Sicurezza stradale e biciclette, la Fiab: “Servono città sicure per chi si muove senza auto”

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Giovanni Ponziani, presidente di Fiab Lecco Ciclabile

Intervista al presidente di Fiab Lecco Ciclabile Ponziani

“Le Città 30? Esiti sorprendenti in mezza Europa”

LECCO – Domenica scorsa tra Lecco e Abbadia un uomo di 67 anni ha perso la vita mentre percorreva in bicicletta un tratto della SS36, da sempre passaggio obbligato e pericoloso per ciclisti e pedoni. Un incidente drammatico che riaccende i riflettori – solo temporaneamente, purtroppo – sul tema della sicurezza stradale per gli utenti più vulnerabili della strada.

Ne abbiamo parlato con Giovanni Ponziani, presidente di Fiab Lecco Ciclabile, realtà che da anni si batte per una mobilità più sostenibile e per città a misura di persona. Ponziani invita a spostare lo sguardo oltre l’emergenza del singolo fatto di cronaca, per analizzare con lucidità le cause strutturali che rendono le strade italiane – e lecchesi – insicure per chi si muove senza auto.

Nell’intervista che segue, Ponziani analizza limiti normativi, mancanza di volontà politica, ostacoli progettuali e propone soluzioni concrete: dalle zone 30 alle corsie ciclabili, fino all’importanza di una collaborazione reale tra amministrazioni locali e associazioni.

Signor Ponziani, si parla di sicurezza stradale solo quando ci sono vittime senza considerare che ogni giorno chi utilizza la bicicletta subisce comportamenti aggressivi e potenzialmente pericolosi. Secondo lei come mai?
Il riscontro mediatico ovviamente risente della gravità dei fatti, in questo tragico week-end poi sono accaduti diversi investimenti che han coinvolto ciclisti con il devastante numero di 4 persone morte e 2 feriti gravi (un morto ed un ferito nel lecchese, solo domenica mattina); purtroppo quasi quotidianamente nella nostra città avvengono degli investimenti a scapito di pedoni e ciclisti, fortunatamente non sempre con esiti mortali almeno, questo erroneamente fa calare l’attenzione al problema, ma di certo non viene fatto nulla o quasi per arginarlo.

Abbiamo visto una aumentata attenzione da parte dell’amministrazione al tema attraversamenti pedonali, la cantieristica in corso in mezza città di certo non aiuta alla messa a terra dei nuovi attraversamenti, illuminati e segnalati; notiamo però che altrettanta attenzione non viene considerata per ridurre la velocità dei veicoli in città, continuano a permanere strade con dimensioni esageratamente larghe che inducono ad una velocità oltre i limiti, il recente codice della strada ostacola l’introduzione di limiti di velocità e l’istallazione di autovelox limitando l’autonomia dei Comuni con l’obiettivo di fermare l’introduzione di nuove ZTL e zone 30 e tutto questo alla fine ostacola l’uso della bicicletta e la costruzione di nuove piste ciclabili anche come semplici bike lane. E’ ormai fuori di dubbio e certificato da decenni di studi e test che la velocità e la massa dei veicoli coinvolti influiscano per la maggior parte dell’esito tragico di un investimento.

ciclista ss36La vittima di domenica nel lecchese si trovava in un tratto particolarmente pericoloso. In attesa della ciclabile che colleghi Pradello ad Abbadia c’è chi ha proposto di riservare una corsia a ciclisti e pedoni in quel tratto esposto. Cosa ne pensa?
Riguardo quel tratto di superstrada, permane da sempre il limite dei 70Km/h, che declassa la strada da superstrada a strada extraurbana secondaria, permettendo così il transito a pedoni e velocipedi; è una assurdità che ci portiamo in premio con l’apertura della SS36 e le gallerie in occasione dei Mondiali di sci di Bormio nel 1985 ed in seguito poi con l’attraversamento di Lecco a fine anni 90; da allora è stata cancellata così, guardando al futuro ed allo sviluppo, la semplice strada per pedoni, ciclisti, carretti per Abbadia Lariana, costringendo tutti a percorrere una superstrada a doppio senso di marcia.

Riservare una corsia apposita resta utopistico, è inutile girarci intorno proponendo sogni; l’elevatissimo traffico creatosi sulla direttrice Milano-valtellina rende impossibile questa proposta. A nostro avviso sarebbe già molto sufficiente che venissero rispettati i limiti imposti ed il Codice della Strada che, ricordiamolo, richiede che nei sorpassi a velocipedi e pedoni permanga uno spazio di sicurezza di 1,5 metri.  Sfidiamo chiunque e percorrere quel tratto di strada a 65/70km/h e vedere la reazione del resto di automobilisti, camion e moto. Se va bene si viene sorpassati, normalmente ci si becca sfanalate, suoni di clacson ed improperi…

Sicuramente l’adozione per tutto il tratto compreso dell’attraversamento di Lecco fino ad Abbadia di tutor di controllo della velocità dovrebbe essere richiesto e perseguito con forza e decisione dagli amministratori. Quanto al metro e mezzo di sicurezza per i ciclisti, in Italia sembra sia un disonore rimanere incolonnati che so, 30, 45 secondi o un minuto dietro ad una bicicletta: bisogna per forza sorpassarla, assolutamente.

Sempre il nuovo Codice della Strada, soprannominato da associazioni ed attivisti “Codice della Strage”, a tal riguardo impedisce di nuovo una possibile proposta in merito, pur aleatoria ma sempre di sicuro effetto: tracciare una Bike Lane in carreggiata, tra Pradello e lo svincolo di Abbadia; il nuovo CdS fortemente voluto dall’attuale ministro dei Trasporti Matteo Salvini infatti permette che tali soluzioni possano essere eseguite solo su strade con determinate e limitatissime condizioni (strada 30, strade in salita, mancanza marciapiedi, etc.etc.). Come impedisce altresì l’uso di Autovelox mobili o fissi su quel tratto.

Qual è la situazione nel lecchese, avete magari una statistica di incidenti che coinvolgono ciclisti? Quali sono le principali cause? Gli episodi sono più numerosi rispetto a qualche anno fa o c’è maggiore attenzione?
Statistiche specifiche per la provincia lecchese al momento non ne abbiamo, sappiamo però i terrificanti dati forniti dall’ASAPS (Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale, ente ormai di riferimento per quanto riguarda la casistica e certificazione di incidenti e decessi stradali) che ci dicono che da gennaio 2025 al 31 luglio sono 132 i decessi di ciclisti da aggiungere ai 7 dell’ultimo tragico weekend.

Nei primi sei mesi del 2025 i decessi di ciclisti sono stati 106, a fronte degli 87 del 2024, con un incremento quindi del 21,8%  Il totale comprensivo di pedoni supera abbondantemente le 310 persone uccise.

Cosa si può fare concretamente per migliorare la sicurezza stradale per i ciclisti? Che proposte come Fiab?
In ambito urbano sono decenni che ci battiamo per avere maggiore sicurezza per gli utenti deboli, pedoni, ciclisti, carrozzine. L‘attuale amministrazione ha avuto un forte slancio progettuale, faticando per avere un PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) e relativo Biciplan; sono strumenti di pianificazione strategica richiesti per le città con oltre 100.000 abitanti, motivo per cui è stato visto come piano che includa i vicini comuni limitrofi racchiudendoli in una grande area urbana di mobilità leggera. Ora però fatichiamo a veder “a terra” tutte le belle idee e proposte racchiuse negli ottimi Piani; non abbiamo per esempio visto nessuna buona pratica prevista nei piani emergenziali Covid, dove a livello governativo e ministeriale sono state previste possibilità appunto in emergenza quali, per esempio, le bike lane, case avanzate ai semafori, sensi unici eccetto bici, aree pedonali molto più restrittive per i veicoli.

Abbiamo “risolto” dopo più di 12 anni di missive inviate alle diverse amministrazioni che si sono succedute l’annoso caso di via dell’Isola dove la ciclopedonale, ormai segnata pure su mappali e guide, che conduce dal centro città all’area di Pescarenico e poi Bione e Rivabella, si trovava con un lungo tratto in cui le biciclette transitavano obbligatoriamente in contromano; ora è stata adeguatamente sistemata con una soluzione studiata in collaborazione con gli uffici tecnici, l’assessorato e la nostra associazione. Sarebbe sicuramente una buona pratica da ripetere e continuare questa collaborazione fra enti ed associazioni, in quanto notiamo spesso la fatica con la quale gli uffici si trovano a dover inquadrare pratiche a loro spesso sconosciute, mentre sia noi che i nostri gruppi tecnici nazionali abbiamo dimestichezza e velocità nell’affrontare tematiche per noi all’ordine del giorno.

Fiab Nazionale ha fatto un concreto appello al Governo, che immagino sottoscriviate. C’è altro che vorreste chiedere?
Sottoscriviamo appieno le dolorose parole del nostro presidente Menna; riguardo le nostri semplici richieste ci rifacciamo sempre e soprattutto a cercare di volere una città a misura di persona, degli utenti deboli prima che di auto e velocità di circolazione. La viabilità in questi ultimi anni ha avuto una profonda modifica, spesso verso soluzioni migliori ma purtroppo anche a cercare di “velocizzare” sempre i flussi automobilistici in città; questa modalità ha un suo senso di esistere nelle arterie al di fuori dalla cerchia urbana cittadina, del centro stesso. Bisogna cercare di avere sempre meno auto in città e quelle necessarie e giuste che ci sono che vadano a velocità adeguate ad una città a misura di persona. Non di auto.

L’attuazione di Città 30 sta dando esiti sorprendenti (soprattutto a chi scettico all’idea) in mezza Europa: abbiamo ottimi riscontri dopo solo pochi mesi di dati raccolti a Bologna e il raggiungimento di zero morti ad Helsinki raggiunto 25 anni prima rispetto all’obiettivo europeo. Questo serve.