Ha salvato dal genocidio migliaia di ebrei, l’omaggio di Lecco al questore Giovanni Palatucci
Nell’anniversario della scomparsa, piantumato un ulivo sul lungolago
LECCO – Nella giornata di oggi, 10 febbraio, ricorre l’anniversario della morte di Giovanni Palatucci, ex Questore di Fiume, morto nel 1944 nel campo di concentramento di Dachau. A lui devono la vita migliaia di persone, di fede ebraica ma non solo, salvati dalle persecuzioni naziste grazie a permessi speciali e altre azioni di depistaggio attuate durante la sua attività alla guida della questura di Fiume.
Al fine di onorare il suo sacrificio, area del lungolago adiacente alla Statua di San Nicolò, di fronte in piazza Antonio Stoppani, ha avuto luogo in mattinata un’iniziativa promossa dalla Questura di Lecco e dedicata al ricordo del valoroso dirigente, con la piantumazione di un albero di ulivo e l’apposizione di una targa alla memoria.
Hanno partecipato alla cerimonia insieme al questore Alfredo D’Agostino, i vertici delle forze dell’ordine locali, il sindaco Mauro Gattinoni, il prefetto Castrese De Rosa, il presidente della Provincia, Claudio Usuelli e il cappellano delle forze dell’ordine don Andrea Lotterio.
Analoga iniziativa ha avuto luogo, nella stessa mattinata di oggi, anche sul nuovo lungolago in viale Italia del Comune di Malgrate, con l’apposizione di una targa alla memoria del valoroso Dirigente di Polizia, ai piedi di uno degli alberi di recente piantumazione.
“Il Questore di Lecco – spiegano dalla questura – desidera esprimere i più sinceri ringraziamenti al Sindaco di Lecco Mauro Gattinoni ed al Sindaco di Malgrate Flavio Polano per la disponibilità ed per il senso di vicinanza dimostrato alla Polizia di Stato, che hanno permesso la realizzazione delle citate iniziative in onore dell’ex Questore di Fiume Giovanni Palatucci, ai cui alti valori si ispira il quotidiano impegno degli operatori della Polizia di Stato”.
La storia di Giovanni Palatucci
Nasce a Montella (AV) il 31 maggio 1909. Partecipa al 14° corso per funzionari di Polizia e viene inviato a Genova come vicecommissario. Dal novembre 1937, quando è assegnato all’ufficio stranieri della Questura di Fiume, egli si prodiga a rischio della propria vita, per salvare da morte sicura moltissimi ebrei, fornendo permessi speciali, attuando azioni di depistaggio e favorendo la fuga all’estero e l’instradamento nei centri italiani meno esposti alle leggi razziali.
Come Questore reggente, Giovanni Palatucci, attraverso una fitta rete di aiuti riesce a salvare migliaia di profughi ebrei dai campi di concentramento duri, conducendoli in un lungo viaggio della speranza, lontano dai luoghi dello sterminio.
La sua opera testimonia mirabilmente gli ideali in cui fermamente crede e resta fedele, e il 13 settembre 1944 viene arrestato dalla Gestapo e portato nel carcere di Trieste con l’accusa formale di cospirazione con il nemico. Qui viene condannato a morte dalle autorità tedesche per la sua attività a favore delle migliaia di profughi ebrei sottratti alle persecuzioni naziste. “Ho la possibilità di fare un po’ di bene, e i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare”, è quanto scriveva l’8 dicembre 1941 Giovanni Palatucci in una lettera inviata ai genitori.
Il 22 ottobre 1944 viene deportato nel campo di sterminio di Dachau, con numero di matricola 117.826. Il 10 febbraio 1945, a poche settimane dalla Liberazione, muore dopo aver subito circa quattro mesi di stenti e sevizie, compiendo il suo olocausto a soli 36 anni.
Il suo corpo viene gettato in una fossa comune insieme ai corpi di centinaia di ebrei e di antifascisti. Nel 1990 lo Stato di Israele lo ha riconosciuto “Giusto tra le Nazioni”, nel 1995 gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile “alla memoria” da parte del Presidente della Repubblica Italiana. Giovanni Paolo II, nel Giubileo del 2000, lo ha citato tra i martiri del XX secolo e per questa testimonianza la Chiesa Cattolica ha iniziato il processo di beatificazione nel 2004 ed è stato proclamato Servo di Dio.
“E’ un eroe quasi sconosciuto uno di quegli eroi che anche nei momenti più bui non hanno fatto mai venire meno la speranza. Il loro sacrificio ha tenuto accesa una fiamma che ci ha consentito di non smarrire l’amore per la Patria e ci ha aiutato a trovare la forza e l’orgoglio per ricostruire, sulle macerie morali e materiali che la guerra aveva lasciato in eredità, un nuovo Stato fondato sul rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo.”