40 mila euro per il restauro conservativo, finanziato per metà da Fondazione Comunitaria e per la restante da una raccolta fondi
Gestore del casello per tre anni (rinnovabili), sarà Officina Gerenzone, come stabilito dal patto di collaborazione sancito con il Comune
LECCO – Un intervento di restauro conservativo che riporterà allo splendore uno dei manufatti più significativi dell’archeologia industriale della città di Lecco: il casello del custode, presso la diga del Paradone, lungo il torrente Gerenzone, risplenderà a nuova luce. I lavori riguarderanno non solo la struttura, ma anche la messa in sicurezza e la valorizzazione dei preziosi manufatti di regolazione delle chiuse, ancora perfettamente custoditi al suo interno.
L’ultimo step per partire con il progetto è arrivato con l’approvazione giovedì da parte della Giunta comunale di Lecco del nuovo patto di collaborazione, sottoscritto ai sensi del regolamento che disciplina la collaborazione tra cittadini attivi e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni, che rende l’associazione Officina Gerenzone gestore per tre anni (rinnovabili) del casello.
Anche se, come spiega Paolo Colombo, presidente dell’associazione Officina Gerenzone, i tentativi di tutelare e valorizzare questo patrimonio risalgono a tempo fa: “Il primo fu nel 1987, ma restò un nulla di fatto. A prendersi cura della diga negli anni sono state soprattutto i cittadini che le abitano intorno”. L’occasione per ridare lustro a questo pezzo di archeologia industriale si è presentata con la partecipazione a un bando di Fondazione Comunitaria del Lecchese che finanzierà il 50% dell’opera, su un totale di circa 40 mila euro. “Gli altri proventi dovremo raccoglierli noi, con l’aiuto di cittadini e realtà industriali, confidando nella loro generosità anche perché alcune di queste ultime sono sorte lungo il corso del Gerenzone – spiega Colombo -. Da ottobre cominceremo a proporre eventi per raggiungere questo scopo. Nel prossimo periodo comunicheremo gli eventi in programma, le passeggiate guidate alla scoperta della Vallata e le modalità per sostenere il progetto”.

Il casello del custode si compone di una parte in muratura, dove stava il custode durante il temporale per aprire le paratie in caso di piene così da far passare il materiale, e di una parte in legno in cui ci sono ruote e altri marchingegni per chiudere le saracinesche, più danneggiata. Nel dettaglio ecco quali saranno gli interventi: “Metteremo una griglia metallica nella parte bassa del casello di legno per permettere di vedere tutti i manufatti di regolazione della diga presenti all’interno, ancora perfettamente funzionanti dopo centocinquant’uno anni. Sistemeremo anche la parte in legno del casello, cercando di usare dove possibile il rivestimento attuale, conservando il sapore di edificio storico. Parte del tetto in lamiera invece verrà ricoperto di coppi come nel progetto originale del 1904. Se dovessi riuscire a raccogliere più fondi, metteremo mano alla diga, anch’essa bisognosa di interventi”, ancora Colombo.
L’associazione si impegnerà, una volta ultimati i lavori, a mettere in atto azioni volte a far sì che la diga del Paradone diventi un luogo di incontro, memoria e scoperta, capace di accogliere cittadini e viaggiatori, per valorizzare il legame profondo tra l’acqua, la terra e il lavoro, che nei secoli ha modellato il volto della valle del Gerenzone e della città di Lecco.


A commentare l’intervento anche Maria Sacchi, assessora alla Cura della città e ai Lavori pubblici: “Ringrazio, a nome di tutta l’Amministrazione comunale, l’associazione Officina Gerenzone che si sta spendendo per la città e che con questo patto di collaborazione ha deciso di intervenire in un’area e su manufatti che ci raccontano la storia della Lecco produttiva, che dalle acque del Gerenzone generava corrente per lavorare il ferro. La tutela e valorizzazione dei beni nasce dalla conoscenza e le attività già messe in campo dall’Associazione sono un seme prezioso per la nostra comunità e ci aiutano a farci sentire tutti figli di una lecchesità laboriosa che deve preservare la memoria, partendo dai luoghi”.
“Questo è solo un primo passo, di cose da fare ce ne sono tante, però bisognava partire da qualcosa di concreto, come questo. Speriamo che anche le altre persone credano nel progetto”. L’idea è di partire con i lavori in primavera, ma tutto dipenderà da come la città di Lecco risponderà all’appello per aiutare a riportare a luce rinnovata uno dei suoi più importanti manufatti storici.

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