La Fiocchi Munizioni vuole creare un deposito di munizioni nell’area dismessa dell’ex Rdb
Contrarie diverse associazioni che hanno fondato un Comitato. La vicenda verrà discussa domani sera in consiglio comunale
LOMAGNA – Sono già più di 500 le firme raccolte ad oggi, lunedì 18 febbraio, dalla petizione No alle munizioni nel Parco del Curone, lanciata sul sito Change.org .L’iniziativa porta la firma del neonato e omonimo Comitato, formato da Comitato Provinciale Arci Lecco, associazione La Colombina di Casatenovo, circolo Arci La Lo Co di Osnago, progetto Mondo Mlal di Casatenovo, Les Cultures di Lecco e Mani Tese di Bulciago. La raccolta firme è rivolta al sindaco di Lomagna Stefano Fumagalli e al presidente del Parco di Montevecchia Eugenio Mascheroni. Ma anche alla Fiocchi Munizioni di Lecco e all’immobiliare Sernovella, con sede a Santa Maria Hoè intenzionate a creare un deposito di munizioni in quella che una volta era la ditta Rdb.
Un’area industriale dismessa in via Giotto
Attualmente l’area, che si trova in via Giotto dopo la località Tricudai andando verso Montevecchia, è dismessa. Ciò che resta della sede lomagnase della grande azienda specializzata nella produzione di prefabbricati edili per le grandi opere pubbliche, è solo lo scheletro di enormi capannoni bianchi immersi tra i sentieri del Parco. Il piano di governo del territorio del Comune di Lomagna e anche il piano territoriale di coordinamento del Parco classificano quella zona come produttiva. I contatti tra l’azienda lecchese e le autorità amministrative della zona ci sono già stati, tanto che già la scorsa estate la Tavola della pace aveva espresso perplessità in merito a questo intervento produttivo.
Contrarietà “innanzitutto etiche”
Associazioni che ora hanno deciso di alzare ancora la propria voce al fine di provare a bloccare l’arrivo delle munizioni nel Parco del Curone. “Noi non condividiamo tale decisione, innanzitutto per motivazioni etiche. – si legge nella petizione -. Ogni scelta politica, anche se tecnicamente corretta, non può prescindere da considerazioni etiche. Siamo convinti che ogni attività umana vada responsabilmente valutata in base agli impatti che comporta sui diritti fondamentali della persona. È infatti innegabile che le munizioni vengano prodotte per colpire esseri umani e costituiscano un sicuro volano alla diffusione delle guerre, essendo commercializzate con pochissime restrizioni e controlli”.
Un’attività in contrasto con le finalità del Parco
Il Comitato non ha dubbi: “È inoltre una pessima idea pensare di bonificare un’area industriale dismessa, rimuovendone i pericoli per la salute pubblica, sostituendola poi con un’attività potenzialmente più pericolosa. La legge la definisce come “insalubre di classe prima” e, il riferimento è alla direttiva Seveso, esposta a “rischio di incidente rilevante” . Esiste perciò un evidente contrasto con gli obiettivi di salvaguardia dei valori naturalistici per cui il Parco del Curone è stato creato. In più, a breve distanza dall’area interessata, esiste un’altra azienda che produce sostanze chimiche pericolose che, in caso di incidente al futuro deposito di munizioni, potrebbe causare il cosiddetto “effetto domino”, moltiplicando notevolmente i rischi”.
Serve un confronto con la popolazione
Il Comitato cita poi il decreto legislativo 105 del 2015. “La legge italiana, in questi casi, impone un confronto pubblico che assicuri la partecipazione dei cittadini nel processo decisionale, partecipazione che sollecitiamo ad attivare. Per queste motivazioni chiediamo di rinunciare alla realizzazione del deposito di munizioni. La riteniamo una scelta sbagliata e dannosa per un territorio che non merita di associare il proprio nome ad una produzione così controversa. La scelta è inoltre in aperta contraddizione con l’impegno di molti Comuni e Associazioni per la diffusione di una cultura di pace e di rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo”.
Interpellanza in consiglio comunale
Della vicenda si parlerà anche domani sera, martedì 19, in consiglio comunale. Il capogruppo di minoranza Mauro Sala ha presentato un’interpellanza per chiedere conto dell’iter di insediamento, con particolar riferimento allo status quo. E’ il Comune infatti che deve rilasciare il permesso a costruire, mentre il Parco dovrà firmare l’autorizzazione paesaggistica.