Paolo Sala saluta la Resegup: “Questa gara è stato un sogno realizzato”

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Paolo Sala seconda edizione della resegup
Paolo Sala in una delle primissime edizioni della Resegup

Dalle folli sfide tra amici alla gara simbolo di Lecco: la storia della Resegup

Intervista all’ideatore e cofondatore dell’associazione 2Slow organizzatrice della skyrace lecchese

LECCO – Dopo 14 edizioni della Resegup, Paolo Sala – ideatore della gara, cofondatore della 2Slow e anima instancabile dell’organizzazione – ha deciso di passare il testimone. Rimarrà parte attiva dell’associazione, con lo stesso spirito pratico e generoso di sempre, ma non sarà più lui a guidare la macchina organizzativa della gara simbolo di Lecco.

Un passaggio storico, che segna la fine di un’era e l’inizio di un nuovo capitolo, ma anche l’occasione per ripercorrere – con lui – le origini, le passioni, le sfide e le emozioni che hanno reso la Resegup molto più di una semplice corsa: un progetto collettivo, un sogno condiviso, un pezzo della città di Lecco.

Come nasce la tua passione per la montagna e per la corsa?
Beh, intanto sono di Lecco. La montagna l’ho nel DNA. Sono cresciuto ai Piani d’Erna, alle pendici del Resegone. Possiamo dire che la montagna mi è sempre stata vicina.
Poi mi sono appassionato all’arrampicata sportiva. Dopo un periodo intenso, mi sono buttato sul windsurf e lì mi sono avvicinato al lago, che fino ad allora non avevo mai considerato.
Verso i trent’anni, ho cominciato a correre. Tutto è nato da una sfida con l’amico Luigi Fantoni: volevamo correre almeno una volta nella vita il mitico KIMA. Così, nel luglio 2001 ci siamo detti: “L’anno prossimo lo facciamo”. E così è stato.
Ci siamo fatti dare consigli da chi ne sapeva, tipo Carlo Ratti, quando ancora di corsa in montagna se ne sapeva poco ed era una cosa per pochi “supereroi”. Abbiamo cominciato ad allenarci e a fare gare, poi ad ottobre, per metterci alla prova, siamo andati alla Maratona di Milano senza sapere assolutamente cosa significasse. E’ stato devastante; ma ce l’abbiamo fatta.
L’anno successivo, oltre al KIMA, abbiamo partecipato anche alla SkyMarathon Sentiero 4 Luglio, allo Scaccabarozzi sulle Grigne e a molte altre gare. Non abbiamo mai ottenuto risultati eclatanti, ma a me piaceva mettermi alla prova. Non sono mai stato un grande sportivo, ma sono sempre stato una persona curiosa: volevo imparare, e in tutto ciò che ho fatto ho sempre messo passione.

Paolo Sala impegnato nella 78 km di Davos
Paolo Sala nel 2017 impegnato nella 78 km di Davos

Come nasce la 2Slow?
L’idea è nata quando io, Luigi e un altro amico, Gianluca Pellecchia, ci eravamo messi in testa di partecipare alla Marathon des Sables in Marocco. Una sfida vera, ma costosa. Così ci siamo detti: “Troviamo degli sponsor”. Ma per poter avere sponsor serviva un gruppo, una squadra vera e propria. Ed è nata l’Asd 2Slow, ossia “due lenti” come del resto eravamo noi in gara.

Com’è andata a finire?
Nemmeno così siamo riusciti a trovare sponsor e in Marocco non siamo andati, ma la società è rimasta. Abbiamo iniziato a correre con il nostro nome, le nostre magliette sempre vistose, e non contenti ci siamo fatti felpe, giubbetti… più scena che sostanza (ride Paolo, ndr), ma ci piaceva quello stile. Dopodiché, il gruppo è cresciuto si sono uniti Luigi Negri, Cesare Molteni e altri. Così è nata la 2Slow.

Le origini della Resegup: come vi è venuta l’idea?
Dalla creatività “abusiva” di quegli anni. Una volta con un amico ci siamo sfidati: uno in bici e uno di corsa da Lecco al piazzale della funivia di Erna. Il giorno dopo ci siamo invertiti. Ho perso entrambe le prove, ma ci siamo divertiti un sacco.
Da lì abbiamo fatto nascere una sorta di “duathlon”, con partenza da Lecco in bici fino alla funivia, e poi di corsa fino al rifugio Stoppani. Così è nata la “King Off”: gara divisa in due sezioni, con tre premi distinti: “King of the Piazzal” (bici), “King of the Stoppani” (corsa), e il “King Off” assoluto.
Ci si trovava al semaforo di Acquate, dove oggi c’è la rotonda, e quando c’eravamo tutti al verde si partiva. Nella prima edizione vinse la frazione in bici Francesco Calvetti (oggi professore al Politecnico), partì a razzo e nella frazione di corsa scoppiò. La corsa la vinse Cesare Molteni. Mentre il primo “King Off” assoluto fu Michele Zucchi. Poi nacquero altre gare, sempre “abusive”, come la “Bastard Cup”: nuoto alle Caviate, bici fino alla località Paradiso sopra Rancio, poi corsa fino al San Martino. Il “Parallel di Lierna”: due giri a nuoto paralleli alla costa sulla spiaggia bianca, un migliaio di metri in tutto. La “Ballabio–Resinelli”, gara in bici, fino all’antesignana della Resegup ossia la “Erna Road”: partenza da Acquate di corsa sulla strada, salita lungo tutti i tornanti fino al piazzale della funivia e poi su fino al Pizzo d’Erna.

Paolo Sala
Paolo Sala durante la presentazione della Resegup edizione 2017

La nascita della Resegup
Un giorno, dopo una delle nostre gare “abusive”, seduti al bar Milani in Erna, dissi: “Mi piacerebbe organizzare una gara che parte dal centro di Lecco, va al Resegone e torna indietro”.
L’idea era chiara, ma sembrava impossibile immaginare una sfida con gente che corresse dal centro Lecco in cima al Resegone e ritorno, tra l’altro “abusivamente”. E’ stato però in un’altra occasione, durante una delle nostre cene, che avanzai ancora la proposta seriamente e tutti accettarono la sfida. Per prima cosa abbiamo contattato gli organizzatori della San Martino Sky Race, per capire come iniziare a muoversi e quali erano i passaggi fondamentali per dare vita ad una skyrace. Poi abbiamo interpellato qualche runner come Carlo Ratti e Mario Poletti. Pensavamo ci dicessero che eravamo matti, e invece con grande sorpresa scoprimmo che per loro era una gara fattibilissima, anzi nulla di così eccezionale per distanza e dislivello. 24 km e 1.800 metri di dislivello positivo a detta loro si potevano percorrere in poco più di due ore. Per noi era una cosa fantascientifica. E invece, le loro previsioni si sono rivelate più che esatte! Ricordo che durante la prima edizione del 2010, mentre stavamo finendo di allestire piazza Cermenati per il traguardo, quasi ci stavamo facendo prendere alla sprovvista dall’arrivo del primo concorrente,  riuscimmo a predisporre il tutto pochi minuti prima che arrivasse Stefano Butti dell’Osa Valmadrera, primo vincitore della Resegup.

Presentazione Resegup 2024
Presentazione Resegup 2024

Da allora sono passati 15 anni e ben 14 edizioni, ti aspettavi tutto questo successo?
Assolutamente no. Alla prima edizione mettemmo un tetto massimo di 300 iscritti, pensando che non li avremmo mai raggiunti. Invece due giorni dopo eravamo sold out.
Negli anni successivi, abbiamo alzato sempre più l’asticella fino al numero attuale di 1200 iscritti, praticamente sempre sold out.

Come avete mantenuto lo spirito originale in questi 14 anni?
Tenendo fede a due cose: La Resegup deve essere un regalo alla città. Deve essere una gara per tutti, non solo per l’élite. Per questo abbiamo sempre evitato i grandi circuiti che impongono regole rigide e rischiano di snaturare lo spirito della gara. L’obiettivo è quello di far vivere l’emozione dell’arrivo al traguardo alla presenza di un buon pubblico chiassoso anche all’ultimo dei partecipanti. Per questo si corre il sabato pomeriggio, con partenza e arrivo all’orario aperitivo o poco oltre, prima in piazza Cermanti e oggi in piazza Garibaldi, quando ancora c’è tanto pubblico. Ricordo quando partecipavo a certe gare, arrivando sempre tra gli ultimi, all’arrivo non c’era praticamente nessuno e una volta stavano persino togliendo l’arco gonfiabile… una tristezza. Quando pensavo alla Resegup, immaginavo una gara in cui anche l’ultimo runner taglia il traguardo davanti a una piazza gremita di gente. E così è stato ed è ancora. Poi per trattenere più persone in piazza, sin dalla prima edizione abbiamo messo un maxischermo con la diretta della gara, invogliando a restare in zona traguardo.

C’è un’edizione che ti è rimasta nel cuore?
La prima è indimenticabile, ma anche l’ultima è stata bellissima. Tutto ha funzionato, il meteo era perfetto, il pubblico fantastico come sempre, i volontari tantissimi. Forse una delle migliori.

Che rapporto c’è tra la Resegup e la città di Lecco?
Ottimo. Non abbiamo mai ricevuto critiche pesanti, nemmeno quando blocchiamo via Cavour per la partenza. Anzi, molti esercenti ci hanno aiutato e ci spronano nell’organizzazione. Col Comune tutto bene, anche se all’inizio avevo molta paura della burocrazia. Angelo Malighetti, dipendente comunale con la passione per il podismo, ci ha sempre supportato e seguito guidandoci nel ginepraio delle pratiche da sbrigare. Solo un anno, a ridosso delle elezioni comunali che videro l’elezione per la seconda volta di Virginio Brivio, ci furono dei ritardi con i permessi. Ma poi si è risolto tutto.

Quanto sono importanti i volontari nell’organizzazione della Resegup?
Fondamentali. Senza di loro la Resegup non esisterebbe. Questo lo dico dalla prima edizione e continuerò a farlo.
Li abbiamo considerati sempre parte della famiglia Resegup e per questo diamo loro una maglietta staff, rossa, perchè devono essere riconoscibili dagli atleti e dal pubblico, sia in piazza che lungo il percorso, ma anche perchè devono sentirsi parte dell’organizzazione in tutto e per tutto. E molti di loro sono gruppi, associazioni, amici, che tornano ogni anno.
Una partecipazione appassionata e calorosa e sempre in crescendo, a tal punto che quest’anno abbiamo dovuto chiudere le adesioni perchè erano troppi!

La Resegup ha avuto effetti sul territorio lecchese?
Credo di sì. Ha avvicinato molti lecchesi alla montagna e alla corsa. Addirittura ho saputo persino di lecchesi che non erano mai stati in vetta al Resegone prima della Resegup!
E’ una gara che ha unito generazioni soprattutto nel team dei volontari, ha creato collaborazione, ha dato argomento di dialogo, prima e dopo l’evento. In città se ne parla, nel bene e nel male, si discute di tempi, di allenamenti, insomma un segno lo ha lasciato. Senza tralasciare il fatto che è da stimolo per tenersi in forma o mettersi in forma.

Paolo Sala

Dopo 14 anni lasci la guida: come mai?
In realtà ci pensavo già da un po’. Ho maturato la decisione perché sento, dopo anni vissuti con immenso entusiasmo, che la Resegup ha bisogno di nuova verve e di nuovi stimoli. Sono un ingegnere, sì, ma anche un po’ creativo, e mi piace avere sempre una sfida davanti. Sulla Resegup mi sento a corto di idee: il mio format era questo, e ormai mandare avanti un ingranaggio così rodato non consente quel rinnovamento continuo che è stato l’anima dell’evento per 15 anni. La gara può ancora crescere, magari a livello internazionale, con grandi sponsor o atleti, ma serve una guida diversa per traghettarla verso nuovi traguardi.
Ho quindi deciso di fare un passo indietro affinché la Reseup possa continuare a crescere e a introdurre elementi innovativi rispetto al format che l’ha caratterizzata fino ad oggi.
Attenzione però: non sto mollando tutto. Non sarò più presidente, ma resto in 2Slow. Continuerò a spostare transenne, a impacchettare, montare e smontare, a vivere quell’adrenalina della settimana di gara che, quella sì, mi piace ancora un sacco.

Cosa ti porti dietro da questa esperienza?
La soddisfazione di aver realizzato qualcosa che sembrava impossibile. Un progetto nato con un po’ di incoscienza, come tutte le cose belle.
Sportivamente, l’ho fatta anche io una volta, ed è davvero emozionante. L’anno prossimo voglio correrla con mia moglie se sarà dell’idea… ma credo di averla già convinta.

Cosa auguri alla nuova squadra?
Che vada avanti con lo stesso entusiasmo. L’ultima edizione è stata tra le migliori. Spero che la Resegup cresca ancora, se lo vorranno, ma senza snaturarla.

Credit Damiano Benedetto/ Staff photographer

Come immagini il futuro della Resegup?
Lunga vita alla Resegup! Mi piacerebbe che diventasse una di quelle gare storiche, come la Monza-Resegone o il Giir di Mont.
Ogni anno cerchiamo di rinnovare e innovare anche attraverso l’inserimento di qualche elemento nuovo nel gruppo organizzativo e se si proseguirà nel solco del sentiero tracciato, credo che la Resegup continuerà a lungo.

Se potessi sognare in grande?
Da sempre sogniamo Kilian Jornet Burgada. Non è mai venuto, ma è venuta sua moglie Emelie Forsberg. Ricordo che al traguardo disse: “È una gara bestiale!” riferendosi al caldo. Forse gliel’ha raccontato a Kilian e lui ha detto: “Col cavolo che ci vado!” – ride –
Ma noi lo aspettiamo ancora a braccia aperte!

Cosa rappresenta per te la Resegup?
Il coronamento di un sogno. Quando l’ho immaginata, la vedevo così.

Un messaggio agli atleti?
Non sottovalutatela. È una gara per tutti, ma richiede rispetto per la montagna.
È una gara unica. Ne ho fatte tante, ma così emozionanti, così coinvolgenti, con tutto quel pubblico, poche. La Resegup è un’altra cosa. È un’emozione.

Non è un addio, ma un passo di lato quello di Paolo Sala che lascia la guida della Resegup, la corsa che ha immaginato quando sembrava un’idea folle e che ha fatto crescere con incoscienza, tenacia e tanto cuore.

Oggi che si fa da parte, non lo fa per stanchezza ma per onestà, con la consapevolezza di aver dato tutto e l’entusiasmo di chi sa che i sogni, se condivisi, possono continuare anche senza chi li ha accesi per primo.
La sua Resegup continuerà a far correre i runner, a farli salire lungo i sentieri del Resegone, a unire la città sotto un’unica bandiera fatta di fatica, sorrisi e volontari in maglietta rossa.

E mentre ci sarà sempre qualcuno a spostare transenne e allestire il tracciato di gara, in mezzo a quella folla ci sarà anche lui. Magari dietro le quinte. Magari in griglia. Ma sempre lì. Perché una parte di Resegup – quella più autentica – porterà per sempre il suo nome. Grazie, Paolo.