Dall’alba della stroke unit di Schieroni all’attuale reparto guidato da Lorusso: la storia di un’identità in crescita
L’Asst Lecco ha voluto celebrare i primi 20 anni di cura dell’ictus con un convegno in cui sono stati invitati tutti gli ex primari della Neurologia
MERATE – “Ero un giovane specializzando quando misi piedi per la prima volta nel reparto di neurologia a Merate. Era il 1970 e a dir la verità non si poteva neppure parlare di reparto vero e proprio visto che era uno spazio condiviso da pazienti con patologie diverse. C’era un po’ l’usanza di considerare la neurologia il rifugium peccatorum di tutti. Tra di noi lo chiamavamo il capannone…”. E’ partito dal ricordo sentito e forte del dottor Fernando Schieroni, per decenni primario di Neurologia a Merate, il convegno organizzato ieri, mercoledì 20 febbraio, dall’Asst di Lecco per celebrare i primi 20 anni di cura dell’ictus all’ospedale di Mandic di Merate. L’evento ha richiamato nell’auditorium di palazzo Tettamanti numerosi camici bianchi, infermieri e personale sanitario, ora o in passato in servizio al presidio di via Cerri.
Il reparto è ora guidato dal dottor Lorusso
A fare gli onori di casa, seduto di fianco al primario del reparto Lorenzo Lorusso, il sindaco Andrea Massironi che ha sottolineato gli investimenti messi in atto dall’Asst per il presidio cittadino. “Smettiamola di dire che il Mandic viene depauperato. A seguito dell’incontro del 30 gennaio con il direttore generale Paolo Favini siamo riusciti a creare un canale di confronto e scambio con la direzione dell’Asst. Il nostro ospedale è una struttura di primo livello e funziona benissimo”. Parole di solidarietà assai gradite dal dg che ha ricordato come le stroke unit attive a Lecco e Merate ospitino rispettivamente millee 600- 700 pazienti all’anno. “Siamo in grado di fornire una risposta efficace ed efficiente, grazie anche all’ottima collaborazione con il Pronto Soccorso, guidato dal primario Giovanni Buonocore“.
Schieroni: “Ho visto l’alba dalla stroke unit”
Da quel reparto condiviso, raccontato dal dottor Schieroni, di strada se ne è fatta. E tanta. “Grazie al lascito di un grande benefattore, il dottor Rusca, fu possibile costruire la nuova parte dove ha sede la radiologia. Venne naturale decidere di trasferire cardiologia e neurologia per organizzare dei reparti moderni e più funzionali alle necessità dei malati. Si iniziò allora a ragionare intorno alla possibilità di creare una stroke unit, interrogandosi se dovesse essere una terapia intensiva o una struttura di tipo riabilitativo. Alla fine si optò per una stroke unit mista con 7 posti letti. Non saremmo mai riusciti in questa impresa se non avessi potuto contare su medici entusiasti e infermieri eccezionali. Nel 2004 andai via dall’ospedale lasciando una stroke in divenire. C’erano da sistemare ancora diversi problemi legati al fattore sorveglianza e alla mancanza della risonanza magnetica fissa”.
Il dottor Agostoni e la “grande neurologia”
Al suo posto arrivò il dottor Elio Agostoni. E’ stato lui stesso a raccontare il passaggio di consegne avvenuto durante una cena a Montevecchia. “La prima cosa che feci fu posizionare i monitor per la sorveglianza. Poi venne tutto il resto a partire dall’assunzione di alcuni neurologici, passando per la promozione di master e progetti e dal primo intervento di trombolisi. Mi ricordo ancora che l’allora direttore generale Pietro Caltagirone mi chiese cosa volessi fare. E io risposi: “Una grande neurologia”. E così è stato. A Lecco e a Merate con 24 posti letti per presidio, di cui 12 destinati alla stroke. L’esperienza qui è stata per me formidabile”.
Un entusiasmo condiviso anche da Andrea Magnoni: “Grazie alla lungimiranza di Schieroni, ho ereditato una stroke unit funzionante. La neurologia è una specialità medica riconosciuta tardi, nel 1977. Ma penso che sia quella più preposta di altre ad affrontare temi spinosi, come quelli legati al fine vita”. Ha parlato invece di un’avventura emozionante Andrea Salmaggi al Mandic negli ultimi quattro anni e mezzo come facente funzione.
“Quello che mi ha sempre colpito di questo territorio è il sostegno della popolazione. E’ grazie ai meratesi se la risonanza magnetica non è più mobile. Sono convinto che ora il primario Lorenzo Lorusso riuscirà a incrementare ulteriormente l’attività”. Prova del profondo legame dei Meratesi con l’ospedale l’ha fornita il dottor Paolo Casati che, insieme ad Alessandro Porro, ha proposto una sintesi storica dalla fondazione dell’ospedale fino ai giorni nostri.