In Regione ci sono 208 siti attivi e 3.102 dismessi
“I canoni estrattivi troppo obsoleti riducono del 50% gli introiti per l’economia regionale”
MILANO – La Lombardia delle cave è sotto la lente d’ingrandimento del report “Cave 2025″ di Legambiente che sottolinea come la Regione insieme a Veneto e Puglia sia in testa alle classifiche nazionali dei siti che estraggono materiali naturali per le costruzioni.
Inoltre, la Lombardia spicca per un primato negativo ossia quello dei siti dove l’attività estrattiva è stata abbandonata. Se ne contano infatti ben 3.102. Secondo Legambiente questo intenso sfruttamento di risorse influisce sia sul paesaggio che sulle emissioni inquinanti e climalteranti. Per lo più il ricavo per le finanze pubbliche a canone dovuto è incredibilmente basso e legato a criteri oramai obsoleti.
Infatti, se il canone fosse allineato al parametro utilizzato nel Regno Unito, preso ad esempio dal report (20% del prezzo di vendita del materiale), la Lombardia incasserebbe ca. € 19.380.000, a fronte di un introito attuale di € 8.160.000. Attualmente il canone è applicato sui metri cubi estratti.
I dati del report analizzano anche di sicurezza sul lavoro richiamando il recente incidente mortale avvenuto in provincia di Brescia, a Nuvolera, dove è morto un operaio di 31 anni, purtroppo solo ultimo di una serie di incidenti nel settore estrattivo nella regione.
La presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto, sottolinea che: “L’attività estrattiva in Lombardia può e deve ridurre i suoi volumi, a vantaggio di filiere più sostenibili che possono riutilizzare materiali opportunamente ricavati da demolizioni selettive, una tecnica sulla quale serve più attenzione. La Regione manca, inoltre, di un piano cave univoco per tutto il territorio e frammentare le regole tra le diverse provincie non contribuisce all’innovazione, pensando anche alle necessarie progettualità per le cave abbandonate”.
“Come Legambiente diciamo basta ad estrazioni indiscriminate e sottocosto. Riciclo e riuso dei materiali devono entrare nella prassi di tutte le filiere, anche per l’edilizia valgono le opportunità della transizione ecologica: nuove norme possono portare più lavoro, più sostenibilità, più centri di produzione. Serve una forte attenzione alla tutela territoriale, anche attraverso interventi di ripristino delle cave attive e dei siti dismessi”.

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