Il progetto del nuovo lungolago e il giudizio dell’architetto lecchese Giulio Ceppi
“Approccio tardo ottocentesco. Il lungolago non è solo una passarella, così non vengono sfruttate le sue potenzialità”
LECCO – Un’opera attesa quando discussa: nelle scorse settimane è stato presentato quello che sarà il nuovo volto del lungolago di Lecco, ovvero il progetto definitivo dell’intervento che andrà a modificare l’attuale waterfront cittadino (qui l’articolo precedente).
Una progettazione rivista al ribasso, a causa del rialzo dei costi, che di fatto ha costretto a rinunciare agli elementi più scenici dell’idea vincitrice del concorso indetto dal Comune di Lecco, come la ‘piazza sull’acqua’ e la piscina galleggiante che caratterizzavano il progetto vincitore. Proprio questa rivisitazione ha innescato le critiche, dentro e fuori il municipio, e che chi l’ha già definita una ‘manutenzione straordinaria’ più che un riqualificazione vera e propria del lungolago.
Per trovare un parere autorevole non bisogna andare lontano: in città la categoria degli architetti è ben rappresentata da Giulio Ceppi, progettista di fama internazionale, che a suo tempo si era interessato al destino di uno dei ‘gioielli’ – oggi un po’ sbiadito – del capoluogo manzoniano:
“Più di dieci anni fa, era il 2010, avevo presentato un progetto chiamato ‘l’eco-porto diffuso’ che puntava a potenziare il lungolago andando sul lago, sfruttando l’acqua e le stagionalità – ci racconta – un progetto che ho portato in giro per l’Europa, riscuotendo grande interesse”.
La proposta di Ceppi era stata protocollata in Comune, senza riscontri: “Probabilmente è servita a muovere gli animi e in seguito si è arrivati al concorso”.
Un concorso a cui lo stesso Giulio Ceppi ha deciso di partecipare portando quel progetto: “Lo abbiamo aggiornato insieme ad un collega spagnolo, che tra le altre cose in passato ha lavorato alla progettazione di spazi all’aperto in città come Barcellona. Non abbiamo vinto, pazienza. Alle volte si vince, altre si perde, l’argomento concorsi è sempre molto complicato e sofferto per noi architetti…”
Anche per questo Ceppi non vuole entrare in polemiche rispetto al bando, ma da cittadino ed esperto della materia – ora a giochi conclusi – dice la sua: “Io credo che sia sbagliato il modo in cui ci sta approcciando al lungolago che non è solo una questione estetica, ovvero di fare una passeggiata più comoda e abbellita ma cercare di farvi vivere la città e chi in città arriva perché c’è il lago. Deve creare un dialogo tra la città e il lago”.
“Quando parliamo di lungolago – aggiunge l’architetto – l’attenzione si focalizza sempre nel suo tratto centrale, dimenticando che si estende dalle Caviate al Bione e in base alla vocazione della zona si possono pensare delle logiche di utilizzo differente e dei servizi, per esempio per il noleggio canoe, il cinema all’aperto, attività di ristorazione, attrezzando delle aree sull’acqua altrimenti non usciremo mai dalle logiche di ciò che è a monte del lungolago, ovvero questione del traffico e del passaggio dei mezzi pesanti – con carichi esplodenti – che oggi non hanno alternative. Ricordo che venticinque anni fa Renzo Piano ha costruito un aeroporto sull’acqua in Giappone, è una dimensione che può essere sfruttata”.
Per Ceppi, il risultato finale della progettazione per il nuovo lungolago “è un’opera estetizzante. Mi sembra si sia tenuto un approccio monumentale, tardo ottocentesco. Il mio non è un giudizio negativo in assoluto, ma in questo modo non si aggiunge niente in termini di intelligenza e prestazioni, di benefit per i cittadini e funzionalità che servirebbero. Non vedo l’utilizzo delle potenzialità del lago, rischia di essere una passerella ma che serve solo per camminarci, invece si potrebbe fare qualcosa di più”.
“Il lago può servire anche per produrre energia – aggiunge Ceppi – a Villa Monastero di Varenna da anni usano l’idrotermia per creare energie elettrica, perché non farlo anche a Lecco? Abbiamo Politecnico e CNR, approfittiamo di questa possibilità per realizzare qualcosa di importante anche dal punto di vista ambientale. E’ un’opportunità che non viene interpretata in maniera creativa”.
Un’occasione persa? “Una delle tante, purtroppo…”
LA LETTERA DEL PRESIDENTE DEGLI ARCHITETTI
Sulla questione del nuovo lungolago e del concorso di idee si è espresso in una lettera anche il presidente provinciale dell’Ordine degli Architetti, Anselmo Gallucci:
Egregio Direttore,
in qualità di Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della nostra Provincia, unitamente al Consiglio Direttivo, intendo comunicare a lei e ai lettori del suo giornale, le nostre valutazioni in merito al concorso sul lungolago e in particolare quelle relative alla situazione che si è venuta a creare dopo le varianti introdotte in fase di redazione del progetto definitivo, precedente l’inizio dei lavori.
Come sappiamo si tratta di un Bando che risale al 2019, reso pubblico secondo la procedura del concorso di idee e non del concorso di progettazione. La differenza tra le due procedure non è affatto irrilevante. Infatti, il concorso di progettazione richiede la formulazione di soluzioni progettuali unite ad un preciso impegno di spesa e tempi certi di realizzazione, mentre dal concorso di idee ci si attende semplicemente la formulazione di proposte progettuali da rendere operative con successive fasi di approfondimento esecutivo. È doveroso riconoscere che un concorso che aveva a tema la riqualificazione unitaria di una sponda del lago della lunghezza di dieci chilometri non era di facile gestione.
Inoltre, l’incertezza sulla disponibilità dei mezzi economici necessari non ha aiutato nella scelta di precise scadenze per la realizzazione dei lavori. Anzi, proprio per queste incertezze, i tempi di realizzazione erano rimandati, fino ad un massimo di cinque anni, a future e imprecisate disponibilità economiche. Infatti, il Bando stesso prevedeva che, oltrepassato questo periodo, sarebbe venuto meno anche ogni impegno verso il vincitore di realizzazione del suo progetto. Oggi, grazie ai fondi del PNRR, i lavori dovrebbero finalmente partire. Tuttavia, il risultato dell’avere bandito un concorso di idee è che le soluzioni più accattivanti e caratterizzanti il progetto vincitore, quali la piazza e la piscina sul lago sui quali non erano mancate comunque delle perplessità, sono state ora stralciate e le opere rimaste rientrano in un ambito di minore attrattiva, sebbene di maggiore concretezza e sobrietà. Su questo aspetto, è altrettanto doveroso riconoscere che il nostro Ordine, promotore iniziale della procedura concorsuale con la consulenza del Consiglio Nazionale Architetti ed insieme all’Unione Commercianti, aveva espresso non poche perplessità, caldeggiando la realizzazione di un concorso di progettazione.
Spiace quindi constatare anche, oggi che ci si è dovuti arrendere alla realtà dei fatti, l’apparente perdita di credibilità attribuibile allo strumento del concorso di progettazione, che invece resta, non solo a nostro parere, la via migliore da seguire per scegliere e realizzare progetti di qualità. Evidentemente, il concorso di progettazione è da preferirsi a condizione che gli obiettivi siano ben individuati e i tempi e i costi chiaramente esposti, anche e soprattutto per evitare le delusioni di chi, come nel caso del lungolago di Lecco, si sarebbe aspettato la completa realizzazione del progetto vincitore.
Rimane il fatto, di cui è nostro dovere farci interpreti a nome di tutti gli iscritti, lecchesi e non, che gli architetti sono sempre disponibili a cercare con la loro professionalità e sensibilità le soluzioni migliori, non solo di fronte ai grandi progetti. Ad esempio, se ce ne fosse stata la possibilità, gli architetti ed in particolare i giovani architetti sarebbero stati disponibili a partecipare anche ad un concorso di progettazione per la realizzazione della piattaforma a lago e della passerella pedonale che il Comune ha intenzione di realizzare in corrispondenza del lungolago cittadino alle Caviate, proprio vicino ad una architettura razionalista celebrata in tutti i libri di architettura: il chiosco di rifornimento per auto, opera dell’architetto Mario Cereghini.
Purtroppo, invece del concorso, che in questo caso sarebbe stato di facile impostazione riguardo al tema e ai costi da sostenere, il Comune di Lecco ha preferito rivolgersi direttamente a chi sarà l’esecutore dell’opera, utilizzando la procedura della manifestazione di interesse, con tutte le incertezze del caso sulla qualità del risultato. Tornando al lungolago, invece, adesso che le caratteristiche degli interventi sono state meglio delineate, il nostro Ordine augura che siano affrontati e risolti con urgenza i problemi connessi alla realizzazione del progetto definitivo, ovvero tutti gli interventi indispensabili per far fronte al prevedibile aumento dei parcheggi necessari nella zona, i quali non devono essere necessariamente ricercati sul lungolago, laddove invece diminuiranno secondo quanto previsto dal progetto.
A nostro parere occorre allargare lo sguardo alle zone limitrofe, andando magari a metter mano a vecchie situazioni irrisolte e tra queste innanzitutto l’area dell’ex Serpentino di via Parini che, se adeguatamente risolta, potrebbe mettere a disposizione pubblica un numero di parcheggi di molto superiore a quelli attuali, rispondendo al nuovo fabbisogno in una zona nemmeno troppo lontana. A conclusione, rinnovo la disponibilità dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori al confronto ed al dialogo costruttivo con chiunque intenda perseguire i valori di bellezza, tutela e sostenibilità che da sempre appartengono al patrimonio culturale degli architetti.
Arch. Anselmo Gallucci Presidente
dell’OAPPC di Lecco, insieme al Consiglio Direttiv