In un anno l’ambulatorio ha visitato circa 50 pazienti effettuando circa 150 visite
Pubblicati anche sulla rivista europea di Cardiologia il risultato di uno studio effettuato su 161 pericardiocentesi effettuate tra Merate, Lecco e Monza
MERATE – Un fiore all’occhiello dell’ospedale di Merate, diventato nel corso degli anni un punto di riferimento del territorio, anche al di fuori dei confini del Meratese. Stiamo parlando dell’ambulatorio specializzato nelle malattie del pericardio, attivo da diversi anni nell’ambito del reparto di Cardiologia diretto dal dottor Stefano Maggiolini. Specializzato nel trattamento e nella cura delle infiammazioni del pericardio, la guaina che avvolge il cuore, permettendo al muscolo cardiaco di contrarsi e battere senza attriti, il dottor Maggiolini ha firmato anche numerose pubblicazioni a riguardo e insieme a uno staff in cui sono riuniti professionisti di diversi ospedali, ha curato un capitolo di un corposo manuale dedicato proprio alla pericardite pubblicato dalla società europea di Cardiologia intitolato “The Esc textbook of intensive and acute Care” dedicato alle cure intensive cardiologiche.
“L’infiammazione del pericardio può provocare la formazione di un liquido attorno al cuore, il cosiddetto versamento pericardico, che molto spesso si riassorbe con la terapia medica ma talvolta cresce fino ad arrivare a comprimere il cuore, portando al cosiddetto tamponamento cardiaco – ha spiegato il direttore dell’Uoc di Cardiologia durante la conferenza stampa promossa oggi, giovedì, insieme alla direttrice del presidio meratese Valentina Bettamio -. In questi casi, bisogna effettuare la pericardiocentesi, una procedura invasiva necessaria per prelevare il liquido. Nel nostro centro, utilizziamo una tecnica che riduce al minimo le potenziali complicanze legate alla procedura, tra cui la più temibile è la puntura delle camere cardiache”.
La puntura viene infatti effettuata con un ago montato sulla sonda ecografica, permettendo così la visualizzazione continua dell’ago mentre entra nello spazio pericardico in modo da non oltrepassare le camere cardiache. “In 161 pericardiocentesi effettuate qui e negli ospedali di Monza e Lecco con cui abbiamo portato avanti questa tecnica non si sono mai verificate perforazioni del pericardio”.
Come dicevamo, si decide di ricorrere a questa procedura solo in casi particolari, quindi quando lo sversamento è molto grande oppure quando si verifica il tamponamento cardiaco. Le infiammazioni del pericardio possono quindi essere trattate anche semplicemente a livello farmacologico, sotto il controllo costante dell’ambulatorio creato ad hoc.
“Assicuriamo un percorso di controllo che prevede elettrocardiogramma, visite ed ecocardiogramma”. Sono circa 50 i pazienti e 150 le visite in un anno. Ogni caso è chiaramente a sé: c’è chi ha bisogno di un follow up più lungo e chi invece se la cava in tempi più rapidi.
All’ambulatorio si arriva tramite indicazioni del Pronto Soccorso in caso di dolore toracico forte oppure tramite invio tramite il medico di medicina generale o di altri specialisti in caso venga riscontrato casualmente un problema al pericardio tramite ecografia. Fondamentale nell’attività diagnostica anche l’utilizzo della Tac.
“I nostri pazienti sono persone residenti fondamentalmente in zona, ma a volte vengono inviati anche cittadini da fuori provincia per effettuare una valutazione data la presenza di molti professionisti del settore”.
Da segnalare anche che, proprio nei giorni scorsi, è stato effettuato il primo intervento di posa di un particolare pacemaker, denominato micra per le dimensioni minime, in un paziente 70enne cardiopatico.