo, di cui ogni comunità ha bisogno”.
Soddisfazione condivisa anche dal presidente del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci Emanuele Manzoni: “È un progetto che evidenzia il ruolo delle RSA come parte di una comunità attiva, che mette al centro la cura come elemento valoriale con cui riprogettare le nostre società e non semplicemente come risposta ad un bisogno. Crea una cerniera a livello verticale fra generazioni diverse e a livello orizzontale con il territorio e i soggetti istituzionali che vi operano”.
Il presidente di Uneba provinciale, Virginio Brivio, sottolinea l’importanza di: “Una nuova sinergia tra le RSA e con le altre realtà amministrative e associative, per affrontare insieme le sfide comuni, a partire dalla promozione del valore del lavoro di cura anche tra i giovani”.
Infine, complessivamente il progetto prevede un investimento, all’interno del Fondo “Aiutiamoci”, di circa 125 mila euro.